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Ufficio Stampa Regione Sicilia: dal “Quarto potere” alla “Grande abbuffata”

Arriva un maxi-risarcimento per due dei 21 giornalisti dell'ex-Ufficio stampa della Presidenza della Regione Sicilia, assunti da Totò Cuffaro e licenziati dal Governatore Rosario Crocetta.

Una volta era il mestiere più bello del mondo. Certo è che se Orson Welles avesse girato Quarto potere in Sicilia ai tempi del governatore Cuffaro, al suo film avrebbe dato un altro titolo, cioè La grande abbuffata, anticipando il capolavoro di Marco Ferreri.

Di che sto parlando? Di una vicenda che impegna da tempo l'Ordine dei Giornalisti di Sicilia e l'Assostampa, a cui sono tra l'altro iscritto, da quando il governatore Crocetta ha deciso di smantellare l'ufficio stampa più corposo nella storia degli enti pubblici siciliani (e forse italiani o europei), cioè ben 21 giornalisti tutti assunti con la qualifica di caporedattore.

“Bisogna difendere i diritti acquisiti”, sembrava essere questo l'ordine di scuderia degli organismi di categoria, che hanno assicurato tutela a questi “sfortunati” colleghi. E dopo il licenziamento la parola è passata ai tribunali che finora avevano sempre respinto le istanze di questi giornalisti, ma “finalmente” qualcosa è cambiato. Il Tribunale di Palermo ha accolto il ricorso di due giornalisti estromessi da Crocetta ed ha assegnato loro un risarcimento danni e un’indennità sostitutiva del mancato preavviso. Va be', uno può immaginare che si tratta di poca roba, del resto le tutele ci sono per tutti, così come ci sono state per gli operai Fiat licenziati a Termini Imerese. Inoltre, le cronache di questi giorni sono piene di storie drammatiche e che provocano ansia da disoccupazione, non ultime quelle degli operai della raffineria di Gela o delle acciaierie di Terni. Per loro, se le intenzioni dei loro datori di lavoro -Eni e Tyssenkrupp- saranno mantenute, ci si aspetta qualche mese di ossigeno con la cassa integrazione e poi tutti in mezzo a una strada.

Pazienza, è il dramma di quest'Italia che perde posti di lavoro e competitività come se fossimo la nazionale di calcio ai mondiali in Brasile. Pazienza, anche i giornalisti devono soffrire. Ma qui siamo in Sicilia e quando si parla di “grande abbuffata” si intende che per ognuno dei due giornalisti la Regione Sicilia dovrà tirare fuori circa 200mila euro più le spese legali. Sì, perché ad ognuno dei due verrà assegnata un'indennità di mancato preavviso pari a 98.888 euro e un risarcimento danni pari a 95.590 euro, cioè dieci mensilità del loro parco stipendio. Sì, perché questi sfortunati colleghi incassavano solo 9.559 euro lordi al mese. Una cifretta, insomma, che rischia di attirare in Sicilia anche i colleghi trasferitisi a Dubai nella speranza di fare cassa velocemente e ritirarsi in qualche atollo caraibico.

I ragionieri che staranno leggendo questo pezzo avranno intuito che se la mensilità di 9559 euro si moltiplica per l'intero staff di 21 giornalisti, la Regione scuciva più di 200mila euro al mese di soli stipendi per pagare l'intera struttura (200.739 per l'esattezza), che moltiplicati per un anno fanno 2.408.868 euro.

La Corte dei Conti avrà avuto o ha un bel da fare per capire se si tratta di un equo compenso. Il fatto è che in Sicilia esistono ancora quotidiani che pagano cinque euro al pezzo ai collaboratori e quei pochi assunti certamente non si sognano neanche di guadagnare somme tanto elevate. Solo una sensazione, naturalmente, ma sfido l'Ordine o l'Istituto di previdenza della categoria (Inpgi) a fare una media dei compensi percepiti dai giornalisti assunti in Sicilia o sul territorio nazionale per valutare quanto il compenso degli “sfortunati” colleghi licenziati da Crocetta superi questa media.

Si tratta di ben 21 caporedattori, un po' come se in una nave ci fossero ben 21 timonieri o comandanti e nessun marinaio. Una cosa normale qui Sicilia, una logica che è possibile ritrovare in modo simile anche in altri settori come ad esempio il corpo regionale delle Guardie Forestali della regione Sicilia che fino a qualche tempo fa contava ben 841 tra commissari e ispettori e solo 14 agenti. Tra le eccezioni che fanno regola ci sono poi gli assunti all'Assemblea Regionale Siciliana, dove il Governatore Crocetta voleva intervenire per porre un tetto agli stipendi, come ad esempio quello per gli stenografi, che si voleva ridurre a un massimo di 200mila euro. Capita l'antifona? Proprio un cattivone questo Crocetta che vuol far piangere tante povere famiglie siciliane.

Eppure, in questa giungla, gli unici a pagare sembra siano stati solo i giornalisti, quelli che difendono la democrazia tramite l'esercizio della libertà di stampa. Però finalmente un Tribunale ha riconosciuto a questi “eredi” di Montanelli pasciuti a Palazzo d'Orleans quanto gli è dovuto. Secondo quanto dichiarato da uno degli avvocati che ha difeso uno dei due giornalisti, “il giudice ha riconosciuto la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.”

Dura lex, sed lex! Ordine e sindacato potranno applaudire per questa storica sentenza. I bene informati ricorderanno che sono stati assunti in un ente pubblico senza un concorso, ma solo sulla base di un rapporto fiduciario con l'allora presidente della Regione, Totò Cuffaro. I colleghi più maltrattati potranno sentire sulle loro spalle il peso di quest'ennesima beffa e continuare a sperare in un prossimo concorso che Crocetta continua a rimandare e che si spera abbia regole più trasparenti e più meritocratiche.

I colleghi che leggeranno questo pezzo e si incazzeranno tacciando il sottoscritto di invidia e avversione verso una parte della categoria, possono stare tranquilli. Non sono mai stato invidioso di chi aveva un rapporto fiduciario con un uomo che si è poi scoperto essere contiguo a Cosa Nostra, tanto da essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Del resto qui si parla solo di vile denaro, mica di come quel lavoro è stato esercitato o di contenuti, che saranno sicuramente stati espressi in modo altissimo, rispettando il “buonissimo” nome della categoria.

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