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Storie e leggende legate ai gatti

Sull’origine dei gatti esistono numerose storie e leggende create ed inventate nel corso della storia, ma la storia che attualmente si narra, non è fantasia ma pura realtà.

Si parla della caccia alla donna antigatto. E’stata ripresa ed identificata con una telecamera di sorveglianza, la donna inglese mentre butta un gatto in un cassonetto. Un’attempata signora, apparentemente innocua, sembra si fermi ad accarezzare il felino, ma guardandosi intorno ed in assenza di testimoni, apre così il cassonetto più vicino e vi butta dentro il gatto. Ma la signora non si è accorta della telecamera che l’ha ripresa e così dopo poco la coppia alla quale era sparito il gatto l’ha recuperato.

Il video della telecamera ha fatto il giro del mondo e si è scatenata sul web una vera e propria caccia alla donna, tanto che la donna ha dovuto richiedere protezione alla polizia a causa di tutte le persone infuriate per questo suo ignobile gesto. Dal punto di vista scientifico, secondo recenti ricerche, il gatto domestico altro non è che una sottospecie di quello selvatico (Felix Silvestris) dal quale probabilmente si è distinto circa 130000 anni fa.

L’addomesticamento del gatto si pensa abbia avuto origine molto lontana nella storia, risalendo tra gli 8000 e 10000 nei periodo neolitico nella Regione della “mezza luna fertile”. E’ l’epoca che corrisponde all’inizio della cultura dei cereali e dall’immagazzinamento di cerali che non deve essere attaccata dai roditori. E’ difficile stabilire con precisione l’epoca di addomesticamento della razza felina, visto che i gatti domestici si differenziano di poco da quelli selvatici e quindi non si distinguono i resti archeologici.

Nell’antico Egitto, il gatto era considerato un animale sacro, la rappresentazione terrestre della dea Bastit. Alla sua morte la famiglia che lo ospitava doveva radersi le sopracciglia in segno di lutto e veniva seppellito con tutti gli onori in appositi cimiteri. Nel corso della storia sono stati trovati molto reperti di gatti mummificati, utilizzati poi come fertilizzante nelle campagne inglesi, dopo i loro ritrovamento. In Egitto l’esportazione dei gatti veniva punita severamente.

Questo ne favorì la diffusione invece grazie ai fenici che lo contrabbandarono per venderlo a ricche famiglie nel Mediterraneo. Venne importato in Europa dai romani, e qui si incrociò con il gatto selvatico nordico più resistente e robusto. In Europa tra il 1200 ed il 1600 i gatti erano considerati quasi l’incarnazione del diavolo, per la loro indole misteriosa e per le abitudini notturne e per questo furono perseguitati per lungo tempo.

Una usanza narra che nella notte di San Giovanni venivano bruciati vivi centinaia di gatti nelle piazze, racchiusi nelle ceste insieme alle donne arse vive per stregoneria. Si narra proprio in questo periodo della peste, favorita anche dalle numerose malattie, dal proliferare dei topi e delle scarse condizioni igieniche portatrici del morbo.

Bisogna attendere il XVIII secolo per avere un privilegio a favore dei gatti. In Asia da sempre è considerato privilegio di fortuna. Da sempre il gatto, malgrado le numerose specie, rimane un piccolo felino tigrato molto indipendente, ma talvolta abitudinario a cui è difficile orientarsi all’arrivo di nuove persone in casa, soprattutto se bambini o peggio ancora l’arrivo di un nuovo “intruso gatto” di cui sarebbe geloso non essendo più al centro dell’attenzione. Per loro, quindi, vale sempre il detto "meglio soli che male accompagnati".

 

     

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