Sex worker legalizzati in belgio
Che lavoro vuoi fare da grande?
È la classica domanda che ci viene fatta da bambini. Una volta, le risposte erano semplici e immaginative: ballerina, insegnante, calciatore… magari astronauta. Oggi, invece, qualcuno potrebbe rispondere: influencer.
Dal 1° dicembre scorso, però, almeno in Belgio1, alla famosa domanda si potrà rispondere: sex worker, cioè lavoratore o lavoratrice del sesso. Un termine più politicamente corretto per indicare prostitute e i loro omologhi maschili, in linea con quella tendenza che vuole il “netturbino” trasformato in operatore ecologico e la “cameriera” in collaboratrice domestica.
La normativa recentemente approvata in Belgio prevede che, da questo mese, i lavoratori e le lavoratrici del sesso vengano considerati dipendenti a tutti gli effetti. I datori di lavoro – un tempo chiamati, senza troppi giri di parole, magnaccia – dovranno riconoscere loro uno stipendio minimo, versare i contributi per la pensione, garantire il pagamento di malattia, maternità e ferie.
Fino a qui, tutto abbastanza ordinario. Ma la legge belga va oltre. Considerando i rischi specifici della professione, prevede alcune tutele aggiuntive:
- Il diritto di rifiutare determinati clienti o pratiche sessuali che non si vogliono accettare.
- L’obbligo di dotare le stanze destinate a questo lavoro di un pulsante d’emergenza, da usare in caso di pericolo.
- La presenza di un addetto alla sicurezza pronto a intervenire contro clienti particolarmente aggressivi.
Viene quasi da esclamare: finalmente un po’ di civiltà!
Eppure, una mia amica mi ha fatto notare una domanda che lascia spiazzati:
Se questo è giusto per i sex worker, perché le donne sposate o fidanzate – spesso vittime di violenza domestica – non hanno diritto a un pulsante d’emergenza nelle loro case? E a un energumeno pronto a proteggerle nella stanza accanto?
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Fonti e Note:
Foto: di alexey turenkov su Unsplash
1 – IL POST, 2 dicembre 2024, “Il Belgio ha riconosciuto il lavoro sessuale come lavoro”.
L’attività di prostituzione è legale anche in Germania e Paesi Bassi, tuttavia il Belgio è il primo paese che prevede le coperture assicurative e previdenziali.
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