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Se punti al futuro, devi passare da Milano

In Italia se si guarda al futuro con la F maiuscola, non si può non immaginare Milano, la nostra città più europea, quella nella quale si concentra la massima parte del nostro capitale finanziario e dulcis in fundo, la nostra capitale morale e culturale, in questo contesto l’Expo2015 è solo uno dei tanti fattori che favoriscono nuova energia nel paese e che devono aiutarci a traguardare nuove sfide e cogliere nuove opportunità in primis quelle che seguiranno alla fine di questo incredibile e straordinario evento mondiale che fin d’ora devono farci riflettere su come si svilupperà la città ed il nostro paese nei prossimi 15 anni.

 Oggi immergersi nella realtà meneghina, piena di fibrillazioni e cambiamenti legati all’Expo, vedere strade e quartieri trasformati nel tentativo di interpretare i tanti temi delle smart city, dall’innovazione digitale, all’attenzione all’ambiente, alla costruzione e sviluppo di spazi verdi, come gli orti urbani, alla mobilità sostenibile, alle isole digitali, non possono non far emergere un sentimento di speranza agli occhi di un piccolo provinciale come me, che con occhi colmi di orgoglio nazionale, vede finalmente progresso, innovazione, modernità cambiare la faccia di luoghi e in qualche modo anche il “dna” culturale di chi vive ed abita in una città che sembra davvero appartenere all’Europa, ma purtroppo Milano è un vaso di pandora e se sul fondo c’è la speranza, la fiducia e la passione di molti che come me riescono a scorgere il futuro tra le strade e nei luoghi cittadini, non puoi non interrogarti su quella ipocrisia tutta italiana che abbina, la voglia dirompete di legalità, trasparenza, giustizia, agli infiniti e continui scandali, che attraversano quelle stesse strade e che in parallelo congelano il moto di rinnovamento sperato e a tratti intravisto.

L’Expo è ancora la più grande occasione che questo paese poteva cogliere e anche se molto è andato irrimediabilmente sprecato, nei ritardi, negli sprechi, negli appalti truccati, resta ancora tutta l’energia e la forza propulsiva non solo dell’evento, ma dei tanti giovani italiani, delle nostre imprese di eccellenza e di quella positiva cultura tutta nostrana che sta innovando nella tradizione locale interi settori, in primis quello agroalimentare e che candidano non solo in e per quest’anno il paese, ma soprattutto per il domani l’Italia a nuovo simbolo e portavoce di un rinascimento industriale fatto di PMI, recupero di territori, di patrimoni morali e di uomini e donne che giustamente stanno creando il futuro.

Quindi come finire, se non con un anelito di speranza, il 2015 probabilmente se saremo tutti coerenti, capaci e testardi non sarà la fine di un esperienza straordinaria come quella che stiamo vivendo con l’Expo, ma l’inizio di un nuovo percorso che vedrà a noi piacendo, l’Italia rinascere, anche dalle sue ceneri morali ed industriali e ritornare su alcuni temi come il centro di un Mondo, più a misura di uomo e forse più sostenibile per noi e le future generazioni.

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