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Twitter e il paranormale

Uno psicologo e mille utenti twitter sotto osservazione

Richard Wiseman, psicologo dell’Università di Hertfordshire e prestigiatore, ha condotto un interessante esperimento in collaborazione con New Scientist.
Ai test, condotti via twitter, hanno partecipato moltissimi volontari, ansiosi di verificare le proprie facoltà paranormali, in particolare la cosiddetta visione a distanza.

Dagli anni ’70 agli anni ’90 - ricorda Wiseman - gli Stati Uniti spesero milioni di dollari per verificare l’esistenza del fenomeno, e alcuni affermano di aver trovato
prove a sostegno.

Nel 2009 lui ci ha riprovato con pochi soldi e quattro giorni di viaggio.

La prima fase dell’esperimento è stata informale. Ha chiesto ai suoi contatti di twitter di provare a precepire le sensazioni e immagini da lui trasmesse dalla
località (segreta) in cui si trovava, inviandogli poi un tweet di descrizione.

Venti minuti dopo ha inviato a tutti il link a un sito con le fotografie del luogo, chiedendo di indicare se le impressioni erano state vicine al vero e di segnalare se credevano o no nel paranormale. Circa mille utenti twitter hanno risposto, e tra questi i "credenti" hanno trovato molte corrispondenze tra luogo reale e sensazioni provate.



La fase successiva del test è stata più formale.
Wiseman si è recato in quattro differenti località, chiedendo ogni volta alle cavie di concentrarsi e "vedere" ciò che lui stava osservando.

Ha poi postato sul sito per ciascuna visita cinque diverse fotografie, una sola raffigurante il luogo scelto.

Gli iscritti al test hanno votato ogni volta per una delle immagini: alla fine Wiseman ha reso noto se la località era stata individuata dalla maggioranza e se
c’erano differenze nelle facoltà extrasensoriali di credenti nel paranormale e non.

La risposta è no per entrambi i quesiti: l’esperimento non ha provato l’esistenza del paranormale e non ha rilevato differenze tra scettici e credenti.

Ma forse il risultato più importante è stato mostrare come sia semplice ed economico trovare migliaia di persone disposte a partecipare a un test scientifico...uno dei tanti usi che le reti sociali ci regalano.

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