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Salta la tassa sulle borse di studio, ma resta alta la guardia

Non bastava il lavoro precario ad appesantire la situazione dei giovani ricercatori e specializzandi italiani, negli ultimi giorni si è discusso su un emendamento che nell'ambito del disegno di legge “semplificazioni tributarie” in discussione alla Camera dei Deputati avrebbe introdotto la tassazione Irpef sulle borse di studio percepite dai medici in formazione specialistica, i dottorandi e i corsisti in medicina generale. 

Con l’emendamento, avevano fatto sapere gli specializzandi, "si sarebbe modificata la situazione da contratto di formazione/borsa di studio (esente dall’ Irpef) a contratto di lavoratori dipendenti con tutte le conseguenze che ne derivano. Agli specializzandi però sarebbero preclusi i privilegi di diritto spettanti ad un lavoratore dipendente quali tredicesime ed altro". 

La proposta avanzata dal Governo, poi ritirata, prevedeva la tassazione del 15% di tutte le borse di studio al di sopra degli 11.500 euro lordi annui. I medici specializzandi avevano fatto vari calcoli su quanto questo avrebbe inciso: nella migliore delle ipotesi sarebbero stati sottratti 150 euro per ogni mensilità, una cifra importante per chi deve combattere giornalmente con la precarietà lavorativa che già nega l’accesso ai finanziamenti ed ai mutui per l’acquisto della prima casa.

Nella giornata di lunedì 16 aprile, la commissione Finanze della Camera aveva votato all’unanimità un emendamento al decreto di semplificazione fiscale che cancellava la norma sulla tassazione delle borse di studio, ma nonostante questo gli specializzandi in medicina ed i dottorandi decisero di invadere piazza Montecitorio con una manifestazione nazionale. La tassa sulle borse di studio, per ora, sembra accantonata, ma gli specializzandi sono preoccupati e chiedono di intervenire sulla formazione: "Abbiamo avuto garanzie dai parlamentari", spiega Walter Mazzuccodottorando alla Cattolica e presidente del segretariato italiano giovani medici, "che c'è un accordo del Parlamento con il Governo per non reintrodurre questa tassa. Siamo qui per chiedere che in futuro ci sia più attenzione alla condizione dei giovani medici".

Considerando quanto sta accadendo in questi giorni, si può affermare che è stato fatto un ulteriore passo indietro. I buoni propositi del governo Monti, che aveva esordito dicendo “quello che fa bene ai giovani, fa bene al Paese”, sono andati persi, sovrastati da provvedimenti e tassazioni che colpiscono prevalentemente le classi meno agiate ed in questo caso i giovani neolaureati che si affacciano per la prima volta nella difficile realtà lavorativa italiana. Tassare le borse di studio degli studenti specializzandi e dei dottorandi, che tra mille difficoltà portano avanti la ricerca in Italia, facendola collocare all’ottavo posto della graduatoria internazionale fornita da SCImago, avrebbe solo contribuito ad un allontanamento dei giovani dal mondo della ricerca, ma soprattutto accentuato il fenomeno della “fuga di cervelli”.

A conferma di ciò il ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca, qualche giorno fa, ha affermato che “la fuga di cervelli è un problema, ma se l'Italia non riesce a crescere, è giusto che i giovani vadano via”. Alla luce di tutto ciò ci si chiede quando arriveranno i famosi provvedimenti per incentivare il lavoro giovanile in Italia, per ridurre l’alto tasso di disoccupazione e fino a quando saremo competitivi? I tagli indiscriminati ai finanziamenti e agli stipendi penalizzano ed avviliscono proprio chi fa il suo dovere o persino più del suo dovere, come i ricercatori universitari che da anni, senza averne l’obbligo, tengono insegnamenti a titolo gratuito o con compensi simbolici. 

Gabriele Pitingolo

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