Un altro paradiso illusorio
di Raffaele Carcano*
La vicenda di Ismail Mohamed ci ricorda quanto la libertà di cui disponiamo sia fragile, e di come sia addirittura inesistente in tante parti del mondo. Quelle in cui decine di migliaia di uomini vivono in solitudine la propria incredulità, o al massimo la affidano a internet. Ci si può sentire meno soli, con internet, ma la felicità che può forse darti è comunque anch’essa fugace: fuori dalla porta ti aspetta l’implacabile promessa di un paradiso.
Eppure, è proprio attraverso internet che riceviamo sempre più numerosi messaggi nella bottiglia, che prima non venivano nemmeno affidati alle onde. C’è un’umanità che ci chiede aiuto, in quelle isole deserte di diritti. E se pensiamo di essere almeno pallidi eredi della Rivoluzione illuminista, non possiamo non far nostra l’aspirazione alla fratellanza, e porgere loro la nostra mano. È certo difficile farlo attraverso il web, ed è quasi impossibile trovare altre vie. Ma di una cosa si può star certi: gli italiani sono i turisti più numerosi nell’arcipelago. Diamoci da fare per perdere quanto prima questo primato. Nessuno di noi crede più nel paradiso.
* Studioso della religione e dell’incredulità, curatore di Le voci della laicità, coautore di Uscire dal gregge, segretario UAAR
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