Siria: aspettando il discorso di Assad

Con la rivolta scoppiata in alcune città, anche la Siria sembra entrata nel girone delle rivolte arabe. Come già si è potuto vedere ogni paese arabo ha una situazione peculiare, un'opposizione sociale più o meno forte e ogni regime fa storia a sé.

In Siria potrebbe essere proprio il presidente Assad a trarre vantaggio dalla situazione e le dimostrazioni di ieri in suo favore raccontano una storia diversa da quella di Tunisia ed Egitto, dove pure i regimi avevano provato ad organizzare contro-manifestazioni fallendo miseramente.

Per Assad invece si sono radunate folle oceaniche a detta di tutti gli osservatori. C'è stata una mobilitazione organizzata dal partito Baath, permessi pagati concessi ai lavoratori per potervi partecipare senza perdere la retribuzione, ma è chiaro che se il presidente non godesse di un qualche consenso reale, non sarebbe stato possibile nulla del genere.

Assad ha la fortuna di essere visto come un riformatore osteggiato dal partito e come leader involontario, essendogli toccato in sorte un ruolo al quale era destinato il fratello, morto prematuramente. La sua successione al padre ha evitato una lotta interna al regime, conservando equilibri che durano da decenni, ma proprio quegli equilibri si sono poi rivelati ostili ai cambiamenti che comunque Assad ha provato ad introdurre fin dal 2001, venendo però rimbalzato dai vecchi amici del padre. La sua immagine pubblica resta quella di un "giovane" di buon animo ostaggio dei vecchi amici del padre.

Se in Egitto è stato l'esercito ad assumere il ruolo di garante di una transizione più o meno pacifica, in Siria potremmo vedere proprio lo stesso Assad proporsi al popolo come garante del cambiamento, con buone possibilità di essere accettato come tale.

Oggi Assad terrà un discorso alla nazione molto atteso, dal contenuto del discorso e dalle reazioni che susciterà si potranno trarre utili indicazioni sulla sua volontà riformatrice, sulla sua forza politica e sugli attuali rapporti di forza nel paese.