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Sofferenza cronica in Italia. "Ti ammalerai con dolore"

Negli ultimi dieci anni è aumentata in modo significativo la diffusione del dolore nel nostro Paese ma, contestualmente, non sembra essere migliorato l’approccio terapeutico. 

È il quadro che emerge da una recente indagine condotta da Movimento Consumatori, in collaborazione con il centro studi Mundipharma. L’87% degli intervistati afflitti da una condizione di sofferenza convive con questa da oltre 6 mesi, con forti ripercussioni sul lavoro e il benessere psicofisico.

Anche sul fronte delle cure si evidenziano criticità, come il continuo abuso di Fans (antinfiammatori non steroidei), nonostante i loro noti effetti collaterali, e un sottoutilizzo di farmaci oppioidi. Il risultato è che 4 pazienti su 10 si dichiarano insoddisfatti delle terapie.

Circa la metà degli italiani soffre di un dolore cronico, che è legato in genere a patologie di natura artrosica e, nella maggior parte dei casi, si protrae per parecchi mesi.

Nonostante il 90% dei pazienti sia colpito da una sofferenza di intensità moderata-severa, 1 su 3 non riceve alcun trattamento; chi segue invece una cura antalgica spesso assume terapie non appropriate, che si caratterizzano per un impiego ancora limitato di oppioidi e un uso eccessivo di farmaci antinfiammatori non steroidei, gravati dal rischio di eventi avversi a carico di stomaco e cuore.

La ricerca, svolta su un campione di oltre 2.200 italiani di età adulta (52,5% donne), è stata condotta sia attraverso la compilazione di un questionario online, pubblicato sul sito di Movimento Consumatori, sia tramite interviste face to face realizzate dai volontari alle persone che accedevano agli sportelli associativi presenti in 8 città italiane.

Analizzando nel dettaglio i risultati della ricerca, si scopre che il 46,4% del campione deve fare i conti con un dolore cronico che, nell’87% dei casi, perdura da almeno 6 mesi. La sua causa principale è una forma di artrosi (49,8%), seguita da mal di testa/emicrania (19,9%) e artrite (14,4%), mentre un’origine oncologica si riscontra solo nel 4% dei rispondenti.

Ma come vengono curati oggi gli italiani afflitti da una sofferenza cronica?

Innanzitutto, l’indagine ha rilevato che, in quasi il 60% dei casi, la sintomatologia dolorosa non viene misurata in maniera costante durante ogni visita, contravvenendo così a quanto stabilisce la stessa legge 38, che invita a monitorare regolarmente l’andamento del dolore per poter impostare una corretta terapia antalgica.

Inoltre, il 33% del campione che lamenta una qualche forma di sofferenza fisica non riceve alcun tipo di trattamento, mentre a coloro che sono sottoposti a un regime terapeutico vengono spesso somministrate cure inappropriate.

Anche quando il dolore cronico aumenta di intensità, infatti, in oltre il 51% dei casi si continua a ricorrere ai farmaci antinfiammatori non steroidei, il cui impiego è sconsigliato nelle terapie di lungo periodo da numerose linee guida e dalle autorità regolatorie italiane (Aifa) ed europee (Ema), a causa dei gravi danni che possono determinare a livello gastrico e cardiovascolare.

Al contrario, gli oppioidi forti, farmaci d’elezione per il trattamento del dolore sia moderato che severo, sono utilizzati, rispettivamente, soltanto nel 6,6% e nel 21% dei casi.

“Dalla ricerca emerge una situazione italiana ancora preoccupante”, commenta Vittorio Schweiger, ricercatore universitario e direttore struttura semplice Terapia del Dolore, presso l’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona:

“E’ aumentata in modo rilevante la percentuale di cittadini con dolore persistente; vi è inoltre una prevalenza di patologie artrosiche, come mal di schiena o problemi alle articolazioni, e una sofferenza di grado severo in quasi metà degli intervistati.

Nonostante molto si sia fatto per divulgare la cultura della valutazione del dolore – prosegue Schweiger – tale aspetto è ancora sottovalutato, con una rilevante percentuale di pazienti in cui la sofferenza non viene mai misurata o misurata raramente, impedendo di fatto un trattamento puntuale e un monitoraggio costante della sintomatologia.

Inoltre, il consumo di Fans in Italia risulta ancora troppo elevato, benché questi farmaci debbano essere utilizzati solo per breve tempo, a causa del marcato aumento del rischio di eventi cardiovascolari. Al contrario, oggi le evidenze scientifiche suggeriscono di trattare il dolore moderato-severo con bassi dosaggi di oppioidi forti, più efficaci e con minori effetti collaterali.

Sicuramente occorre compiere ancora un grande sforzo per sensibilizzare gli operatori sanitari sulla valutazione del dolore e sull’appropriatezza del suo trattamento, quale obiettivo etico e assistenziale fondamentale per assicurare una migliore qualità delle cure erogate”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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