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Tunisia: le donne sempre in prima fila, ma in Occidente nessuno ne parla

Si è scritto nei giornali europei che l'assalto all'ambasciata USA e la devastazione dell'edificio scolastico adiacente hanno gettato fango sull'immagine della Tunisia e della sua cosiddetta "rivoluzione dei gelsomini". Beh, la vera notizia è che qui stiamo spalando fango da un bel po' di tempo, cari amici europei, ma soprattutto italiani, senza che nessuno se ne accorga perché se non ci sono un po' di salafiti e qualche vignetta su Mohamed a nessuno importa di cosa stia facendo questo popolo sofferente e coraggioso contro tutti i tentativi di riportarlo indietro... e la lotta spesso paga, anche qui.

Le donne, innanzitutto.

Ad agosto la commissione diritti e libertà (sic!) dell’Assemblea Costituente, composta in maggioranza da membri del partito islamico Ennahdha, propone di inserire nella nuova Costituzione un testo che recita:

“Lo Stato assicura la protezione dei diritti della donna, delle sue conquiste, secondo il principio di complementarietà con l'uomo in seno alla famiglia e in quanto a lui associata nella costruzione e sviluppo della patria".

Appare subito evidente come l’approvazione di tale articolo avrebbe sancito una regressione rispetto a quanto conquistato attraverso il Codice dello status personale, il più avanzato del mondo arabo (e oserei dire anche di altri mondi!) dove l’eguaglianza uomo-donna era stata inscritta a chiare lettere. Codice che peraltro, in campagna elettorale, lo stesso Ennahdha aveva dichiarato non voler modificare.

La mobilitazione scatta immediatamente e, come sempre, veicolo principe è la rete.

Il 13 agosto per la Tunisia è una data fortemente simbolica per le conquiste femminili, dato che proprio in quella data, nel 1956, venne promulgato il Codice dello status personale e per questo è anche la festa della donna: le organizzazioni femministe e femminili convocano una manifestazione a Tunisi per in pieno Ramadan, all’ora della rottura del digiuno, manifestazione che che sarà enorme, trasversale, rabbiosa e determinata, ci sarà anche un gruppo delle più infuriate che sfilerà sull’Avenue Bourghiba, a dispetto del divieto. Anche a Sfax scendono in piazza un migliaio di persone

Questo impegno porterà alla cancellazione (proprio in questi giorni) della proposta “indecente”.

E ancora: il 3 settembre una giovane viene fermata insieme al suo fidanzato mentre i due si trovano appartati in auto. Due dei tre poliziotti della pattuglia la violentano. La denuncia della donna porta all'arresto dei tre agenti. Ma il portavoce del Ministero degli Interni, del partito confessionale Ennahdha, Khaled Tarrouche ritiene doveroso ricordare che la ragazza è stata trovata "in una postura immorale". Come dire, se l'è tirata. Risultato: la giovane donna viene convocata il 26 settembre dal giudice istruttore come "accusata di delitto di oltraggio al pudore e vie di fatto" (presumo, atti sessuali); domani, 2 ottobre, l'Associazione delle Femmes Démocrats e la Ligue Tunisienne des droits de l'Homme (e de la Femme, aggiungerei io) saranno con le donne, sempre più arrabbiate, in sostegno alla ragazza doppiamente violentata. Il sit-in si svolgerà davanti al tribunale di Prima Istanza di Tunisi che dovrà entrare nel merito della questione.

Come vedete, qui esiste una democrazia che è quella della società civile che non permetterà mai a questo popolo che ha cacciato il dittatore di farne tornare un altro. 

Non credete, cari giornalisti occidentali, che sarebbe il caso di parlare anche e soprattutto di questo?

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