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Scandalo Datagate: una visione d’insieme

Divertente il caso Datagate: c’è chi si sbalordisce e cade giù dalle nuvole scoprendo che (orrore!) gli americani ci spiano. “Chi l’avrebbe mai detto!? Delle persone così per bene!” Poi c’è chi fa il super cinico e dice: ”Ma di che stiamo parlando? Tutti spiano tutti: non lo sapevate? Tutto normale”. Di istinto, daremmo ragione ai secondi sghignazzando dei primi. Ma le cose non sono così semplici.

Intendiamoci: è vero che tutti spiano tutti, come possono e non da oggi; è vero che tutti sanno di esser spiati, e chi è davvero stupito di quel che accade è un imbecille senza rimedio, ma di qui a dire che è tutto normale… ne corre.

Normale un accidenti! Stiamo distruggendo il diritto al minimo di privacy dei cittadini e voi dite che è normale? Stiamo manipolando i mercati finanziari come mai era accaduto prima ed è tutto normale? Stiamo ponendo le premesse di un conflitto devastante e vi pare normale?

Già a luglio avevo commentato il caso Snowden ipotizzando che il suo scoppio non fosse esattamente una coincidenza all’indomani dell’infelice incontro fra Obama e Xi Jinping nel quale il presidente americano aveva osato rimproverare al suo interlocutore le attività cyber del suo paese, dall’hackeraggio allo spionaggio. E lo scandalo in questione è prontamente intervenuto a dimostrare che gli Usa sono gli ultimi a poter parlare in materia.

La cosa, dopo il clamore iniziale e complice la calura estiva, era andata scemando e sembrava avviata nel dimenticatoio, salvo che per i problemi individuali di Snowden che non si capiva dove dovesse andare. Poi, in ottobre, il nuovo botto: gli americani spiano anche gli alleati e fra loro anche la povera Angela Merkel che (povera stella!) aveva speso ben 2.650 euro per una scheda telefonica non intercettabile e, invece, si vede lo stesso intercettata. E via con il diluvio di rivelazioni di questi giorni.

Persino la colf di villa Taverna che passa per essere il ministro degli Esteri italiano ha osservato che intercettare gli alleati “non è carino”. In effetti, gli americani non sono stati carini, ma si sa, i nostri gioviali “alleati” agiscono un po’ grossièrement. Ma, questa volta da dove viene il colpo? È un “rilancio” dei cinesi? Non credo: i cinesi hanno già avuto quello che volevano. Questa volta la cosa è iniziata in Francia e, come si dice a Parigi, pour cause!

Si dà il caso che i nostri gemelli latini, molto saggiamente, non gradiscano affatto il trattato economico Usa-Ue così come è formulato, soprattutto per i prodotti culturali (film, fiction, dvd, ecc.) e, già nei mesi scorsi avevano cercato di approfittare del caso Snowden per una battuta d’arresto nella ratifica del trattato. Ma David Cameron ed Angela Merkel risposero picche, forse ingolositi da quei 149 miliardi che gli americani dicono di voler investire in Europa (ne riparleremo).

Ora, a distanza di pochi mesi e, dopo le elezioni tedesche, con una Merkel meno condizionata dalle imminenti urne, Parigi torna all’attacco e dice che proprio la Merkel era spiata dagli infidi alleati d’oltre Atlantico. Ovviamente, la Merkel lo sapeva benissimo, dato che, per quanto non sia un’aquila, non poteva davvero pensare di essere al sicuro per aver preso una scheda da alcune migliaia di Euro. A non saperlo, semmai, era l’opinione pubblica tedesca che già non ama più di tanto gli yankee, per cui far passare il trattato in questo clima è già un po’ più difficile.

Dimenticavo di dire che i francesi sono gli unici europei ad avere un servizio segreto che si occupa seriamente di guerra economica e finanziaria, da almeno 15 anni e sono nettamente all’avanguardia sul tema (per farvi una idea vi consiglio di dare un’occhiata qui e qui).

Lo scandalo, peraltro, ha avuto un’ulteriore conseguenza: ha spostato i riflettori sulla National Security Agency, vero feudo repubblicano che ha conosciuto i suoi fasti nei giorni dell’amministrazione Bush jr e della nascita di Echelon che da essa dipende. Certamente Obama non ha gradito lo scandalo e ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma, visto che lo scandalo c’è e non si può mandare indietro, almeno si può cercare di cavarci qualcosa, magari con un bel repulisti in quel covo di repubblicani. I quali, peraltro, lo hanno capito perfettamente ed hanno reagito da par loro: “Sì, abbiamo intercettato, ma ce lo chiedevano gli ambasciatori in Europa.” Considerato il costume americano dello spoil system, per cui gli ambasciatori sono nominati ad ogni cambio di presidenza dal Dipartimento di Stato con il placet presidenziale, questo significa che è come dire che è lo stesso Obama, che ora fa tanto la verginella, ad averlo chiesto. Insomma volano gli stracci.

Poi i russi hanno avuto una idea magnifica: “Visto che le vittime dello spionaggio americano sono i poveri tedeschi, che farebbero bene a guardare sempre di più verso est, perché non si prendono Snowden che potrebbe essergli di tanto aiuto a difendersi dai cattivoni che li spiano?”.

Adesso viene fuori anche che il programma Prism serviva a violare tutte le chiavi d’accesso ai siti finanziari con le conseguenze che è facile immaginare… E vedrete che altro verrà fuori.

Il fatto è che quando si scoperchiano certe pentole poi c’è una folla di mani che cerca di inzupparci il pane. E qui, il goloso “ragù al Data Base”, come dicono i napoletani, “pippiava” già da almeno 20 anni e i casi “Echelon”, “airbus turco”, “Swift” ecc. erano già stati “sbuffi di vapore” molto profumato che facevano intuire quel che bolliva in pentola.

Ora tutti stanno cercando di uscirne in qualche modo, magari fingendo di credere che le nuove regole di comportamento che Obama ha promesso funzioneranno e tutto andrà a posto (figuriamoci!), ma al massimo otterranno solo una tregua momentanea in attesa della prossima ondata. Il mondo della globalizzazione è molto meno controllabile di quello bipolare e c’è sempre qualcuno che scombina il gioco degli altri.

Stiamo a vedere chi lo farà di qui a sei mesi…

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