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 Home page > Tribuna Libera > Terrorismo. Numeri della finanza, numeri di morte

Terrorismo. Numeri della finanza, numeri di morte

(Ilustrazione di Julie Hoyas)

 

E’ una guerra, una sporca guerra. La regia è una delle più sofisticate e si avvale di mezzi ed uomini ben addestrati che fanno parte di una rete capace di destabilizzare città e paesi dove va a colpire. E’ una guerra finanziaria, che si gioca su una diversa visione del mondo, ammantata da ideologismi religiosi che non ci azzeccano un bel niente. Dopo Parigi eravamo consci che qualcos’altro di più eclatante sarebbe successo e l’attentato a Bruxelles, colpita al cuore del suo sistema lo dimostra ampiamente.

Bombe esplose per colpire obiettivi civili, persone che stavano per prendere un aereo, o circolavano in metropolitana per vivere la vita di sempre, ma che in un attimo hanno conosciuto la morte e l’orrore. Il fatto che uno degli attentati si sia svolto a due passi dal palazzo di vetro europeo, dove ogni giorno vengono prese decisioni importanti, dove forse si perde più tempo a contare soldi che il resto, è un segnale forte e chiaro che si vuole attaccare il regno delle banche , della finanza e degli affari. In questi giorni poi della cattura di Salah Abelslam, il Belgio aveva creduto di aver messo le mani su una fonte d’informazioni tale da sventare qualsiasi attacco. Purtroppo così non è stato. Fa specie pensare alle immagini della cattura del terrorista, ben protetto dentro un quartiere musulmano che sembra una città nella città. La reazione del quartiere è stata rabbiosa verso i poliziotti che stavano conducendo l’operazione d’arresto, ma questo episodio è stato subito occultato, non spiegato, ed oggi ha il sapore di una beffa. Sembra quasi che Salah sia stato usato come diversivo per mettere a punto gli attentati che puntualmente si sono verificati con vittime ed un’azione militare ben congegnata. Una guerra dunque tra uno Stato che esiste, c’è ed addestra militanti chiamandoli alle armi. Militanti che sono europei ma che tali non si sentono se agiscono in maniera fredda, efferata, pur essndo cresciuti in un Occidente sempre più avviato verso una fase di declino.

Stiamo collassando per una visione globale, dove ogni cosa si trasforma in affari, con il profitto che ha una sua etica tesa a soffocare ideali e simboli della nostra identità.Per far quadrare conti e ridurre debiti, ci siamo dimenticati di chi siamo di cosa facciamo dove stiamo andando. Politiche d’integrazione. Si continua ancora a parlare di questo sorvolando sul fatto che l’integrazione è fallita specie in Francia, quella Francia che ha accolto stipando quante più persone possibili in balieue, in quartieri lasciati a se stessi dentro i quali continuano ad esistere problematiche legate a miseria e povertà. E così tra una massa d’invisibili occidentali destinati a non avere diritti, scippati della democrazia, considerati numeri da adoperare per far cassa, stiamo crollando ci stiamo avviando verso la distruzione delle società, così come le abbiamo fin’ora vissute.

Intanto un’umanità in fuga preme sulle frontiere per essere accolti, per entrare in questa europa sventrata anchh’essa dalla guerra sotterranea che centra i propri obiettivi e toglie speranza capacità di destreggiarsi in questo caos per niente calmo nel quale nuotiamo. Il mondo è diverso, è cambiato e lo dimostra il nostro stile di vita improntato alla paura, che non consente più di viaggiare, andare per locali o passeggiare in città lungo strade che non sono più famigliari che possono trasformarsi all’improvviso in scenari di morte. Siamo in guerra ed invece di elaborare strategie, persistiamo nei nostri errori. Mentre nei forzieri della finanza si contano quattrini, nessuno conta i morti. Ma questi morti è difficile dimenticarli e chi ci attacca sa benissimo che se vuoi fare breccia e raggiungere lo scopo di una comunicazione che si espande a macchia d’olio devi colpire la quotidianità di tanta gente che non c’entra niente.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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