• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Tunisia, solo l’Italia difende ancora il regime

Tunisia, solo l’Italia difende ancora il regime

Mentre in Tunisia il secondo governo dalla fuga di Ben Alì barcolla sotto la pressione della folla e si fa avanti l'ipotesi di un "comitato di saggi" che regga il paese fino a elezioni molto ravvicinate, Sarkozy fa un pubblico mea culpa e schiera la Francia dalla parte del popolo tunisino. Parole molto sfumate, ma molto significative, quelle di Sarkozy. Il presidente francese ha sorvolato con eleganza sull'aiuto militare che il ministro della Difesa, la signora Aillot-Marie, aveva offerto al dittatore al tempo delle prime manifestazioni della rivoluzione tunisina. Sarlozy ammette che la Francia ha avuto delle "brutte reazioni" (ricordando "ho reagito male", cit.) e che la non ha saputo capire "la misura della disperazione, della collera e delle sofferenze, delle frustrazioni e delle angosce del popolo tunisino, un popolo fratello". Poi ha ricordato che la Francia ha ospitato gli esuli tunisini e affermato che la questione non poteva che essere risolta dal popolo tunisino. E qui più d'uno ha notato che in questa presunta neutralità qualcosa non torna con l'offerta di aiuto militare della Francia a Ben Alì per contenere i tunisini con la violenza. L'opposizione francese ne sta approfittando, anche se i governi socialisti non sono stati meno prodighi con Ben Alì.

La posizione ufficiale dell'Italia resta quella di vicinanza al vecchio regime. Espressa dal Ministro degli Esteri che prima ha appoggiato Ben Alì durante i moti, poi il governo degli esponenti del vecchio regime e poi è sparito, limitandosi a intimare ai tunisini di non ricorrere alla violenza contro i vecchi amici e menandola con i terribili islamici: un disco rotto. Ai cittadini è stato poi offerto un approfondimento, con un'intervista a Stefania Craxi, mandata in onda dal TG1 dopo un servizio tagliato mentre l'inviato stava parlando della moglie di Ben Alì, avida e odiata dal popolo. Notizia pacifica: persino il neo-premier tunisino l'ha accusata ufficialmente nel suo discorso d'insediamento. In tutto il mondo ne parlano malissimo, da noi non si può.

E ancora meno si può prima di un'intervista a un membro del governo che dice che: “Ben Alì è stato eletto presidente della Repubblica in Tunisia, se n’è andato in seguito a una sollevazione popolare, ma non è reo di nessun reato”. Come se fosse normale vincere le elezioni con il 90% dei voti e come se la sfacciata corruzione (l'accusa minima che l'insegue) non fosse un reato. Poi ha proseguito dicendo che l'Italia avrebbe accolto Ben Alì, se fosse atterrato a Cagliari. Inoltre ha descritto i meriti e i successi di Ben Alì agli spettatori del TG1, che se sono di quelli che s'informano solo dal TG1 crederanno che gli islamici fanatici hanno cacciato il presidente eletto democraticamente, tanto bravo e buono.

C'entra ovviamente l'amicizia della famiglia Craxi con Ben Alì, prima andato al potere proprio con il supporto del governo italiano, poi diventato rifugio sicuro per la latitanza di Bettino, e Disneyland per gli amichetti socialisti, Berlusconi in prima fila. I Craxi hanno sempre avuto qualche difficoltà ad accettare che la corruzione sia reato, ma qui è solo una questione d'amicizia e complicità. Il Sottosegretario agli Esteri non dovrebbe lasciare che le sue convinzioni personali diventino la posizione ufficiale del paese, ma purtroppo il premier è Silvio Berlusconi e il Ministro degli Esteri è Franco Frattini: due che devono la loro fortuna a Craxi e che con Ben Alì si sono sempre trovati benissimo. Berlusconi poi, che si riempie la bocca di libertà, sembra avere una vera e propria passione per i dittatori e i leader più autoritari e feroci nel reprimere i loro popoli, figurarsi se si schiera contro Ben Alì che oggi "non è reo di nessun reato". Ma i tunisini e il resto del mondo sembrano avere idee diverse, maledetti giustizialisti. 



A causa di questi squallidi affari e di queste ormai storiche complicità, il nostro paese è l'unico sul globo che ha una linea tanto compiacente con il vecchio dittatore, ormai mollato da tutti. Tanto che nell'accoglierlo persino l'Arabia Saudita gli ha posto condizioni severe e da diversi paesi giunge voce di conti bloccati su richiesta delle autorità tunisine.

Non ci facciamo una bella figura con i tunisini, che abitano a poche decine di chilometri dalle nostre coste e che in questi giorni sono molto attenti alle reazioni internazionali alla loro rivoluzione. Se la prendono male hanno ragione, tanto più che allo squallido schierarsi dei craxiani non obbietta nessuno, nessuno si scandalizza se il governo, insieme ai media che controlla, la mena con il "pericolo islamico" dicendo che Ben Alì era un tesoro. Non ci sono bandiere tunisine in giro, non ci sono sindaci che si schierano dalla parte del popolo tunisino. A nessuno importa nulla, non ai partiti e nemmeno ai professionisti impegnati a menare l'Iran a colpi di Sakineh, nemmeno a quelli che si erano genuinamente appassionati alla ribellione degli iraniani. Scordiamoci quindi il mea culpa dei craxiani - Sarkozy si muove in una cultura politica che da noi ormai è persa - e teniamo a mente questa figuraccia: magari un giorno ce ne risparmierà di peggiori con i tunisini.



 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares