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Robert De Niro senior: tutti i demoni di un artista

Non stiamo scrivendo del celebre attore ma del padre di questi, Robert Henry De Niro, meglio noto come Robert De Niro Senior.

Questo è uno dei casi in cui la fama del figlio oscura quella del padre, che pure per un ventennio era stato pittore ben noto nel frizzante clima culturale newyorkese tra agli anni ‘40 e gli anni ‘50. Figura a lungo dimenticata ma che proprio De Niro ha voluto far riscoprire commissionando il libro Robert De Niro, Sr: Paintings, Drawings and Writings: 1942-1993 (2019) e con il docufilm di Perri Peltz e Geeta Gandbhir, Remembering the Artist Robert De Niro Sr del 2014.

Robert De Niro nacque a Syracuse il 3 maggio 1922, figlio di Helen O’Reilly e di Henry Martin De Niro, figlio di due molisani di Ferrazzano, Angelina Mercurio e Giovanni Di Niro emigrati dall’Italia nel 1887. Robert, maggiore di tre fratelli era un bambino prodigio nel disegno, tanto che nel 1933, all’età di 11 anni, iniziò a prendere lezioni al Syracuse Museum of Fine Arts, che gli offrì anche una delle proprie stanze per lavorare.

Il suo talento lo portò al Black Mountain College, tempio del Bauhaus americano, dopo la fine di quella scuola artistica in Germania con l’avvento del nazismo nel 1933. Qui divenne allievo di Josef Albers, grande teorico del colore e docente di arti visive tra i più influenti del XX secolo. Negli anni del college frequentava però anche la scuola estiva di pittura di Hans Hofmann a Provincetown in Massachusetts. L’incontro con il pittore bavarese, che seguì a New York, completò la formazione del giovane De Niro: Hoffman aveva infatti diffuso negli USA l’espressionismo, il cubismo e il fauvismo. Il rifiuto dell’eccessivo astrattismo, la pittura figurativa e l’uso deciso del colore rimasero sempre tratto distintivo del suo stile.

Nella scuola di Hofmann conobbe la scrittrice e pittrice Virginia Admiral: prima si trasferirono in un loft sulla 14a Strada est, poi in un appartamento sulla 8a Strada, ed infine si stabilirono in loft su Bleecker Street nel Greenwich Village. Si sposarono nel dicembre del 1942 e nell’agosto dell’anno successivo venne alla luce il loro unico figlio, Robert Anthony De Niro.

Furono gli anni del successo. I due vivevano in una sorta di “Comune”, circondati da intellettuali e artisti: Anais Nin, Henry Miller, Tennessee Williams e Robert Duncan. Fu proprio la Nin, per la quale lavorava la moglie come dattilografa di romanzi erotici, a presentare a De Niro l’esoterista e poeta beat Robert Duncan. De Niro si era già dichiarato omosessuale ma fu l’incontro con Duncan a separarlo definitivamente dalla moglie tra il 1944 e il 1945. Pittore ora completo, lavorò alla Fondazione Guggenheim, sponsorizzato dalla cofondatrice Hilla Rebay. Ammirato da Peggy Guggenheim, debuttò a 23 anni in una mostra collettiva al Museo, che raccoglieva i modernisti europei affermati e i membri dell’emergente gruppo espressionista astratto, quali Rothko, Pollock e Motherwell. Era il più giovane ma fu tra i più apprezzati. Il critico d’arte Clement Greenberg scrisse che “Guggenheim ha scoperto un altro giovane pittore astrattista importante” elogiandone su “The Nation” la forza, il temperamento e il grande controllo tecnico. Nel 1946 De Niro tenne la sua prima mostra personale alla galleria Guggenheim. Gran parte del lavoro di quegli anni andò però perduto in un incendio del suo studio nel 1949. Per tutti gli anni ‘50 tenne regolarmente mostre personali alla Charles Egan Gallery e fu presente nelle più importanti mostre collettive ed eventi di arte e design newyorkesi. Il poeta e critico d’arte Frank O’Hara, curatore del MoMa lo descriveva come uno dei pittori più potenti del tempo, essendo ogni sua mostra un successo.

Ma De Niro non era uomo da seguire il mercato, preferiva ricercare un proprio stile e seguire la propria ispirazione e quando la corrente espressionista americana con Pollock e Warhol in testa, si spostò decisamente verso l’astrattismo e la Pop Art, lui, che amava dipingere paesaggi, nature morte e ritratti non seguì quella via, scegliendo di rimanere ancorato alla lezione dell’espressionismo figurativo francese. Sempre più isolato nella comunità artistica e disilluso, alla ricerca di Matisse, Ingres, Corot, Rouault, Derain e poi dei surrealisti lasciò gli Stati Uniti nel 1960 partendo per la Francia. In tutti questi anni il rapporto con il figlio non era stato tradizionale ma il legame era forte e l’affetto sincero. Anche in Europa i due si videro molte volte. De Niro visitava musei, mostre e panorami ma nel 1965, dovette ritornare in USA nel 1965, soccorso dal figlio, in quanto in una situazione di salute e finanziaria precaria: viveva in una piccola stanza di un hotel sulla riva sinistra della Senna, dopo aver sperimentato anche la vita di strada del bohemien. Tornato in patria riemerse il colore e la luce nelle opere del pittore, ma era ormai finito ai margini di una comunità artistica in cui non si riconosceva più pienamente. Nel 1968 vinse la Guggenheim Fellowship e continuò ad esporre in gallerie e ad insegnare in scuole d’arte e college. L’ultima mostra fu nel 1990 alla Staempfli Gallery di New York e l’ultimo premio fu l’Honorary Degree al Briarwood College nel 1992.

Nel mercato dell’arte, dove il successo è misurato dalla fama internazionale e dai prezzi all’asta, la sua carriera potrebbe essere giudicata un fallimento date le premesse giovanili ma come diceva spesso al figlio, “i grandi artisti vengono sempre riconosciuti molti, molti anni dopo che sono scomparsi”.

Magari sarà proprio questo il caso: le sue opere fanno parte delle collezioni museali dei più importanti musei americani (dal MoMa al MET, dallo Smithsonian alla Galleria d’Arte di Yale) e grazie alla conservazione del suo studio di Soho a New York, voluta dal figlio, sono stati ritrovati anche i suoi diari privati (quattro quaderni scritti a partire dal 1963), base del libro e del film (oltre a un vecchio girato degli anni ‘70 fatto da un regista amatoriale con una Super 8 camera, fan del suo lavoro, e acquistato da Robert Junior).

Il quadro che emerge è quello di una personalità complessa, tormentata, a tratti depressa e alla perenne ricerca della “joie de vivre”. Un artista che ha vissuto in maniera conflittuale la sua omosessualità e che spesso si sentiva a disagio con i propri pensieri, sensazioni ed emozioni. Un’altalena continua tra orrore ed estasi per la vita. Il lavoro di recupero della figura di padre e di artista, patrocinato da De Niro è importante e include anche la creazione, nel 2010, del Robert De Niro Sr. Prize, un premio annuale di 25000 dollari dedicato a “un artista americano a metà carriera dedito alla ricerca di eccellenza e innovazione nella pittura.” Grazie alla notorietà del figlio, Robert De Niro è stato conosciuto anche in Italia: nel 2004 più di 40 opere del pittore italo-americano sono state esposte al Museo Hendrik Christian Andersen di Roma, provenienti dalla galleria Salander-O’Reilly di New York a lui dedicata e voluta da Robert Jr e Virginia Admiral, che non fu mai in cattivi rapporti con l’ex marito e che anzi se ne prese cura negli ultimi anni di vita di questi

L’artista morì di tumore alla prostata esattamente il giorno del suo settantunesimo compleanno, il 3 maggio 1993.

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I ritratti dell’Osservatorio

Foto Pixabay

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