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Sofferenze bancarie, dal produttore al contribuente?

Il Credito Valtellinese ha comunicato la cessione di un pacchetto di sofferenze di valore nominale pari a 1,4 miliardi di euro, mediante cartolarizzazione. Il veicolo acquirente emetterà tre tranches di titoli, di cui quello senior sarà assistito da garanzia pubblica (Gacs) in caso di ottenimento di un rating investment grade [edit: è stato ottenuto, con Baa3 di Moody’s, la soglia minima sopra il junk]. E quindi?, direte voi. Quindi l’operazione presenta una peculiarità, peraltro non inedita.

La tranche senior della cartolarizzazione è pari a 464 milioni, la mezzanina è di 42,5 milioni, e la junior di 20 milioni. Queste ultime due sono state cedute ad un “investitore istituzionale” al termine di un processo competitivo. Come scrive il Sole,

«Ipotizzando che la mezzanina sia stata venduta a un valore scontato del 50%, e l’equity a un valore nullo, l’incasso netto complessivo per la banca si attesterebbe a 485 milioni circa, che valgono appunto circa il 34,5% dei 1,4 miliardi lordi»

Se così fosse, sarebbe un gran numero rispetto a quanto gira sul mercato di questi tempi, ed anche superiore alla stima del prezzo di cessione contenuto nel piano d’azione della banca, che era 29. La banca subisce comunque un colpo al proprio capitale, stimato dalla banca medesima in circa 120 punti base di CET1, che scenderebbe a 11%. Tutto bene, quindi? Vediamo.

Nel comunicato della banca si informa che la tranche senior, con un rendimento di euribor a sei mesi +50 punti base (quindi al momento di poco positivo) è stata interamente ritenuta dall’originator, cioè dalla banca stessa, e non ceduta a terzi sul mercato. Ci sarebbe da dire qualcosa anche sul dimensionamento del tranching, con la parte senior che ha dimensione enorme rispetto alle altre due, ma quello è frutto delle ipotesi di perdita e valore di recupero, fatte da chi ha costruito l’operazione.

Che significa tutto ciò, quindi? Che il Creval si è di fatto liberato di 1,4 miliardi di sofferenze lorde, mantenendo come investimento ampia parte delle sofferenze, reimpacchettate nella cartolarizzazione. Stessa operazione fece lo scorso anno la Banca Popolare di Bari. Se volete sapere cosa è la garanzia pubblica delle Gacs, potete leggere qui. C’è una cosa che ci chiediamo, come contribuenti: che accadrebbe se le perdite sul portafoglio di sofferenze, in caso venissero azzerate la tranche junior e quella mezzanina, arrivassero a colpire il valore della senior? Che scatterebbe la garanzia pubblica, vien fatto di rispondere.

Cioè lo Stato rimborserebbe il detentore della tranche senior, per la differenza tra il valore finale delle note e quello nominale di emissione. Ricordiamo che il detentore della tranche senior è la banca stessa. Ciò pare sia consentito dalla legge sulle Gacs, che è erogata a “condizioni di mercato”, perché la banca paga al Tesoro una garanzia basata sul prezzo dei suoi credit default swap. Forse le “condizioni di mercato” sarebbero state pienamente soddisfatte impedendo all’originator di tenersi in portafoglio la tranche senior garantita dallo stato, ma sono dettagli e forse siamo troppo fissati con questo c. di mercato sempre tra i piedi. E comunque è andato bene alla DG Comp della Ue, chi siamo noi per contestare?

Ciò premesso, siamo certi che la qualità del portafoglio di sofferenze della banca consentirà il lieto fine dell’operazione e di tenere indenni i contribuenti italiani. Si deve dire così, in modo apotropaico, giusto?

Questo articolo è stato pubblicato qui

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