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Serie A - Tanta voglia d’Europa

La zona Champions League è sempre più affollata: a parte le prime tre in graduatoria, oltre alle due romane ed al Milan bramano l'ingresso nella massima Europa anche le outsiders Atalanta, Sampdoria e Parma, trascinate da bomber d'eccezione come D. Zapata (domenica ne ha rifilati 4 al Frosinone), F. Quagliarella (quasi 36 anni e non sentirli...) e Y. Gervinho (le sue sgroppate ricordano Usain Bolt).


Intanto l'imminente nonché precoce cessione di K. Piatek, che, salvo ripensamenti dell'ultima ora, passerà dal Genoa al Milan dopo nemmeno 6 mesi dal suo arrivo in Liguria, innalza seri interrogativi sull'opportunità di tenere aperta la finestra di mercato invernale, che a volte rischia d'inficiare la regolarità del torneo e di essere deleteria per la passione dei tifosi, sempre più disorientati dalla schizofrenica girandola dei trasferimenti.

La ressa per un... seggio europeo

Se la memoria non mi tende una frode, mai prima di questo Campionato avevamo assistito ad un tale affollamento per infilarsi all'interno dell'ultimo varco d'accesso alla Champions League, per quello che appare una sorta di “bailamme” assolutamente inedito per il calcio nostrano. Oltre alle duellanti per lo Scudetto Juventus e Napoli, la cui presenza è ormai data per scontata, e il terzo incomodo dell'Inter, che non dovrebbe struggersi più di tanto per accodarsi alle prime della classe per assicurarsi il gradino più basso del podio, vi sono diverse compagini che al momento possono puntare con molto realismo al 4° posto, rappresentante l'ultima porta d'accesso per l'Europa altolocata.

In primis ci s'imbatte nella Lazio, che però è alle prese con una recessione che si sta prolungando oltremisura, e che alla lunga rischia di mandare all'aria i progetti allettanti del club e di far cadere in prescrizione la pazienza della società nei confronti di un allenatore, S. Inzaghi, che sembra già soffrire il logorio da panchina. Tuttavia la sensazione è che nel breve periodo i biancocelesti ritorneranno competitivi (ne hanno il potenziale), ripercorrendo le orme lasciate la scorsa stagione, quando fallirono l'obiettivo più ambito soltanto a causa della classifica avulsa (a vantaggio dell'Inter).

Fra le outsiders rinveniamo l'Atalanta, che, da quando ha in G. Gasperini il proprio “timoniere”, veleggia stabilmente in prossimità dei confini nazionali, godendosi orizzonti idilliaci. La squadra dell'ex tecnico del Genoa, dopo un inizio di campionato in sordina, ha ripreso a navigare egregiamente, riproponendosi in tutta sollecitudine fra le papabili per un posto in Europa, magari quella frequentata dalla nobiltà. Attualmente la Dea si è ricollocata alle pendici della zona sibaritica, e l'impressione è che abbia tutte le intenzioni di restarvici a lungo, confidando, perché no?, in un traguardo miracoloso come la qualificazione alle prossima Champions, sfuggitale alcuni anni fa a causa del regolamento vigente in quel torneo, che non permetteva alla 4^ classificata di entrare a far parte delle big del continente. Se i bergamaschi stanno vivendo l'ennesimo periodo magico dell'ultimo lustro lo devono sì al proprio condottiero, ma come potremmo esimerci dall'incensare un ragazzo come il colombiano D. Zapata? L'ex doriano in questo campionato sembra aver subito una metamorfosi innaturale; negli ultimi due mesi la punta della Dea si è trasfigurata, il suo rendimento è repentinamente mutato in positivo, sloggiando dai suoi standard abituali, trasferendosi su picchi da bomber d'altre epoche. La quaterna rifilata al malcapitato Frosinone effigia l'acme di uno stato di grazia inconsueto per un centravanti del terzo millennio, per uno score che attualmente gli permette di sgomitare addirittura con un certo C. Ronaldo per il Titolo di capocannoniere (14 reti per entrambi), alla pari dell'altro bomber che non t'aspetti, ovvero di F. Quagliarella.

L'ex attaccante della Juventus a 36 anni si sta smarcando magistralmente dalle insidie anagrafiche, dimostrando una volta di più di essere un virtuoso del gol, e di possedere le qualità idonee per trainare i blucerchiati molto in alto. In virtù delle sue reti, 14, la squadra di M. Ferrero e M. Giampaolo si accinge a presiedere l'adunanza delle compagini visionarie (nel senso buono del termine), che perlomeno mirano a destabilizzare le gerarchie classiche, considerate da molti inamovibili, costringendo l'aristocrazia a moltiplicare gli sforzi per rimanere in auge. Ma oltre a queste squadre appena menzionate sta profondendo un grande impegno per entrare nella “città proibita”, seppur con credenziali meno...credibili, il Parma di Y. Gervinho (le sue sgroppate ricordano Usain Bolt), anche se la vera meta dei gialloblù rimane una salvezza tranquilla. I ducali tuttalpiù potranno tentare nel finale di torneo di raggranellare qualche punto valido per il visto concernente l'ex Coppa UEFA, sempre che nel frattempo le altre non si siano allontanate troppo.

Non aprite quella porta... anzi... quella finestra

Fra i marcatori, intanto, detto dei bomber inattesi di Atalanta, Sampdoria e Parma, non posso non spostare lo sguardo sul caso inerente il polacco K. Piatek. Giusto qualche settimana addietro mi ero prodigato in elogi per la giovane rivelazione del Genoa, autore di prestazioni a dir poco encomiabili, inusuali per un esordiente in A. Finalmente il team 9 volte Campione d'Italia sembrava aver trovato il bomber che latitava da troppo tempo, colui che avrebbe potuto far impennare la fantasia di una tifoseria ormai disabituata a certi scenari. Ebbene, a quanto pare la società, facendosi beffe dei supporters, infischiandosene altamente del deterioramento qualitativo che si potrebbe arrecare alla rosa (non certo di prim'ordine), deridendo qualsivoglia codice etico, non è intenzionata a far rimanere a lungo sotto la Lanterna il prodigio venuto dall'EST, sacrificandolo già a gennaio, dopo nemmeno 6 mesi di militanza in rossoblù, ed il tutto in ossequio a presunte esigenze di bilancio, più verosimilmente per quella smania di denaro che sovente affligge i nostri “padroni del vapore”, spesso inclini ad assecondare politiche aziendali poco razionali, persino sconsiderate, figlie di una impulsività che mal si confà con i sani principi imprenditoriali, per non parlare dello spirito sportivo (non vorrei esser scambiato per un nostalgico idiota), che ormai è stato oltraggiato da decenni di vessazioni ininterrotte.

Insomma, per i sostenitori di certe squadre non di primo livello, come il Genoa appunto, la vita sa essere veramente ingrata. Non si fa in tempo a coccolarsi un campione che subito lo si vede emigrare con disinvoltura verso altri lidi. Scelleratezze delle società è vero, sempre meno sensibili ad onorare certe convenzioni morali e sempre più propense ad inseguire ossessivamente plusvalenze, ma francamente non sarebbe corretto stigmatizzare esclusivamente il comportamento dei Presidenti. Certi mali vanno ascritti anche agli organismi calcistici preposti, dall'UEFA alla FIGC, sino alla Lega, che non dovrebbero autorizzare una finestra di mercato così estesa (e priva di restrizioni) nel bel mezzo del torneo, creando una sorta di anarchia che in parte inficia la regolarità del torneo, che, specie per certe squadre (che a volte ne escono “snaturate” del tutto), risulta in pratica diviso in due tronconi, provocando una sorta di asimmetria “disgustosa” fra andata e ritorno, per un mercato di riparazione che, per come è concepito, rischia di far scivolare la nostra Serie A nel ridicolo, tramutandola in un circo di terza categoria. Un film di qualche anno fa invitava a...non aprire quella porta: in tal caso sarebbe auspicabile, invece, che non venisse aperta quella finestra.

Alberto Sigona

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