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Salento, non morire di sete e non inciampare sulle tue strade!

Un sentimento naturale e forte mi lega al Salento, la mia terra: qui sono nato e ho vissuto tra fanciullezza, adolescenza e sboccio dell’età giovanile, prima di partirmene, non ancora ventenne, per intraprendere l’attività lavorativa. In seguito, vi ho sempre fatto ritorno, in occasione delle vacanze e delle principali festività, per rivedere i miei familiari e riassaporare il contatto fisico con i luoghi, il mare, le scogliere, la campagna.
 
Giunto alla pensione, sono rientrato definitivamente, dimorando, secondo i periodi stagionali, a Lecce o a Marittima.

Non v’è dubbio che questa Provincia, con i suoi paesi e le sue coste, racchiude incomparabili bellezze naturali, unitamente ad eccezionali tesori d’arte; parimenti fantastica si può definire, nell’insieme, la gente che la popola. Di tale patrimonio, noi tutti dobbiamo essere contenti, orgogliosi e vigili custodi.

E però, non mancano, i punti di debolezza, in parte d’inevitabile autodeterminazione ed alimentazione, in parte frutto di negligenza, trascuratezza o, per lo meno, sciatteria comportamentale: negatività che fanno male.

Addirittura, alcune situazioni rivestono gravità macroscopica e, pertanto, occorre affrontarle rapidamente e metterle a posto, se si vuole salvaguardare, perpetuare e, possibilmente, vieppiù avvalorare quanto di mirabile e stupendo ci circonda.
Giusto nell’andante fase dell’anno, in estate, ricorre – e non si tratta della prima volta – la crisi idrica: non solamente campagne assetate, ma anche diverse località che usufruiscono dell’acqua in un arco orario risicato, spesso esclusivamente di notte, con disagi e sofferenze facilmente immaginabili.

Rimangono senza sostanziale esito le proteste e la stizza di residenti e turisti, i quali ultimi si sentono “ingannati”, come pure le riunioni, in varie sedi, dei pubblici amministratoti coinvolti: L’Acquedotto Pugliese, da parte sua, rinnova le solite obiezioni, ossia invasature sotto livello, condotte che disperdono oltre la metà del prezioso liquido, impossibilità di scavare, in determinate zone, nuovi pozzi, a causa del diffuso inquinamento delle falde. Al che, si limita a mettere a disposizione colonne d’autobotti per rifornimenti volanti dove c’è bisogno, un sistema, invero, che, sebbene precario e d’emergenza, con i chiari di luna che corrono bisogna in qualche modo utilizzare e non respingere, con sdegno, al proponente, come, nei giorni scorsi, è stato incautamente fatto da un consigliere comunale.

Ma, nel Salento, non si soffre solo la crisi idrica; imperversa, da anni, un’altra sorta di “epidemia” strutturale, non so stabilire se più o meno grave della prima calamità, ovvero lo stato pietoso delle strade, precisamente del fondo stradale all’interno dei centri abitati, nella pressoché totalità dei Comuni.

Parlare, nella fattispecie, di “manto stradale” suona come autentica presa in giro, si tratta di un susseguirsi di sconnessioni, gibboni, dossi, incrostazioni, avvallamenti, buche e buchette, un vero calvario, pericoloso e dannoso, per automobilisti e motociclisti.

Tra sobbalzi e scossoni al ritmo d’ogni millesimo di secondo, sono dolori per i mezzi condannati a simili forche caudine, sono sofferenze fisiche, talvolta fitte lancinanti, per le persone, danneggiamenti per schiene, colonne vertebrali e così via dicendo.
Senza considerare le folte schiere di turisti, nel Salento abitano in via continuativa oltre 800.000 persone e sono immatricolate alcune centinaia di migliaia d’autovetture: non ci vuole molto a configurare le dimensioni dei costi indotti dal pesante e diffuso ammaloramento della rete viaria.

A che cosa è ascrivibile tale sfacelo? Al riguardo, si può rispondere senza soverchie esitazioni: al mancato, regolare e doveroso ripristino del letto stradale, da parte di Enti e imprese, che, nel corso degli anni, hanno realizzato opere di scavi, canalizzazioni, condotte e interventi vari (Acquedotto Pugliese, Enel, Telecom, società del metano, direttamente o attraverso ditte subappaltanti).

Alla luce di ciò, vorrei suggerire a tutti i Comuni salentini di redigere un inventario preciso degli interventi posti in atto nell’ultimo decennio, dopodiché, convocando i responsabili degli Enti o imprese interessati, esigere che i medesimi provvedano a rimediare alle imperfezioni e inadempienze pregresse. Azione e confronto, da svolgere con piglio e forza, senza esitare, al caso, a far presente che la mancata adesione all’invito potrebbe costituire motivo d’esclusione dalle gare d’appalto di futuri lavori.
 

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