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Rosatellum bis | La fiducia è una cosa seria

Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Dopo la fiducia posta dal governo Renzi sull’Italicum è arrivata quella del governo Gentiloni sul Rosatellum bis. La decisione è stata presa al termine di una riunione del consiglio dei ministri, convocato d’urgenza, dopo la richiesta da parte del Partito Democratico di blindare la riforma elettorale e metterla al riparo dai voti segreti.

di Rocco Artifoni

Da quando vige la Carta Costituzionale sono gli unici due esempi di subordinazione della legge elettorale alla sopravvivenza del governo in carica, escludendo di fatto ogni possibile modifica al testo presentato. Prima di queste due forzature da parte del Partito Democratico sulla legge elettorale, per trovare un precedente bisogna risalire alla legge predisposta dall’allora sottosegretario alla presidenza del consiglio Giacomo Acerbo nel 1923. Fu voluta da Benito Mussolini per assicurare al Partito Nazionale Fascista una solida maggioranza parlamentare: anche allora per evitare problemi fu posta la fiducia da parte del governo.

Non c’è bisogno di aver studiato diritto costituzionale per capire che le regole per eleggere i rappresentanti del popolo in parlamento non dovrebbero avere nulla a che vedere con il governo. Quest’ultimo deve ottenere la fiducia del parlamento. Viceversa, il governo che mette la fiducia sulla legge elettiva del parlamento, crea un corto circuito logico e istituzionale. Sigillare il testo della legge che determina la modalità di composizione della primo degli Organi dello Stato indicato dalla Costituzione, è una scelta inqualificabile.

Come ha scritto il costituente Piero Calamandrei: “Queste forme di sprezzante rifiuto, colle quali la maggioranza ostenta di non degnarsi neppure di discutere gli argomenti dell’opposizione, mi sembrano, per la sorte del sistema parlamentare, più pericolose delle reazioni violente; è una specie di ostruzionismo a rovescio con cui la maggioranza, mirando a screditar l’opposizione, viene in realtà a tradire la ragion d’essere del Parlamento, nel quale il voto dovrebbe essere in ogni caso la conclusione di una discussione e non il mezzo brutale per soffocarla”.

Si potrebbe ragionare anche del contenuto della nuova legge elettorale (per esempio anche questa volta nella quota proporzionale le preferenze sono bloccate), ma – con l’apposizione del voto di fiducia – in Parlamento non c’è la possibilità di discutere nulla. Di fronte a questo muro, non resta che una semplice conseguenza logica: alle prossime elezioni gli elettori possono scegliere candidati che non appoggiano la linea della fiducia sulla legge elettorale. Poiché chi lega la legge elettorale al governo ha dimostrato nei fatti di non valere la fiducia dei cittadini che hanno a cuore il rispetto delle regole di una Repubblica democratica.

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