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Svignarsela! Appunti per una letteratura della fuga

C’era una volta... Un Re! – diranno i mie lettori. – No, avete sbagliato, c’era una volta uno scrittore. O almeno, uno che pretendeva di scrivere, insomma raccontare. Ma, appena questo scrittore, iniziò a scrivere, a tracciare sulla carta dei segni, a pensare alla trama delle sue storie, tutti rimasero stupiti. Perché, a ben pensarci, si può scrivere anche facendo parole crociate o compilando la lista delle spesa. Cose concrete, che servono al minuto mantenimento dell’esistenza. E’ molto più utile esercitarsi nella grafia che nella fantasia. E questo doveva essere effettivamente quello che pensavano in molti. Almeno quelli di buon senso e, come si dice, con la testa sulle spalle, non impegnata a curiosare o gironzolare altrove

Ma: Quando le gambe gli si furono sgranchite, Pinocchio cominciò a camminare da sé e a correre per la stanza; finché, infilata la porta di casa, saltò nella strada e si dette a scappare”.

“Svignarsela! bisogna svignarsela!”, sembra che queste siano state le ultima parole pronunciate da Lev Tolstoj, fuggito di casa una decina di giorni prima di morire. Era il 28 ottobre 1910, quando lo scrittore, stanco delle paludi famigliari e oramai ottantaduenne, si allontanò dalla sua dimora di Jasnaja Poljana.

“Piglialo! Piglialo! – urlava Geppetto: ma la gente che era per la via, vedendo questo burattino di legno che correva come un barbero, si fermava incantata a guardarlo, […].”

In Fuga senza fine di Joseph Roth, Franz Tunda, ufficiale dell’esercito austro-ungarico é in cerca di una nuova identità ma,nel continuo sfuggire agli eventi bellici e rivoluzionari, finisce col sentirsi superfluo.

“Povero burattino! – dicevano alcuni- ha ragione a non voler tornare a casa! Chi lo sa come lo picchierebbe quell’omaccio di Geppetto!..."

Norbert Monde è il protagonista del romanzo di Georges Simenon La fuite de Monsieur Monde apparso nel 1945. Norbert, nel suo 48 compleanno, decide di lasciare tutto per cambiar vita. Una moglie insensibile e le frustrazioni famigliari lo inducono a condurre un’esistenza marginale ma piena. In fondo le miserie umane sembrano affascinarlo di più quelle quotidiane e domestiche.

Decisamente, almeno all’inizio, la fortuna sembra essere più favorevole alla fuga messa in atto da Mattia Pascal, protagonista del romanzo pirandelliano del 1904. Ne il fu Mattia Pascal il protagonista, sempre per sottrarsi alle intricate vicende famigliari, fugge verso la costa azzurra. A seguito di alcuni eventi viene dato per morto e quindi può liberamente ricostruirsi una nuova esistenza coperto dal falso nome di Adriano Meis. Ma, continuamente, la vita appare riannodare i legacci che lo tenevano prigioniero fino a convincerlo a ritornare, non dopo aver inscenato la morte di Adriano.

“Insomma, tanto dissero e tanto fecero,che il carabiniere rimise in libertà Pinocchio, e condusse in prigione quel pover’uomo di Geppetto”

Ne Le pressentiment (pubblicato in Francia da Gallimard nel 1935), Emmanuel Bove racconta la vicenda dell’avvocato Charles Benesteau. Questi lascia tutto, lavoro e famiglia, per andare a vivere in un, allora popolare, quartiere di Parigi. Lì, solo, Charles crede di potersi finalmente dedicare alla scrittura dei suoi ricordi personali.

Queste storie di fughe, non si tratta di evasioni, sono legate spesso alla volontà di ricerca identitaria, lontana dalla confusione, dal rumore di fondo in cui spesso decadono i rapporti famigliari e personali. In tutti i casi, Pinocchio in primis, alla fuga sembra corrispondere, come reazione, una pressione sociale. Il sottrarsi ai propri ruoli viene quindi sanzionato, sovente con l’appellarsi alle forze di polizia, agli avvocati, alla magistratura. I carabinieri sono i primi ai quali il burattino non riesce a sottrarsi, la polizia ricerca Monsieur Monde. La famiglia di Charles Benesteau cerca di tutelarsi legalmente, Adriano Meis soccombe di fronte alle difficoltà burocratiche dovute alla sua falsa identità.

“Sciagurato figliuolo! E pensare che ho penato tanto per farlo un burattino per bene! Ma mi sta a dovere! Dovevo pensarci prima!...”

La fuga in questa tipo di letteratura, suggella il momento di rottura, di crisi, nel quotidiano svolgersi degli eventi della società borghese dell’800 e del ‘900. E’ l’irrompere del disordine in una vita scandita da regole che si basano sulla ciclica riproduzione di uno schema preordinato ed accettato. Problematiche concrete, alle quali le rigide regole morali e statuali evitano di dare risposta. Onere, invece, che sembra gravare sulle spalle di scrittori ancora attenti a quanto accadeva intorno al loro studiolo. Disponibili, questi, ad infilare,o a far infilare dai propri protagonisti, la porta di casa e darsela a gambe.

“Quello che accadde dopo è una storia da non potersi credere […]”

Bibliografia minima:

- Le citazioni in corsivo sono tratte da Pinocchio di Collodi

- Emmanuel Bove, Le Pressentiment, Le Castor Astral 1991

- Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, Einaudi 2005

- Joseph Roth, Fuga senza fine, Adelphi, 1976

- Georges Simenon, La fuga del signor Monde, Adelphi, 2011

- Gianfranco Brevetto, Marta, Lulu.com, 2012

- Gianfranco Brevetto, Mosche! Letteratura, Metamorfosi, Presentimento. Aracne, 2008

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