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Santoro, quanto mi costi! E Brunetta?

Santoro, quanto mi costi! E Brunetta?

Dopo i mondiali in chiaro, finalmente anche le buste paga dei mezzibusti Rai in chiaro. Con i voti scontati della maggioranza e di una opposizione obnubilata è passato il commissione l’emendamento alla bozza del nuovo contratto di servizio con la Rai (a firma di Alessio Butti, perito della seta ed "esperto di comunicazione multimediale"), per cui, nei titoli di coda, compariranno i compensi di Santoro e della Gabanelli, di Floris e della Dandini, di Fazio e di Augias. Perché sono questi i nomi del mirino di Berlusconi e di Brunetta, i compagni miliardari da sputtanare coram populi.

Molto argutamente Phastidio.net - vicino alle posizioni del centrodestra - mette in evidenza la falsità e la faziosità di una simile operazione:

indicare solo i compensi dei conduttori ma non i ricavi prodotti dalla trasmissioni (il margine di contribuzione) è un perfetto non senso. Giovanni Floris percepisce 400.000 euro annui? Si, ma sostiene (fino a prova del contrario) che un solo blocco pubblicitario di una puntata di Ballarò copra i suoi compensi.

Ma questo è un discorso che non ha sfiorato nemmeno le eccelse menti dei commisari PD.

Con tutta sincerità non me ne può importare una mazza di quanto prende Santoro. Al limite mi importa di più sapere la misura delle tette di Simona Ventura, se sono sode o cadenti, o la circonferenza del capezzolo: questo sì che andrebbe nei titoli di coda dell’Isola. Per il resto, qualcuno ha mai letto chi è il costumista del Mattino su RaiUno, o la truccatrice di Milly Carlucci? Si dirà che sono due cose diverse, ma l’effetto soporifero e disturbante sarà il medesimo.

Volevano fare un’opera di trasparenza? Bene. C’è un sito Rai, che anche i nonnini possono consultare, dove si possono pubblicare i compensi del microfonista o dell’aiuto cameraman: che necessità c’è di metterlo nei titoli di coda? A meno che il compenso non sia considerato una componente artistica, come i personaggi e gli interpreti, gli autori della colonna sonora e gli studi di Cinecittà.

Stessa trasparenza non sarà - pare - applicata alle altre reti detenute dal padrone di tutte le tv, per cui non sapremo mai quanto prende Emilio Fede nonostante "la stagione delle prediche dal piccolo schermo - parole del PD Giorgio Merlo - accompagnate dal silenzio sui compensi è definitivamente chiusa". Questo diritto noi cittadini non ce l’abbiamo, nonostante paghiamo tutti il canone Mediaset, spalmato sul prezzo del Dixan e della Barilla.

E se proprio vogliamo parlare di trasparenza, pubblichino sulla Gazzetta Ufficiale quanto costa a noi cittadini un rutto di Bossi od una scoreggia di Gasparri: questo sì che ci interessa, oltre ovviamente a stipendio, indennità varie, chilometri in auto blu ed aereo gratuito, biglietto d’ingresso in tribuna all’Olimpico, gettoni di presenza nei diversi consigli di amministrazione, affitti agevolati della casa a Roma, mutui a tasso zero sulla seconda e terza casa, bruschette alla buffeteria del Transatlantico, parrucchiere parlamentare e chi più ne ha più ne metta.

Voglion fare i moralisti? Comincino da se stessi, tutto il resto è populismo demagogico, anche se viene dall’opposizione.

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