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Sfogliatella e pizza mangiata in strada a Napoli

La recente stretta di rigore per covid che vuole trascorrere anche questo Natale con noi, è di non consumare in Campania cibi o bevande da asporto per la strada è una mazzata di non poca portata a quel turismo che pur oggi esiste e resiste nella nostra Regione, che brulica sapientemente con quei depliant tra le mani tra quei musei, tra le strade del centro storico, che vive e fa vivere in una città piena di vita di colori ed odori.

Li dove quel mare si mescola col cielo e tutto diventa poesia,maestria di una regista che resta solo la natura. In quella città che tanti artisti professionisti e uomini di spettacolo ha creato, forgiato e dato quel successo con quel suo humus, popolarità poi diventata importante e internazionale per una rigogliosa crescita sia interiore e sia nella vita. La sfogliatella, il babà i dolci caretteristici napoletani, la pizza a portafoglio, come i panuozzi di Gragnano e tanto altro inclusi quegli aperitivi serali chiamati spritz consumati all'aperto son diventati improvvisamente banditi da quel clima festaiolo di sempre della movida ed in particolar modo sotto quste feste nelle quali quel flusso turistico è giocoforza trainante un'economia da riprendere sperata per molti ristoratori. Pizzaioli, pasticcieri e altri che hanno sperato nelle loro "vetrine" per il compra e mangia fuori, in particolare per la famosa pizza a portafoglio cui da non giovane napoletano ho ancora ricordo nostante le tantissime mangiate sin dall'adolescenza ho ancora quel piacere a degustarla quando posso fermandomi a pochi metri come tanti da quelle vetrine incantatrici.

Sono, siamo zingari? Ma il piacere di mangiare una pizza a portafoglio magari che ti scotta un po' il palato perché fumante? Vuoi mettere.... Ma questo è normale in tutta la nostra penisola ed in particolare in quelle regioni che producono specialità gastronomiche sweet da comprare da gustare per strada, che dire allora dalla Sicilia per i dolci, alla ciaccino per la Toscana, ai rustici al formaggio per il Molise, e tante altre. Non si può tra l'altro, quando già ci sono quelle fisiologiche file a quelle bontà napoletane consumare all'interno di quei locali spesso non grandi e finalizzati solo alla vendita ab consumo immediato fuori da quelle mura o asporto .

Una fila per prendere e pagare nel locale o fuori non permette una degustazione in loco ,ed anche se fosse possibile, per l'assembramento sarebbe ancora più grave e gioco forza impossibile . Evitare l'assembramento è cosa sana e giusta ma come asserito su Rai uno anche dal prof Bassetti sembra una tale misura sia di estremo rigore, detto da uno scienziato che ha come metro di paragone quel rigore, una misura che in particolar modo è una iattura per chi sperava di riprendersi un po' da quelle chiusure forzate di zona rossa di circa un anno fa. Vogliamo sperare che la maestria napoletana di quell'arte di arrangiarsi si mescoli con e tra quei turisti, e si trovino quelle soluzioni per gustare un qualcosa di unico, un qualcosa che si era già prefissato da assaporare, magari non su quel lungomare, nel centro storico, o quella collina di Posillipo ma mi auguro neanche non di nascosto magari sotto un androne di un palazzo come avrebbe fatto Totò. Antonello Laiso

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