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Un nuovo giorno o un giorno nuovo? A ciascuno il suo

Al mattino, quando suona la sveglia, se la sentiamo significa che qualcuno sta facendo l’appello e ha deciso che dobbiamo essere ancora tra i viventi.

Un aspirante cristiano che fa il segno della croce, ringrazia Dio di averlo chiamato a vivere un nuovo giorno e si impegna con quel semplice gesto a viverlo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Se quel giorno sarà un giorno nuovo dipende anche dalle scelte che ciascuno farà con le sue azioni.

Proviamo ora ad immaginare cosa succede nella vita di alcune categorie sociali.

Un nuovo giorno o un giorno nuovo? A ciascuno il suo

Prima figura: il senzatetto.

Un barbone che ha dormito sotto un tetto di cartoni non ha bisogno della sveglia, i rumori della strada sono sufficienti a svegliarlo, sempreché abbia dormito. Sicuramente non potrà lavarsi e farà i suoi bisogni dietro qualche angolo di muro o in un cesso pubblico, sempre se lo fanno entrare.

La sua giornata si svolgerà girovagando per la città, rovistando tra i rifiuti e chiedendo l’elemosina o un pezzo di pane. Se è fortunato potrebbe incontrare qualche essere umano che, trovandosi in condizioni migliori delle sue ed avendo ancora un cuore, gli darà qualcosa per aiutarlo.

Per questa categoria sociale non esistono molte scelte, per cui difficilmente il suo potrà essere un giorno nuovo.

 

Seconda figura: il disoccupato.

Il disoccupato, cioè colui che aveva un lavoro e che per tanti motivi quel lavoro l’ha perso, se non riesce a trovare un altro lavoro andrà con molte probabilità ad ingrossare le fila dei disperati, e se ha famiglia, questa farà la stessa fine. Pure costui non ha molta scelta, se non quella di accettare qualsiasi lavoro e a qualsiasi condizione: in nero, rischioso, senza garanzie.

 

Terza figura: il cassintegrato.

Costui è un gradino più su rispetto al disoccupato, in quanto il suo datore di lavoro pur attraversando una crisi, ancora non ha cessato l’attività e, con l’aiuto dello stato, viene garantito un minimo vitale al lavoratore e alla sua famiglia. Egli potrà dormire in una casa, mangiare, bere e vedere la televisione, immaginando con essa di trovarsi nei panni di chi oltre a dormire, mangiare e bere, si diverte come e quando vuole.

Anche costui non avrà molta scelta e la sua sopravvivenza è affidata alla sorte della sua azienda.

 

Quarta figura: il lavoratore dipendente privato.

Il suo tenore di vita è in relazione al suo guadagno, magari potrà vivere un po’ meglio del cassintegrato e mentre guarda la televisione, oltre che immaginare una vita migliore, potrà forse pensare anche a divertirsi qualche volta, magari andando a cinema, a mangiare una pizza o a fare una piccola vacanza. Egli ha qualche possibilità in più nella scelta, ma comunque sarà in ansia perché potrebbe sempre precipitare nelle categorie più disagiate.

 

Quinta figura: il lavoratore dipendente pubblico.

In questa categoria si trovano coloro che hanno vinto alla lotteria della sopravvivenza.

In base al ruolo che rivestono possono vivere quasi in miseria o essere dei gran signori, dipende dal numero estratto: impiegato comunale, insegnante, dirigente.

La quasi certezza di non perdere il lavoro, rende la vita meno ansiosa se ci si accontenta e non si corrono tutti i rischi di tutti quelli che abbiamo citato sopra. In questo caso c’è qualche scelta in più.

 

Sesta figura: il lavoratore autonomo.

Qui facciamo il salto, perché in questa categoria risiede la chiave della sopravvivenza di una nazione.

Senza il lavoro autonomo uno stato è destinato a fallire.

Il rischio qui è molto elevato, è una specie di roulette, se va bene si diventa padroni di un pezzo del pianeta, ma se va male si finisce nel primo girone dei dannati, i senzatetto. La scelta qui dipende anche dalla sorte.

 

Settima figura: l’amministratore pubblico.

In teoria potrebbero far parte di questa categoria tutti coloro che abbiamo citato.

In teoria questa figura sociale dovrebbe avere carattere temporaneo, e cioè siccome si viene eletti, dopo qualche turno si dovrebbe scendere dal carro.

In pratica, purtroppo, esistono degli amministratori pubblici a vita e se non ci sono loro, vediamo sempre più spesso la loro prole a sostituirli.

Il paradosso sta nel fatto che questa categoria viene designata da tutti coloro che aspirano a diventare cittadini e che sono elettori; quindi è la stessa massa a fare e a perpetrare delle scelte che negli ultimi decenni si sono rivelate disastrose, per cui si è vittime e complici di quel sistema politico-affaristico che ha portato alla rovina della nostra società.

Si può affermare che l’unico vero cancro dell’Italia è proprio il cittadino elettore teledipendente.

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