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Skopje - Rischio Kossovo per la Macedonia

La tensione tra le due etnie è al massimo dopo l'uccisione di cinque macedoni slavi.

Torna la violenza in Macedonia e ora un po’ tutti, nella più meridionale delle province dell’ex Repubblica federale di Jugoslavia, cominciano ad aver paura e temono che possano ritornare i tempi bui del 2001 quando per un pelo non si ripeterono i tremendi fatti del Kossovo.

Tra l’altro, infatti, gruppi di facinorosi macedoni di etnia slava, in tutto circa mille persone, hanno inscenato una violenta manifestazione di fronte al Parlamento reclamando immediata giustizia per i cinque morti della strage del Venerdì Santo ortodosso.

In un villaggio nelle vicinanze della capitale, infatti, nella serata dello scorso 13 aprile quattro giovanotti di stirpe slava ed un quarantacinquenne, forse testimone scomodo dell'eccidio, sono stati trucidati in maniera feroce per motivi oscuri. Secondo il tam tam popolare si tratterebbe di un eccidio etnico avvenuto per mano di assassini albanesi. Secondo la Polizia, invece, potrebbe anche trattarsi di un regolamento di conti tra due bande mafiose locali interessate al controllo del traffico di esseri umani e di droga dall'Oriente verso gli Stati dell'Unione europea.

Non è infatti un mistero il come queste rotte di traffici illeciti ora risalgano i Balcani per poi entrare nel territorio dell'Europa unita dalla Slovenia o dall'Ungheria, piuttosto che affrontare incerte rotte nautiche tra Turchia, Grecia, Italia ed Albania. Tali traffici criminali sono controllati dalle potenti mafie slave ed albanesi in sinergia con la 'ndrangheta italiana, la più temibile di tutte a livello continentale. Nonostante, dunque, l'incertezza sul movente della strage, la maggioranza dei macedoni, un colpevole ed un movente lo hanno già trovato: sono stati sicuramente gli albanesi, che rappresentano il 25% della popolazione della Macedonia che assomma a due milioni di abitanti, per motivi di odio etnico, dicono infatti.

Gli slavi macedoni puntano il dito sulla più inquieta e numerosa delle loro minoranze, assegnando al giorno scelto dagli assassini per compiere il loro macello, il Venerdì che precede la Pasqua ortodossa, una forte valenza simbolica. Troppo spesso nei Balcani i simboli hanno rappresentato l'essenza delle cose e sono stati presi a pretesto per l'organizzazione di ogni genere di nefandezza.

In effetti la stragrande maggioranza del mezzo milione di macedoni di etnia albanese risiede nella zona di Tetovo, il cui nome probabilmente ha origini illiriche, ed all'interno del disegno della Grande Albania, perseguito qua come a Tirana o a Pristina dagli estremisti nazionalisti, è prevista la sua ricongiunzione con la madre Patria. Gli albanesi residenti al di fuori dei confini nazionali, infatti, lamentano di essere sistematicamente discriminati a scuola come sul lavoro o nella vita di tutti i giorni e credono di poter porre fine alle loro sofferenze solamente ricongiungendo le terre da loro abitate all'Albania. A far loro da contraltare il pan-nazionalismo e l'orgoglio slavo.

Troppe volte in Macedonia, negli ultimi anni, nonostante i fragili accordi di pace di Ocrida si è sfiorato l'irreparabile ed ancora ieri mattina un non meglio precisato esercito per la liberazione degli albanesi occupati ha lanciato, dal nord del Kossovo, contro il Governo di Skopje, un ultimatum: se entro due settimane la Polizia macedone non leverà le tende dai villaggi abitati dagli albanesi loro l'attaccheranno militarmente, dicono. È ancora al vaglio dei servizi segreti macedoni ogni verifica circa l'autenticità del messaggio.

L'altra sera, per la cronaca a Skopje si sono contati cinque feriti, tra cui due poliziotti, e dieci arresti, tra cui tre minorenni, avvenuti durante feroci scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, scoppiati quando i mille manifestanti hanno cercato di dirigersi verso il quartiere albanese di Bit Pazar.

Sicuramente molti in Macedonia come a Tirana sono i politici interessati a gettare benzina sul fuoco: il ministro degli Interni macedone, Gordana Jankulovska, è, purtroppo, tra questi tanto che, in ordine alla strage del tredici Aprile, ha dichiarato che "le vittime sono state scelte a caso in ragione della loro etnia" contraddicendo così la prudenza espressa dagli investigatori. In questo clima di tensione, mentre il croato Stipe Mesic ha annullato la sua visita a Skopje, il Presidente albanese Bamir Topi è giunto oggi in visita ufficiale per tre giorni nella Repubblica di Macedonia su invito del Presidente macedone Gjorgje Ivanov. A capo di una delegazione ufficiale Topi incontrerà il suo omologo Ivanov, il Primo Ministro Nikola Gruevski, il Presidente del Parlamento, Trajko Veljanovski ed alcuni leader dei partiti politici albanesi, allo scopo di indurli alla calma.

Il ricordo del Kossovo è ancora dietro l'angolo.

 


 


 


 

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