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Segni dei tempi che cambiano

Percorrendo una strada cittadina, sopra una serranda miseramente abbassata, mi è saltata all’occhio l’impronta, ossia solo il calco delle lettere che la componevano, dell’insegna, se si vuole infrequente e desueta, “RISOLATRICE”.

Mi è venuto inevitabilmente di pensare ai lunghi anni, forse decenni, durante i quali, dentro quella bottega, un artigiano, più esattamente un ciabattino, ha riparato, risuolato scarpe, sistemato tacchi, lucidato di gomito calzature magari annose, sino a farle ritornare, ogni volta, pressoché nuove.

Non c’è che dire, un lavoro umile, ma nel contempo dignitoso e, nel concreto, bastevole ai fini del sostentamento di una famiglia.

Eppure, almeno nella fattispecie, la parola fine ha prevalso. Peccato, in fondo, ciascun cliente si sentiva contento, provava un senso d’orgoglio nel far durare a lungo, con il prezioso aiuto giustappunto del calzolaio, un paio di scarpe.

Pochi numeri civici più avanti, lungo la medesima via, ecco affacciarsi e colpirmi con le sue vetrate trasparenti e la ricca illuminazione interna pur essendo pieno giorno, un altro locale, denominato “ARMANI CAFE’” (nulla a che vedere con la famosa griffe di moda), con una serie di vetrofanie a nuvoletta, ammiccanti “Caffè”, “Aperitivi”, “Piadine”, “Cioccolato e panna”, “Cornetteria” e una iscrizione, assai più grande, recitante “Tutti i venerdì dalle 17, aperitivo in english conversation, insegnante madrelingua, € 6”.

In questo caso, mi sono limitato a domandarmi quale e quanto apprendimento dell’idioma di S.M. britannica si possa realizzare transitando in un caffè, sia anche spendendo la bellezza di 11.618 cessate lire.

Non si tratta semplicemente che taluni furbi riescono a trovare spazi ad ogni latitudine e in tutte le congiunture economico – finanziarie, crisi comprese?

20 gennaio 2009

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