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Se 500 mila penne nere vi sembran poche...

Una tre giorni indimenticabile, quella vissuta a Bergamo dal 7 al 9 maggio in occasione della 83^ Adunata nazionale egli alpini. Un mito che si rinnova ogni anno per dire alla gente che il corpo degli Alpini non vuole essere famoso solo per le sue gesta eroiche in tutte le guerre in cui l’Italia è stata coinvolta, ma è anche quell’aggregazione di uomini senz’armi, dove prima di tutto, prevale "il tutti per uno ed uno per tutti". Attualmente questo storico corpo è stato soppresso con la eliminazione della leva militare obbligatoria, ma rimane come servizio militare assolto da volontari a ferma breve e lunga.

Chi vi scrive è stato arruolato nella storica Divisione Julia, negli anni 60, quando il servizio militare obbligatorio durava quei lunghi 18 mesi, trascorsi quasi interamente sui confini orientali della nostra penisola... e dove la tensione, causata dalla guerra fredda di quegli anni era ancora forte con la vicina Jugoslavia. Qualche scambio di pallottole, quando costoro ci vedevano a controllare i cippi di confine dell’alto Carso o sulla linea confinaria di Sella Nevea, nei pressi del valicodi Predel (il passo del Predìl), che la sua ripida discesa ti porta a Bovec, cittadina famosa per le gare di Rafting a livello mondiale (già cittadina italiana col nome di Plezzo Carnico)..scaramucce per farsi notare dentro le loro casematte e , come per dire, ci siamo pure noi da quest’altra parte...

Bergamo, una città di 130mila abitanti, ai piedi delle alpi Orobiche, città piena di industrie e di gente laboriosa, che ama da sempre gli alpini, in quanto parte integrante di questo territorio, ha visto sfilare nelle sue strade e piazze, comprese le prime periferie, centinaia di migliaia di alpini in congedo, che assieme ai loro familiari hanno portato tanta allegria, unitamente a quell’orgoglio che è insito in ciascuna penna nera. Una invasione pacifica di 400 mila alpini l’ha definita un giornale locale nella sua edizione di sabato, mentre in quella di domenica ho dovuto correggere all’insù tale cifra a 500 mila.
 
Tanti eravamo infatti e provenienti non solo dalle regioni italiane, ma anche da paesi lontani, come Australia, Argentina, Uruguay, Canada e Germania. Da tutti quegli stati, insomma, in cuiil fenomeno migrazione dal’Italia è sempre stato quantitativamente forte.Ben dodici ore di sfilata davanti al grande palco tribuna, dove nella mattinata erano ben in mostra il Capo di Stato Maggiore della Diesa, unitamente al ministro della difesa nazionale La Russa, che ha ricevuto qualche fischio seppure isolato, al suo ingresso ed uscita dalla tribuna d’onore.

 
La delegazione degli alpini più numerosa transitata con orgoglio sotto la tribuna è stata quella dell’Abruzzo, composta da ben ventimila penne nere, di cui circa la metà impegnati da oltre un anno in operazioni congiunte con la Protezione Civile, proprio nella sua terra martoriata da quel terremoto. "Finita la manifestazione e depositati i labari torneremo coi badili in mano a scavare e rimettere in sesto le migliaia di abitazioni parzialmente crollate", afferma Ciro De Franceschi, uno dei tanti alpini quassù presenti, classe 1968 del Battaglione L’Aquila. Anche questo sta a dimostrare che l’alpino, in guerra come in pace non si ferma mai.
 
Infine uno striscione grandissimo e portato a mano da quattro alpini anziani recitava "giovani di ieri e nonni di oggi... noi siamo gli alpini di sempre".
 

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