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Tanta carne sul fuoco:da Ordine nuovo inserita in Gladio, al progetto di uccidere il telefonista della strage di Peteano

Continuano ad arrivare elementi importanti sulle vicende che hanno interessato la strage di Peteano e non solo. Vinciguerra, terrorista neofascista, si è assunto la responsabilità di quell'evento e continua come è giusto che sia in un Paese normale, a scontare la pena nel carcere di Opera. Ma va detto che in Italia di normale c'è poco e nulla, visto che la maggior parte dei protagonisti della strategia della tensione in galera non ci sono mica andati.

 Fatto stragista, quello di Peteano, che portò alla morte del brigadiere Antonio Ferraro, dei carabinieri Donato Poveromo e Franco Bongiovanni e del ferimento di altri due carabinieri, in quel maledetto 31 maggio del 1972, continua a rilasciare delle dichiarazioni significative che si inseriscono all'interno di un contesto storico complesso. Vincenzo Vinciguerra ha pubblicato una memoria processuale in merito ad un processo di diffamazione subito per iniziativa della figlia di un protagonista di Ordine nuovo, Signorelli, su delle accuse mosse in relazione al presunto rapporto tra Signorelli ed i servizi. Cosa che la figlia smentisce, Vinciguerra nella sua memoria produce indizi di diverso tenore. Sarà la giustizia su ciò a fare il suo corso e ad accertare la verità, se mai si arriverà. In tale memoria emergono però delle questioni interessanti, su cui succintamente è bene soffermarsi. 

Ordine nuovo e Gladio

 "A partire dal 1956, a disposizione dei servizi segreti italiani, militare e civile, con i quali ha collaborato attivamente fino al 1974". Sostenendosi anche che è emerso un rapporto di inserimento di Ordine nuovo nell'organizzazione Gladio. Si cita, nella memoria di Vinciguerra, lo studio del professor Aldo Giannuli, nella perizia per l’autorità giudiziaria di Brescia, segnala ben 22 nominativi di confidenti ordinovisti a disposizione dei servizi segreti italiani e stranieri, ma il loro numero è di gran lunga maggiore, rileva Vinciguerra. 

Peteano e la guerra tra neofascisti

Ci sono diversi esponenti neofascisti, in questo elenco, anche del Friuli Venezia Giulia, luogo dove si è consumata la strage di Peteano e una guerra intestina pesante, come la bomba nell'abitazione della casa di De Michieli Vitturi, Egli indicò la responsabilità all’interno degli ambienti di destra. Nel mese di febbraio del 1984 ci fu il mandato di cattura di Vinciguerra per quell'attentato. Una guerra tra neofascisti, MSI, per segnare una rottura con la collaborazione che c'era con gli USA, la NATO, e Peteano rientra in quest'ottica qui. Anche se dal punto di vista temporale si include nel periodo della strategia della tensione, non fu il classico evento stragista che aveva come scopo quello di dare la colpa alla sinistra per destabilizzare e poi stabilizzare l'ordine pubblico. Vero è che le prime piste volutamente portarono sulla pista rossa, fu un tentativo ciarlatano di far rientrare quell'evento sui binari della strategia della tensione, per poi essere dirottate le piste in modo clamoroso sulla "pista gialla", innocenti goriziani che dovettero pagare le pene dell'inferno per anni. Fatto che conferma che lo scopo non era quello di affermare la matrice politica di quell'attentato verso la sinistra. Fu, invece, un messaggio tra neofascisti, servizi, che pagarono però a caro prezzo dei carabinieri innocenti che venivano considerati come soldati in guerra. Ma quei carabinieri vittime della bomba collocata nella FIAT 500 bianca al KM5 di Peteano non sapevano di dover combattere alcuna guerra e di essere dei soldati. Il depistaggio di quella strage, come riconosce espressamente Vinciguerra, ebbe uno scopo ben chiaro. 

Il depistaggio di Peteano

"Il depistaggio, materialmente attuato dall’Arma dei carabinieri,era finalizzato a coprire la matrice politica dell’attentato nel quale era coinvolto lo scrivente, già reggente di Ordine nuovo di Udine, e Carlo Cicuttini, segretario federale del Msi a Manzano del Friuli". Arma che ne è uscita doppiamente vittima da quel fatto, dove perse tre Carabinieri, ed alcuni suoi massimi esponenti anziché attivarsi per fare giustizia, fecero l'esatto contrario, ma, Arma, che ha avuto nel tempo la forza di disintossicarsi da elementi nocivi che ne hanno inquinato la storia e lo spirito ed anche per questo è sempre importante ricordare la strage di Peteano nel suo complesso.

Il dirottamento di Ronchi ed il progetto di uccidere Carlo Cicuttini

Si apre, sempre in merito alla questione dei fatti di Peteano, che porterà anche alla morte anche di Ivano Boccaccio con il dirottamento di Ronchi (senza quell'evento probabilmente a Vinciguerra e agli ordinovisti e camerati vari non si sarebbe mai arrivati) uno scenario interessante. Si parla della "soluzione rivoluzionaria". Cioè quello di uccidere Carlo Cicuttini, il telefonista del bar Nazionale di Monfalcone, l'autore della telefonata trappola, se fosse rientrato in Italia dalla sua latitanza in Spagna. 

Progetto che venne definito ad alto livello da parte di Ordine nuovo e forse consigliato anche da qualcuno esterno all'organizzazione fascista. Si legge: "La morte di Carlo Cicuttini avrebbe, difatti, reso impossibile l’accertamento della verità, costituendo la voce dello stesso la sola prova della matrice politica dell’attentato". Vinciguerra, così su questo episodio "se Cicuttini fosse rientrato in Italia sarebbe stato un pericolo per la sicurezza di tutti (...) era un progetto inammissibile( quello della sua uccisione ndr) e che comunque, come Cicuttini aveva obbedito ad un ordine mio, che ero reggente a Udine, così solo io potevo eventualmente decidere una cosa del genere se avessi avuta la prova certa che Cicuttini voleva effettivamente rientrare in Italia" rilevando, sempre sul progetto di uccidere Cicuttini come questo fosse maturato solo poche settimane prima che i Carabinieri procedessero all’arresto dei cittadini goriziani incolpandoli dell’attentato di Peteano.

E a questo punto verrebbe da chiedersi se Ivano Boccaccio, autore del dirottamento di Ronchi, lo si voleva morto.

Ordine nuovo ed i rapporti con i servizi

C'è da dover approfondire anche la questione di Ordine nuovo ed i suoi rapporti con i servizi. Così Vinciguerra nella sua memoria alla magistratura bolognese: "Svanita l’immagine dell’organizzazione “nazista”, Ordine nuovo appare oggi per quella che è stata: una diversione strategica che fingendosi oppositrice del regime si è posta, occultamente, al servizio dello Stato e dei suoi apparati di sicurezza, non rifuggendo dalla collaborazione con servizi segreti esteri come la Central intelligence agency, l’Aginter presse, la Pide portoghese, fra gli altri. È, questa, una verità storica e giudiziaria alla quale molto c’è ancora da aggiungere per renderla definitivamente nota, nonostante l’opposizione ancora attuale dei servizi di sicurezza e di forze politiche ostili alla stessa".

Non dimentichiamo Roitero 

Insomma, ciò conferma che esistono ancora delle zone grigie su cui non si riesce a fare luce pienamente ma è doveroso cercarla questa luce per rispetto delle vittime e della verità storica. A partire dalla morte di Mauro Roitero. E sul punto sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Vinciguerra. Qualcuno prima o poi dovrebbe chiederglielo. Negli atti parlamentari della XIII legislatura si legge che si trattava di un funzionario della prefettura di Trieste, morto l'11 novembre 1976, alle ore 17, all'interno del proprio ufficio, in circostanze non molto chiare. Egli fu trovato su una poltrona, con in pantaloni aperti ed una rivista porno tra le mani ( ed una tazzina di caffè come racconta anche il Piccolo del 31 maggio 1990). Si pensò ad un infarto. L'uomo fu sepolto senza autopsia che, disposta dal giudice istruttore, per accertare la presenza di eventuali tracce di veleno, non approdò a nulla a causa del lungo tempo trascorso. Nell'ordinanza del 4 agosto 1986, il giudice Casson definì strana la morte di Roitero, verificatasi quando la strage di Peteano vedeva indagati delinquenti comuni (la cosiddetta «pista gialla»), basata anch'essa su delazioni raccolte dai carabinieri e coinvolgenti pregiudicati locali. Da osservare che tre giorni dopo la sua morte presso la Corte d'Appello di Trieste si stava concludendo il processo di Peteano che vedeva imputati gli innocenti goriziani, nella famigerata pista gialla. Difficile credere che Roitero non fosse stato ucciso.

mb

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