Se Twitter fa la spia contro Occupy Wall Street. I tweet usati come prova in processo a New York

Chi fa la spia non è figlio di Maria e Twitter ha creato un precedente che potrebbe avere pesanti ripercussioni in tema di privacy e diritto di espressione online. Il social network ha infatti consegnato al tribunale penale di New York i messaggi inviati da un attivista del movimento Occupy Wall Street durante le manifestazioni dell’anno scorso.
La magistratura aveva ingaggiato un braccio di ferro con Twitter per ottenere i messaggi lanciati dal ventitreenne Malcom Harris tra il 15 settembre e il 31 dicembre 2011. Il giudice Matthew Sciarino, della corte criminale di Manhattan, sostiene che i tweet non sono tutelati dalla legge sulla privacy:
"Non possono esserci aspettative ragionevoli di avere della privacy riguardo ad un tweet inviato in giro per il mondo... un uomo va alla finestra, la apre e grida ad una ragazza: "Mi spiace di averti picchiata, per favore torna su". Al processo, la giuria chiama una persona che stava camminando per strada al momento del fatto. L'accusa domanda: "Che cosa ha gridato l'imputato?" Chiaramente la risposta è rilevante ed il testimone può essere convinto a testimoniare. Bene, oggi, la strada è un'autostrada informativa online, ed i testimoni possono essere provider, parti terze come Twitter Facebook, Instagram, Pinterest, o la prossima applicazione "hot" per social media..."
Cioè – in sostanza – il giudice Sciarino sostiene che tutte le comunicazioni sui social network siano esentate dal diritto alla privacy. Ergo, i tweet di Malcom Harris (e degli altri indagati) possono essere usati per dimostrare che il giovane ha partecipato agli scontri con la polizia e per identificare altri attivisti.
Twitter ha prima resistito e poi ceduto, quando il giudice ha minacciato di infliggere una pesante ammenda. Malcom Harris andrà a processo a dicembre. Rischia quindici giorni di prigione o 500 dollari di multa, ma la posta in gioco, evidentemente, è ben più alta.
Fonte: Le Monde
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