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Tra baruffe e numeri. Litigano Berlusconi e Tremonti, mentre il debito tocca un nuovo record

"Un grande spettacolo offerto al paese e al mondo; la dimostrazione di quelle doti di sangue freddo che sono tra le nostre migliori. I perfidi albionici continuavano a suonare mentre il Titanic gli affondava sotto i piedi? Bazzecole. Mentre l’Italia sta per volare giù dal precipizio, i nostri uomini di governo continuano a mettere in scena le più spassose commedie dell’arte".

Davanti al Presidente della Repubblica, Silvio Berlusconi, il nostro napoleone minimo, già grande conduttore del reality nazionale, unto dal Signore e miglior Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni, ha dato prova delle proprie straordinarie capacità d’uomo di governo “che tutto il mondo c’invidia” mettendosi a litigare apertamente, peraltro in un momento d’assoluta calma e mentre i mercati ci consentono di ridere e scherzare a piacimento, con quella grande testa d’economista del proprio ministro delle Finanze, il ragionier Giulietto “Bugia” Tremonti, grande accorpatore di feste nazionali, in lizza, grazie alla sua strabiliante idea di stampare l’Euro di carta, con l’insigne Renato “Livore” Brunetta, per una mezza dozzina di premi Nobel tra cui quello per la Pataeconomia.

Oggetto del contendere tra i due è stata, e pare sia ancora, la scelta del modo con cui recuperare un po’ di quegli spiccioli che, pena una cosetta da nulla come la bancarotta, l’Italia deve trovare per tranquillizzare i mercati e dimostrare ai propri soci europei, e la cosa pare una barzelletta, d’essere un paese serio.

Tremonti vuole reintrodurre l’ICI e da subito. Aggiungerebbe la tassa sui rifiuti e presenterebbe agli italiani una nuova creatura, una nuova mascotte, chiamata IMU. Berlusconi non ne vuole sapere; lanciando l’urlo “la prima casa non si tocca” propone invece, per non “mettere le mani nelle tasche degli italiani”, di aumentare di un punto percentuale l’IVA, notoriamente pagata solo da venusiani e marziani.

Facile capire le posizioni dei due. “Bugia”, ragionando da economista, arriva a comprendere che niente sarebbe peggio, in questo momento, per l’Italia, di una tassa sui consumi come l’IVA che andrebbe a colpire direttamente un mercato interno che non è più asfittico perché è ormai asfissiato; “Berlusca”, temendo che gli italiani possano improvvisamente guarire dalla loro storica amnesia, non vuole correre il rischio di reintrodurre, con l’IMU, una tassa sul patrimonio immobiliare, la cui abolizione “vi toglieremo l’ICI” è stato uno dei suoi cavalli di battaglia.

Pare che alla fine, nel corso di un vertice notturno a palazzo Grazioli, cui hanno partecipato anche "tre tappe fondamentali dell’evoluzione della nostra specie" come Bossi, Cicchitto e Gasparri, l’abbia avuta vinta Tremonti che, pare anche, nel pomeriggio era arrivato a chiedere aiuto al "geometra" Bersani perché, da quella brava persona che certamente è, seppur "comunista e bollitore d’infanti", gli desse una mano a ricondurre il "grande conduttore" alla ragionevolezza.

C’è di che festeggiare.

E le buone notizie non mancano; abbiamo appena stabilito un nuovo record. Di debito pubblico, s’intende. Secondo la Banca d’Italia, siamo arrivati a 1901, 9 miliardi. Un altro strepitoso successo del “governo del fare” cui ha contribuito ben poco, checché ne dicano gli scettici, il miliardo e poco più versato per aiutare il Portogallo.

Per comprendere quanto bene abbia operato finora il governo, permettetemi di fare il solito conticino. Allora... quando Silvio berlusconi è asceso al trono, il debito pubblico lasciatogli in eredità da quel fannullone di Prodi era di 1.623,7 miliardi. Lui ed i suoi ministri sono riusciti, in questi pochi anni, ad aggiungervene ben 278,2. Dividiamo questa cifra per sessanta milioni e otteniamo che ... grandioso! Ognuno di noi ha, ora, sul groppone 4,636 Euro di debiti in più di quanti ne avesse quando questo governo ha intrapreso la propria storica missione. Un debito di 18, 549 Euro in più per una famiglia di 4 persone che, anche calcolando con un tasso irrealisticamente basso del 5%, deve spendere altri 927 Euro all’anno per mantenerlo. Soldi che se ne vanno in fumo lasciandoci in cambio... e già, proprio un bel niente.

Abolire l’ICI, venga o meno reintrodotta, indubbiamente fu un idea geniale.

Dopo aver lasciato raffreddare le mani, che mi si sono surriscaldate per aver troppo e troppo rumorosamente applaudito, mi permetto di dare alle nostre forze politiche un modesto suggerimento.

Trovino il modo di dimezzare, perlomeno, i costi della politica nel più breve tempo possibile. Secondo il Sole 24 Ore, notorio foglio leninista, ammontano a 23 miliardi all’anno. Pare poco rispetto alla montagna del debito pubblico, ma è 23 volte il misero miliardo che ci si aspetta di ricavare dalla stretta sulle pensioni ipotizzata ieri da Tremonti.

Si risparmiassero anche solo 10 miliardi, tagliando emolumenti e benefici vari ai nostri politicanti d’ogni grado e risma, sarebbero 166 Euro per ogni italiano.

Non è molto? È quel che potrebbe bastare a comprare ciò di cui la nostra politica ha più disperatamente bisogno: qualche briciola di credibilità.

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