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Tempi duri per Bossi

Da qualche tempo il Bossi non ne azzecca una che è una. Vediamo di fare un elenco certamente incompleto delle principali badilate che da settembre in poi l'abominevole uomo delle nevi con residenza il quel di Gemonio si è preso sui denti.

A luglio inaugurazione in pompa magna dei sedicenti ministeri del nord con sede a Monza. Presenti Bossi e Calderoli oltre al Tremonti, leghista ad honorem e alla Michela Vittoria Brambilla, "ministra" nullafacente del Turismo.

Già la "location" dimostrava la debolezza dell'operazione. Dico, ma se uno vuole lanciare la sfida di ministeri alternativi a quelli romani non li mette in una cittadina di provincia. Li mette a Milano o a Venezia, no? E invece no, a Monza, per la semplice ragione che il sindaco di Monza è leghista pure lui.

In ogni caso, dopo l'inaugurazione i due pseudo ministeri padani sono entrati in letargo. A inizio settembre il brusco risveglio, provocato da una delegazione di commercianti e piccoli imprenditori padovani incazzatissimi che protestavano contro la manovra finanziaria del Governo.

Essendo stati ricevuti da un paio di anonimi funzionari che non sapevano cosa dire, se ne sono ritornati a casa ancora più incazzati, mentre i ministeri rientravano nel letargo. Il tutto sembrava passato nel dimenticatoio quando qualche giorno fa il Tribunale del Lavoro di Roma ha stabilito che l'apertura dei ridicoli uffici brianzoli era illegittima e che quindi i suddetti uffici andavano chiusi. E poi la botta finale da parte di Napolitano che dichiarava che la decisione era: "In conflitto con la Costituzione" e che gli ufficetti erano stati aperti "senza nemmeno una comunicazione in Gazzetta Ufficiale". E bravo Presidente. E' da questa estate che le azzecca tutte.

Passiamo oltre. Nel recente raduno di Pontida, Bossi ha tirato di nuovo fuori dal suo repertorio di consumato illusionista della politica il vecchio arnese della secessione, come fa sempre quando si trova in difficoltà. Questa volta però gli è andata proprio male. Innanzitutto è intervenuto Napolitano con il suo definitivo "la Padania non esiste" (grazie ancora Presidente).

E poi, mentre invocava la secessione, i "suoi" sindaci partecipavano, con tanto di fascia tricolore, insieme a tutti gli altri sindaci dell'Anci (l'associazione dei comuni italiani), alle manifestazioni contro i tagli dei finanziamenti agli enti locali. Nel frattempo Tosi, Sindaco di Verona, Gentilini, vice sindaco di Treviso e Fontana, Sindaco di Varese nonché Presidente dell'Anci, solo per citare alcuni "istituzionali" con la tessera della Lega in tasca, in numerose dichiarazioni pubbliche dicevano che i problemi del Paese (attenzione al linguaggio: del Paese, non della Padania) erano ben altri, facendo chiaramente capire che la secessione era una patacca.

Dopo che erano girate insistentemente voci di espulsione, Bossi ha fatto marcia indietro. I reprobi fino a ordine contrario rimangono nella Lega, con la testa da leghisti (non facciamoci troppe illusioni), però in opposizione più o meno mascherata alla Lega dura e pura vagheggiata dal Capo. Infine la nomina del governatore della Banca d'Italia.

Bossi, confortato dall'immancabile Tremonti, ha puntato fino all'ultimo su Vittorio Grilli, con la dotta motivazione che è milanese. Il risultato è che è stato nominato Ignazio Visco, che è napoletano.

Dopo questa serie di fallimenti qualunque capo di un qualunque partito con un minimo di Democrazia interna sarebbe stato costretto alle dimissioni; di un partito con un minimo di democrazia interna, appunto.

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