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Traiettorie sociologiche. Intervista a Fernando Solanas

Le voci degli altri: cinema e letteratura in America Latina
di Giovanna e Palma Papa



Fernando Ezequiel Solanas
(Buenos Aires, 1936), regista cinematografico e teatrale, attore, musicista, è da cinquant’anni a cavallo fra arte ed impegno sociale. Nel 1968 realizza clandestinamente il suo primo lungometraggio, La hora de los hornos (L’ora dei forni), documentario su neocolonialismo e violenza in America latina, distribuito in più di 70 paesi. Nel 1969 fonda con Octavio Getino il gruppo Cine Liberación. Termina il suo primo lungometraggio di fiction Los Hijos de Fierro (I figli di Fierro) nel 1975. Nel 1976 va in esilio in Spagna, per poi stabilirsi in Francia dove realizza, nel 1980, il documentario La mirada de los otros (Lo sguardo degli altri). Alla caduta della dittatura, nel 1983, ritorna in Argentina. Nel 1985 esce Tangos... El exilio de Gardel (Tangos... L’esilio di Gardel), premiato a Venezia, e nel 1988 Sur (Sud), premiato a Cannes. Dal 1989 comincia una campagna di denuncia delle politiche di Carlos Menem che gli costa una “gambizzazione” e che culmina in un reportage del 1991, El viaje (Il viaggio), usc ito nel 1992. Nel 1998 esce il suo ultimo lungometraggio di fiction, La Nube, premiato a Venezia. Negli ultimi anni realizza tre documentari: Memorias del saqueo (Diario del saccheggio, 2004), La dignidad de los nadies (La dignità degli ultimi, 2005) e Argentina latente (2007). Solanas ha presentato il suo ultimo documentario, Próxima Estación (Prossima stazione, 2008) nelle periferie napoletane ed è stato ospite della Facoltà di Sociologia dell’Università Federico II a metà novembre 2008.
 

Lo abbiamo intervistato su temi disparati: dalla situazione politica (Lo sguardo degli altri, in “Progetto Campania”, maggio 2009), e su temi legati al rapporto fra cinema e letteratura. Proponiamo qui le nostre domande e le sue risposte.
 
1) Oltre ai documentari di denuncia, come quello presentato in questi giorni a Napoli (Memorias del saqueo, Diario del saccheggio, 2004), lei ha realizzato anche film narrativi, come Sur, La nube, per citarne alcuni. C’è differenza nella progettazione e nella realizzazione dei film narrativi e dei documentari? E come sceglie il tema da trattare all’interno delle sue produzioni?

La scelta del tema… Io sono un produttore indipendente, vuol dire che sono un autore che si è creato la sua propria casa di produzione, per assicurarsi l’indipendenza delle proprie scelte e della propria libertà. Ho fatto sempre le cose che ho voluto, ho preso da me le decisioni di cosa fare, come uno scrittore. È un processo molto personale in rapporto alla propria coscienza, al proprio desiderio esistenziale. Evidentemente nei due formati, fiction e documentario si usano due registri differenti, però l’autore è lo stesso. Penso che è perché se un film è di character (un film di personaggi, di fiction, N.d.CC.) e un film è di investigazione, di testimonianza, un documentario… In realtà non esiste un film che sia esattamente un documento, una copia della realtà: nella misura in cui tu fai la scelta di dove mettere la macchina da presa, di come fare le inquadrature, lasci fuori tutte le cose che non ti interessano. Può darsi che altre persone riprenderebbero altre cose. Vuol dire che è sempre l’autore che sceglie e utilizza tutte le possibilità offerte dal linguaggio cinematografico. Il cinema di finzione consiste in una finzione della riproduzione della realtà; alcune volte si fa una finzione sulla realtà: si prende un personaggio, si prende un soggetto … Gomorra, ad esempio, un film che non è riproduzione della realtà, ma è ispirato dalla realtà, e la rende finzione. Io ho fatto sempre, ho fatto alcune cose di finzione, quindi… i film di investigazione…sono sempre partito dalla mia necessità esistenziale, partito dalla mia coscienza e dalla mia sensibilità… Credo di aver risposto a tutto…
 
Volevo dire che soprattutto quando ho scelto di realizzare film di investigazione, in fondo avevo la necessità di approfondire, di sviluppare un discorso di analisi, di spiegazione e proposta su una realtà. Quelli di investigazione sono film più oggettivi, in cui parliamo di fatti concreti. Quando si fa una fiction è molto più indicato il mondo misterioso e ambiguo della poesia: i personaggi sono invenzioni, le situazioni, i dialoghi…Il cinema di investigazione è legato al ricercatore, al giornalista scientifico, che fa ricerca, studia, cerca di fare un’analisi, una sintesi, una proposta, mentre nel cinema di finzione non abbiamo bisogno di spiegare le cose,è sufficiente esprimere un pezzo di vita di alcuni personaggi… È esprimere il mistero, la seduzione della poesia. La seduzione della poesia è la sua parte misteriosa. Questo mistero è come un’eco, una risonanza…
 
2) Visto che oggi ci troviamo di fronte alla possibilità di personalizzare i “contenuti” della comunicazione, ovvero alla possibilità per ognuno di noi, con un telefonino, di realizzare un nostro video, di fornire una nostra testimonianza, quindi di entrare in qualche modo nel circuito della comunicazione, in particolare attraverso internet, che prospettive abbiamo di documentare un’altra realtà rispetto all’informazione ufficiale che viene dall’alto?

È una sfida cercare di contestare l’informazione proveniente dall’alto. Oggi viviamo in una situazione molto particolare. Lo scarto generazionale fa sì che le persone più anziane non arrivino ad utilizzare fino in fondo la possibilità di navigare su internet. Fra l’altro, non abbiamo giornali indipendenti e elaboriamo le informazioni della rete cercando di scavalcare chi governa la catena dell’informazione. Però oggi siamo nella fase del passaggio alla fibra ottica. In Argentina l’introduzione della fibra ottica, quindi la possibilità di avere centinaia di canali televisivi, ha pochi anni o addirittura pochi mesi. Ci si offre la possibilità di una grande democratizzazione, che i grandi gruppi economici e le grandi corporation vogliono controllare. Intanto, tutte le grandi associazioni, le organizzazioni sociali, fino alla Confederazione dei lavoratori argentini, le forze politiche, il movimento dei diritti umani, sono alleati per una nuova legge sul broadcasting, con l’obiettivo della democratizzazione delle informazioni e del diritto per ogni università, sindacato o organizzazione civile, ad avere una licenza per trasmettere.
 
3) La letteratura argentina del Novecento è stata ricca di autori, come Osvaldo Soriano, o pensiamo al sudamericano più celebre – almeno qui in Italia – Gabriel Garcia Marquez. Questi autori hanno avuto fortuna in Italia soprattutto negli anni Settanta del Novecento, quando ci fu un’esplosione della narrativa sudamericana, forse dovuta a meccanismi di moda (dopo l’uscita di Cent’anni di solitudine e il suo enorme successo furono pubblicati moltissimi altri scrittori). Nella letteratura argentina ci sono però altri autori come Roberto Arlt, Ernesto Sabato, Osvaldo Soriano, Manuel Mujica Lainez, che sono caduti - almeno qui da noi - un po’ nel dimenticatoio, e da quello che ricordiamo esprimono anche delle istanze molto diverse, molto più combattive rispetto a quelle interpretate per esempio da Jorge Luis Borges, comunque un pilastro della letteratura del Novecento. In Argentina sono presenti nel panorama culturale, o sono anche lì dimenticati e, in qualche maniera, c’è una relazione tra il suo lavoro e quello di questi scrittori?

La letteratura argentina è una letteratura molto ricca, alcuni studiosi e specialisti della letteratura latino americana o della lingua castigliana, come per esempio Carlos Fuentes, uno scrittore messicano, ritengono che la prosa, la narrativa americana più importante in lingua castigliana sia appunto quella argentina. Gli scrittori in lingua castigliana sono tanti, tantissimi. Se non sono conosciuti vuol dire che mancano i ricercatori che si impegnano a lavorarci… C’è un movimento letterario monumentale. Voi avete citato persone vecchissime, appartenenti a due generazioni fa… Avete dimenticato un altro grandissimo autore, che è stato Leopoldo Marechal, l’autore di Adán Buenosayres, il più grande romanzo argentino che sia stato scritto… o Julio Cortàzar… Ma anche oggi abbiamo una generazione sensazionale, per esempio Ricardo Piglia, che è un maestro, ha meno di sessant’anni, Martin Caparroso,un cinquantenne, sensazionale…
Abbiamo alcune menti grandissime, oltre a vivere in questo periodo una grandissima attenzione al teatro, alla poesia, alla musica, sia classici che contemporanei…
 
4) E c’è n’è uno di questi in particolare che la ispira?
Beh, ci sono Carlos Fuentes e Martin Caparroso, che sono tra i due o tre più grandi scrittori della lingua castigliana oggi. Poi ce n’è un altro che si chiama César Aira. E non sono i soli…


In collaborazione con Quaderni d’altri tempi

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