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Sistema fiscale e Democrazia

Secondo quanto riportato dallo studio curato dall’economista Richard Murphi, docente di economia ed esperto fiscale, pubblicato agli inizi del 2019 dalla University of London dal titolo “The European Tax Gap” – l’Italia è il primo tra i Paesi UE per evasione fiscale. I dati presi a riferimento dallo studio pur se al 2015 sono attuali. 

L’evasione fiscale in UE ammontava nel 2015 ad oltre 823 miliardi di euro, oltre il 23% della cifra è da attribuire all’Italia dove l’evasione sfiorava i 200 miliardi di € seguita da Germania, Francia, Regno Unito e Spagna. Dal rapporto Eurispes del 2016 si evince che l’Italia ha un PIL sommerso pari a 540 miliardi di € ai quali vanno aggiunti almeno altri 200 miliardi derivanti dall’economia criminale. Dal Rapporto sull’evasione fiscale del Ministero dell’economia basato sui dati Istat il dato della sola evasione oscilla tra i 255 e i 275 miliardi di €. Sono cifre che fanno impallidire in considerazione delle criticità che interessano la finanza pubblica. Il sistema di prelievo fiscale è stato sempre utile per misurare il livello di fiducia tra Stato e sudditi e il livello di giustizia sociale. Le rivolte sono sempre state contro l’esosità del fisco. La rivolta dei baroni inglesi contro re Giovanni senza terra, dalla quale scaturì la Magna Charta, fu rivolta fiscale.

Stessa cosa dicasi delle jacquerie medievali, delle rivoluzioni inglesi del XVII secolo, della guerra di Indipendenza che portò alla nascita degli Stati Uniti, della stessa Rivoluzione francese del 1789. Il sistema fiscale è la base dei sistemi Liberali nati sull’onda della Rivoluzione francese. Il diritto di elettorato attivo e passivo è stato per lungo tempo legato al pagamento dei tributi allo Stato. Data l’importanza che il sistema fiscale riveste per tutti i sistemi politici la domanda alla quale voglio provare a dare una risposta è “perché un livello così alto di evasione?” Dalla lettura dei dati appare poco credibile affermare che l’evasione dipenda dalla pressione fiscale.

Essa in Italia è del 42,50% con una evasione che si attesta tra il 16 e il 18% del PIL, la Francia con una pressione fiscale del 48% è il terzo Paese UE per livello di evasione; la Germania ha una pressione fiscale del 36,20% ed è il secondo Paese per evasione fiscale in UE; nel regno Unito la pressione fiscale è al 35,20% del Pil ed è il quarto Paese per evasione fiscale; l’Austria con una pressione fiscale del 42,50% e la Svezia del 44% non hanno problemi di evasione fiscale. Le ragioni dell’evasione fiscale sono quindi da ricercare non nel livello di pressione fiscale ma in altre cause.

La questione fiscale ha iniziato ad interessare il dibattito politico a partire dagli anni ‘70 con il Rapporto della Trilaterale e con l’ascesa del pensiero neoliberale di von Hayeck e Friedmann. La crisi economica degli anni ‘70 secondo le analisi condotte da diversi economisti neoliberali è stata attribuita alla pressione fiscale esosa e all’espansione dei compiti del Welfare State. Sul finire degli anni ‘70 l’economista marxista James O’Connor pubblicava un saggio dal titolo “La crisi fiscale dello Stato” che venne utilizzato dagli economisti neoliberali in modo strumentale per dimostrare come solo riducendo la pressione fiscale fosse possibile riavviare gli investimenti privati a far ritornare a crescere l’economia.

A sostegno della tesi che l’elevata pressione fiscale fosse la causa della crisi economica dovuta alla contrazione degli investimenti privati sono intervenuti diversi economisti. Tra questi ricordo Laffer con la sua “curva” e i teorici del “trickle-down”, i quali sostenevano che solo riducendo la spesa pubblica e la pressione fiscale fosse possibile far ritornare a crescere il PIL con effetti positivi su tutte le componenti sociali. Queste teorie, sull’onda della vittoria di Reagan negli USA e della Tachtcher nel Regno Unito, divennero fonti di ispirazione politica in tutti i Paesi occidentali. In Italia la questione fiscale viene ad essere posta inizialmente dalla Lega ed in seguito fatta propria da Forza Italia e dal suo leader fondatore: Silvio Berlusconi. Presidente del Consiglio per ben due volte fece della lotta contro la pressione fiscale e a favore degli evasori una delle sue battaglie politiche.

E’ di questi giorni l’ultima esternazione di Berlusconi a proposito della previsione del carcere per i grandi evasori, considerata un vero e proprio attentato alla libertà individuale. Mostra così di aver dimenticato che la norma già esiste nel nostro ordinamento e che la questione attuale è solo nel ridurre l’importo evaso che porterebbe al carcere e che negli USA le pene per chi evade, non solo sono severissime, ma vengono anche applicate. Da quanto ho esposto la questione fiscale non ha nulla a che vedere nemmeno con le politiche di crescita economica e di sostegno agli investimenti privati. La crisi economica del 2007 – 08, dalla quale il sistema economico non è ancora uscito, prova chiaramente che le ragioni sono di tipo ideologico e culturale.

L’evasione fiscale intesa come una vera e propria rivolta contro lo Stato in Italia ha attecchito più che in altri Paesi trovando terreno fertile sicuramente in alcune inefficienze dello Stato, nell’alto livello di corruzione che ha interessato la Pubblica Amministrazione, nella criminalità organizzata, ma soprattutto nello scarso senso civico che interessa la Società italiana e nel sentirsi poco o per nulla parte della comunità più vasta rappresentata dallo Stato – Nazione italiano. Come ho scritto in precedenza alle rivolte fiscali è sempre seguito un diverso Contratto sociale che ha portato alla nascita dello Stato liberale del XIX secolo trasformatosi successivamente in Democratico e Sociale. Contratto sociale che per quanto riguarda il nostro Paese è rappresentato egregiamente dalla Costituzione del 1947 in merito voglio ricordare quanto prescrive negli artt. che vanno dal 29 al 54. 

Per quanto riguarda l’Italia il pensiero neoliberale ha alimentato una vera e propria cultura dell’evasione fiscale diventata come strumento per l’affermazione individuale in un sistema dove viene continuamente invocato il mercato come strumento per risolvere le inefficienze dello Stato. La cultura dell’evasione fiscale è stata avallata ed ispirata da una classe politica che invece di mettere mano alle inefficienze della P.A. ha ridimensionato le funzioni dello Stato, ma non all’insegna di una spesa pubblica più efficiente ed efficace; si pensi al settore della Sanità. L’aver introdotto strumenti di tipo privatistico nell’erogazione di servizi pubblici di interesse sociale non ha ridotto nè la spesa pubblica, nè il debito pubblico e nemmeno la pressione fiscale. Gli interventi in materia fiscale introdotti a partire dagli ‘90 sotto l’influenza del mantra neoliberale hanno finito solo con l’alimentare posizioni di rendita facendo crescere povertà e disuguaglianza sociale. I provvedimenti che il Governo Conte si appresta a varare con l’approvazione della Nota di Aggiornamento del DEF meritano particolare attenzione. Prevedere il carcere per i grandi evasori ( la soglia iniziale da 50.000,00 € dovrebbe essere portata a 100.000,00 €) deve essere un messaggio forte capace di invertire la cultura dominante. Oltre che su questo aspetto il provvedimento, che più di altri potrebbe segnare un fattore di rottura rispetto al contesto, è l’introduzione di una sorta di premio per chi utilizza strumenti di pagamento tracciabili.

La previsione di un tale intervento rompe la complicità che si crea nell’evadere il fisco tra acquirente e prestatore o venditore. Quante volte succede che nell’acquistare una prestazione sanitaria privata di fronte all’opzione con o senza fattura si sceglie la seconda possibilità pagando in nero e ottenendo uno sconto? In questo modo si ribalta il paradigma dominante rappresentato dalla cultura dell’evasione, con lo Stato che pone in termini nuovi il rapporto con i cittadini. In conclusione la lotta all’evasione fiscale se condotta seriamente è lo strumento principale attraverso il quale è possibile ricostruire un rapporto di fiducia tra Stato e Cittadini. Come si evince dai fatti storici che ho citato è sulla questione della giustizia fiscale che si fonda la legittimità dello Stato, per questa ragione la battaglia che il M5S e il Governo Conte stanno conducendo sul tema è fondamentale per la stessa tenuta della Democrazia nel nostro Paese. I veri ed unici eversivi sono coloro che a diverso titolo continuano ad alimentare la cultura dell’evasione. Dietro tale cultura si nascondono ingiustizia sociale, crescenti disuguaglianza e tutela dei privilegi.

Foto: Pixabay

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