Spari a salve in una scuola materna di Palermo: bambini terrorizzati
Palermo – Un evento sconvolgente ha scosso la comunità scolastica palermitana. Durante una dimostrazione tenuta dalla Polizia Municipale presso l'Istituto comprensivo 'Rita Borsellino', alcuni agenti hanno esploso colpi a salve con una pistola, scatenando il panico tra i bambini presenti.
La simulazione di un arresto, completa di unità cinofila, è avvenuta al termine di una lezione di educazione stradale. L'obiettivo era apparentemente quello di rendere più coinvolgente l'attività didattica, ma l'effetto ottenuto è stato tutt'altro che positivo. Alcuni bambini, di età compresa tra i 3 e i 5 anni, sono rimasti profondamente traumatizzati dal rumore degli spari.
La preside dell'istituto, Lucia Sorce, ha espresso profondo rammarico per l'accaduto, definendolo "un corto circuito, un errore umano nato da una drammatica sottovalutazione". La dirigente scolastica si è assunta la piena responsabilità di quanto accaduto, riconoscendo l'inadattezza della scelta e chiedendo scusa a docenti e genitori.
L'uso delle armi da fuoco nelle scuole: una riflessione
L'episodio di Palermo solleva interrogativi sull'opportunità di utilizzare armi da fuoco, anche a salve, all'interno di un ambiente scolastico. In un contesto educativo, l'obiettivo dovrebbe essere quello di creare un ambiente sereno e protetto, dove i bambini possano apprendere e crescere in sicurezza.
L'uso di simulazioni che coinvolgono elementi di pericolo, come le armi da fuoco, potrebbe non essere la scelta più appropriata per i più piccoli. È fondamentale rivalutare le modalità con cui si affrontano temi delicati come la sicurezza e la legalità, privilegiando approcci più adatti all'età dei bambini e che non li espongano a situazioni stressanti.
L'episodio di Palermo rappresenta un campanello d'allarme e dovrebbe spingere a riflettere sulla necessità di una maggiore attenzione alla progettazione delle attività didattiche, soprattutto quando queste coinvolgono bambini in età prescolare.
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