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Se pensate che il diritto allo studio sia costoso, provate con Tremonti

Su lavoce.info, Federica Laudisa segnala che

Il fondo che finanzia le borse di studio per gli studenti universitari scenderà nel 2011 a 70 milioni di euro dagli attuali 96 milioni, tornando più o meno sui livelli del 1998. In Francia e in Germania la spesa annua per il sostegno agli studenti è di 1 miliardo e 400 milioni.

Inoltre, la forte carenza di posti letto in residenze universitarie per i fuori sede, problema cronico del nostro paese, rappresenta un elemento di freno strutturale alla mobilità studentesca, oltre a porre una rilevante ipoteca alla messa in competizione degli atenei.

Nel nostro paese, poi, esiste (ed è destinato ad aggravarsi) l’indecente fenomeno degli studenti assegnatari borsa di studio ma che non ne ottengono l’effettiva erogazione per mancanza di fondi: uno su cinque versa in questa situazione, che ricorda molto le lotterie del click per i rimborsi fiscali. Da ultimo, la forte eterogeneità territoriale delle erogazioni, che probabilmente si spiega con il fatto che la spesa per interventi e servizi agli studenti universitari, inclusa una quota parte di quella per borse di studio, grava sulle regioni.

Un paese che sta lentamente morendo di tagli lineari, per l’incapacità della propria classe politica, dovrebbe prendere coscienza che altrove si è proceduto in modo del tutto differente, tentando di preservare e aumentare le erogazioni sulle voci di bilancio pubblico a maggiore criticità, quali infrastrutture, ricerca, istruzione. Ma forse il “comune sentire” della maggioranza degli elettori di questo paese considera l’investimento in ricerca e cultura un optional, il famoso “panino alla Divina Commedia“, per usare la greve espressione dell’uomo più incensato dai media italiani.

C’è solo da sperare che almeno la frangia più intelligentemente liberista di opinione pubblica riesca a sottrarsi al nuovo giochino di società, che prevede di spellarsi le mani per ogni e qualsiasi taglio di spesa pubblica, in un cupio dissolvi di cui la storia ci chiederà conto.

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