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Tu quoque, Napolitano

Ah la forza delle idee, soprattutto quelle veicolate da videomessaggi a reti unificate!

Il giorno dopo l’antico rituale dell’attacco alla magistratura, ecco che B. ottiene l’effetto sperato (o frutto di una trattativa) con una esternazione ufficiale del prode Napolitano, che in sostanza accredita le tesi berlusconiane e invita politica e magistratura a finirla con gli scontri e le contrapposizioni.

Insomma dal Colle Quirinale si mettono sullo stesso piano il condannato in tre gradi di giudizio e i suoi 18 giudici con tonnellate di prove e 208 pagine di motivazioni della sentenza di Cassazione, e il nulla generico delle accuse di essere politicizzati, di cui, se si avesse qualche minima prova, un esercito di avvocati doberman si sarebbe avventato all’ultimo sangue. Per ora hanno prove di politicizzazione per il grave fatto che un magistrato indossava calzini celesti, che la Boccassini in gioventù aveva baciato uno di Lotta Continua.

Napolitano avrebbe il dovere, come capo di tutti i magistrati, di difendere la categoria dalle calunnie di un pregiudicato e invitarlo a fornire le prove su cui si basa per definirsi una vittima, e quali giudici e perché avrebbero ordito questo complotto ai suoi danni.

Senza queste prove, senza un ricorso al Tribunale per avere giustizia, le parole di Berlusconi sono calunnie, invenzioni, che non dovrebbero trovare nessuna sponda per definire l’attuale situazione di scontro tra potere politico e magistratura,

Tra l’altro la politica c’entra come i cavoli a merenda, visto che B. non è stato mai processato per reati connessi al suo status di Presidente del Consiglio o senatore, ma per reati comuni, volgarissime questioni di soldi.

 

Foto: Wikimedia

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