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Studenti in piazza: la prearietà ci unisce ai lavoratori

Intervista a Mariano Di Palma, leader dell’Unione degli studenti, tra i promotori della manifestazione nazionale degli studenti del 7 ottobre. L'Udu ha partecipato anche alla giornata del 15 a Roma.

Chi siete e cosa fate voi dell’Unione degli studenti?
Siamo un’associazione studentesca nata nel 1994. Abbiamo un’ispirazione sindacale. Ciò significa che costruiamo nelle scuole e fuori da esse un approccio che è quello della trasformazione generale dei luoghi della formazione e della società assieme ad un lavoro legato al miglioramento delle condizioni materiali di studenti e studentesse. Da sempre siamo una delle anime del movimento studentesco e lavoriamo nelle scuole e nelle città per costruire un’opposizione sociale vera a chi ci vuole far pagare questa crisi.

Perchè siete scesi in piazza?
Abbiamo pensato di indire (a fine luglio) il 7 Ottobre per costruire una mobilitazione che tenesse dentro sia i problemi dell’attacco alla scuola pubblica, ma anche e soprattutto la responsabilità generazionale di fermare questo sistema di speculazione e sfruttamento che negli ultimi 20 anni ha prodotto il debito, e che noi non siamo tenuti a pagare, non essendone responsabili.

Degli studenti che protestano si dice sempre che non hanno obiettivi, o un progetto politico. Voi ne avete?
Ovvio che ne abbiamo. Sulla scuola abbiamo costruito un percorso dal basso chiamato: AltraRiforma che mette assieme rivendicazioni e pratiche che sono in grado di cambiare radicalmente la scuola. Sulla crisi: pensiamo che sia necessario non pagare gli interessi a banchieri e finanzieri e scegliere di ripubblicizzare i beni comuni, redistribuire la ricchezza, investire in conoscenza, aumentare i diritti e le tutele dentro e fuori il mercato del lavoro.

La vostra manifestazione si è unita a quella dei docenti precari della scuola. Professori e studenti uniti?
Penso che sia inscindibile l’unione delle lotte tra studenti e lavoratori della conoscenza. Viviamo lo stesso attacco e la risposta non può che essere generale.

Mentre sul nostro blog raccontiamo le proteste di chi difende il lavoro, voi scendete in piazza per il lavoro futuro. Cosa dite ai lavoratori?
Che è necessaria un’alleanza sociale forte che componga le lotte e, partendo dall’assunto della fine della barriera tra chi è garantito e chi non lo è, rilanci una nuova fase di opposizione sociale che difenda tutti i diritti.

Pensate che le vostre strade in quest’autunno caldo – studenti e lavoratori – potranno mai incrociarsi, come negli anni ’70?
Penso che i paragoni storici siano inappropriati. Penso che serva una fase nuova che fermi questo sistema. Penso che la lotta sia inscindibile e che dobbiamo costruire un meccanismo nuovo di rapporto tra lavoratori e studenti, partendo non dalla sola solidarietà, ma dall’individuazione di ciò che ci accomuna: vivere la precarietà come strutturale nelle nostre esistenze.

Prossime mosse?
Il movimento studentesco nelle prossime settimane dovrà dispiegarsi in termini di mobiitazioni, occupazioni fino a quando non ci sarà un elemento vero di discontinuità con questo modello di economia, di politica e di società.

di Michele Azzu

Questo articolo è stato pubblicato qui

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