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Russia, due anni di accanimento giudiziario contro Navalny e i suoi associati

Nei due anni trascorsi dalle proteste di massa che hanno accompagnato l’arresto per motivi politici dell’attivista Aleksei Navalny (nella foto), le autorità russe hanno incessantemente tentato di smantellare il movimento di opposizione e di creare un clima di paura intorno ai difensori dei diritti umani.

Il punto lo fa oggi, con una dichiarazione pubblica, Amnesty International.

Tutto è iniziato il 2 febbraio 2021, quando un tribunale di Mosca ha mutato una pena che non prevedeva il carcere nei confronti di Navalny in due anni e otto mesi di prigionia, poco dopo ridotti di due mesi. In seguito, le autorità russe hanno iniziato a smantellare la Fondazione anti-corruzione e la Fondazione per la protezione dei diritti dei cittadini, fondate da Navalny, chiudendone gli uffici. Il 9 giugno le due organizzazioni sono state ufficialmente dichiarate “estremiste” e arbitrariamente messe al bando.

Nel marzo 2022 Navalny è stato condannato a nove anni di carcere per reati politicamente motivati tra i quali quello di “frode su eccezionalmente vasta scala”. Potrebbe attenderlo una condanna persino maggiore, poiché nel settembre 2021 è stato ulteriormente accusato di “creazione e direzione di una comunità estremista”.

Come se non fosse abbastanza, nell’ottobre 2022 le autorità russe hanno avviato nei suoi confronti un’ulteriore indagine per “promozione del terrorismo”, “finanziamento e promozione dell’estremismo” e “riabilitazione del nazismo”. Se venisse giudicato colpevole di queste accuse politicamente motivate, gli anni di carcere potrebbero salire a 30.

La maggior parte delle persone vicine a Navalny ha dovuto lasciare la Russia. Chi è rimasto rischia procedimenti giudiziari e altre rappresaglie.

Lilia Chanysheva, ex direttrice dell’ufficio di Navalny nella città di Ufa, 1400 chilometri a est di Mosca, è stata la prima persona arrestata, nel novembre 2021, per “creazione e direzione di una comunità estremista”. È in detenzione preventiva e rischia fino a 18 anni di carcere.

Nel dicembre 2021 due colleghi di Chanysheva, Vadim Ostanin e Ksenia Fadeeva, residenti nelle città di Barnaul e Tomsk, nella Siberia occidentale, sono state accusate di “organizzazione di una comunità estremista” e “creazione di un’organizzazione senza scopo di lucro che viola la personalità e i diritti dei cittadini”. Quest’ultima oscura accusa in passato era usata raramente ma ora viene levata frequentemente nei confronti dei sostenitori di Navalny.

Dal marzo 2022 Ostanin è in detenzione preventiva. Nello stesso periodo l’ex direttore tecnico del canale YouTube di Navalny, Daniel Kholodny, è stato arrestato per “partecipazione a una comunità estremista”. A sua volta, si trova in detenzione preventiva.

Nel dicembre 2022 Zakhar Sarapulov, ex direttore dell’ufficio di Navalny della città di Irkutsk, è stato condannato a un anno con la messa in prova.

Nel gennaio 2023 Elisaveta Bychkova e Yegov Butakov, ex coordinatori del movimento di Navalny della città di Arkangelsk, sono stati sottoposti a limitazioni alla libertà di movimento per un anno per poi vedersi ridotta la sanzione dopo aver accettato di collaborare alle indagini su Navalny.

Le minacce raggiungono anche chi è in esilio: se rientrassero in Russia, andrebbero incontro a procedimenti penali.

Leonid Volkov, ex direttore della rete regionale degli uffici di Navalny prima dello scioglimento dell’aprile 2021, è indagato per “creazione di una comunità estremista”, “giustificazione del terrorismo” e “coinvolgimento di minorenni in azioni pericolose”.

L’ex direttore generale della Fondazione anti-corruzione, Ivan Zhdanov, è a sua volta indagato per varie accuse di “estremismo”. Nel marzo 2021 suo padre, Yiri Zhdanov, un ex funzionario della regione di Arkhangelsk, è stato arrestato con l’accusa di “abuso di potere” e, nel febbraio 2022, condannato a tre anni di carcere.

Diversi altri associati a Navalny – tra i quali la portavoce Kira Yarmysh, Lyubov Sobol, Georgy Alburov, Ruslan Shaveddinov e l’avvocato Vyacheslan Gimadi – sono ricercati per “partecipazione a una comunità estremista” e altri presunti “reati”. Alcuni di loro, nell’agosto 2022, sono stati raggiunti da ulteriori accuse quali “diffusione di informazioni intenzionalmente false sulle forze armate russe” e “giustificazione del terrorismo”.

 

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