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Risanamento S.P.A alla sbarra il 29 luglio. Fallimento?

Il tribunale di Milano ha convocato, per il prossimo 29 luglio, Risanamento, invitandola a comparire in udienza per la dichiarazione di fallimento. Risanamento, per conto suo, è pronta a dare al tribunale tutte le rassicurazioni necessarie.

Il piano di ristrutturazione, a detta di Luigi Zunino, fondatore di Risanamento S.P.A, sarebbe sostanzialmente pronto ed anzi, ora si attende un’accelerazione in seguito al procedimento in corso. Sulla società pesa un indebitamento di 2,76 miliardi che si sarebbe dovuto alleggerire con le cessioni dell’ex area Falck, area degradata della città di Milano, ma la trattativa avviata con Limitless (gruppo Dubai World) è fallita.

Risanamento è una delle più importanti aziende immobiliari d’Italia e soprattutto nel milanese. E’ passata a valutare un piano alternativo ed una delle ipotesi allo studio è la creazione di un fondo in cui far confluire l’area di Sesto San Giovanni (ex area Falck), oltre un milione di metri quadrati di fabbriche dismesse ridisegnate da Renzo Piano. Il confronto con i principali istituti creditori, con l’ausilio del consulente Banca Leonardo, stava andando avanti e, secondo indiscrezioni di stampa, sarebbe stata individuata anche la società di gestione, Castello sgr, per la predisposizione del fondo.

Il solito giro di vite e di quote dove oltre a Intesa Sanpaolo, la principale creditrice con 476 milioni di euro, anche Unicredit e Banco Popolare ed enti locali, mentre a Zunino sarebbe potuta rimanere una piccolissima quota. In cantiere anche piccole cessioni all’interno dell’area Santa Giulia che, secondo fonti vicine all’operazione, avrebbero potuto dare ossigeno per altri 6-7 mesi.

Infine, mai del tutto abbandonata, ci sarebbe anche l’ipotesi dell’apertura ad un nuovo socio. Risanamento è controllata al 73% da Luigi Zunino, anche se il 19% circa è in pegno a Intesa Sanpaolo e oltre il 26% a Unicredit. Il 23% è sul mercato, il 4% è di altri investitori, di cui il principale è il fondo di gestione del risparmio European investors incorportated che, secondo gli ultimi prospetti Consob, detiene il 2% del pacchetto azionario. Il gruppo stima di avere un portafoglio immobiliare totale di circa 2,5 milioni di metri quadrati, per un valore di cinque miliardi di euro. Le maggiori proprietà sono a Milano e Parigi.

Eppure se le banche avessero voluto il fallimento di Risanamento, Zunino sarebbe finito a gambe all’aria da un pezzo. Ma nulla ha fatto paura a Zunino, come la richiesta di fallimento avanzata dal pm Pellicano. Perché?

Proprio adesso che la consulenza di Gerardo Braggiotti (Banca Leonardo) sembrava ottenere dei risultati, esplode inattesa la mina. Il 29 luglio, l’udienza durante la quale il tribunale di Milano potrebbe anche dichiarare il fallimento del gruppo.

Sarebbe un disastro per Milano, dove il gruppo di Luigi Zunino gestisce progetti chiave come quello di Santa Giulia e dell’Ex Area Falck, sarebbe un danno notevole per le banche cha hanno forti esposizioni nei confronti della società. Non solo Intesa Sanpaolo (476 milioni di euro di crediti) e Unicredit, ma anche il Banco Popolare che, insieme alla controllata Italease, ha un credito da 500 milioni di euro circa (di cui 220 milioni riferibili alla banca del leasing).

Proprio da Banca Italease e da alcune inchieste sulla ex-gestione Faenza partono le indagini del pm Pellicano. Associazione a delinquere e aggiotaggio non sono uno scherzo, un reato trascurabile, qualcosa per cui perdonare i peccatori e lasciarli alla guida di aziende così vicine al mondo della politica e dell’alta finanza. Eppure oggi, seppur senza Faenza, Banca Italease figura ancora immischiata in loschi giri di denaro.

Banca Italease, attraverso la persona di Massimo Faenza, veniva scoperta d’aver speculato sui derivati, illecite e sproporzionate commissioni incassate dai mediatori che, con questo sistema, consentivano all’istituto di diffondere notizie false sugli attivi, alterando in questo modo il corso dei titoli in Borsa , imbrogliato i piccoli azionisti. Tra gli amici di Banca Italease, Coppola e i furbetti del quartierino. La giustizia italiana ha potuto soltanto sfiorare i responsabili del massacro finanziario poiché, ed è sotto gli occhi di tutti, la banca incriminata è ancora lì a sventolar bandiera.

Che la situazione di Risanamento fosse critica era noto da tempo, tanto che la stessa Italease ha già messo a incaglio i propri crediti (principalmente leasing mobiliari). Il totale degli incagli registrati dalla frastornata banca del leasing ammonta a circa 4 miliardi di euro e quindi le esposizioni verso Risanamento sono solo una frazione ridotta dei crediti problematici complessivi.

Come nel caso Parmalat qualcuno ne conosceva il dissesto finanziario ma continuava a dargli credito, perché? Lo stesso Banco Popolare, sta cercando di delistare e risanare la stessa Italease e che vanta insieme alla controllata un credito complessivo di circa mezzo miliardo.

Alla fine il paradosso è che le istanze di fallimento non vengono da colossi del credito come il Banco Popolare, Unicredit o Intesa Sanpaolo, ma da un pm che aggiunge la propria richiesta a quella di Sadi e Ipi che vantano un credito di "soli" 20 e 12,5 milioni rispettivamente. La bancarotta di Risanamento potrebbe portare grossi patrimoni immobiliari in pancia alle banche, ma anche complicargli notevolmente la vita per giunta in presenza di una crisi immobiliare e in attesa dell’Expo milanese.

Difficile dire se i Segre, che hanno di recente conquistato Ipi, abbiano un ruolo nella vicenda, di certo la società immobiliare che era di Danilo Coppola e prima ancora della stessa Risanamento ha avviato un procedimento civile già qualche tempo fa. Anche in questa sporca storia non mancano pagine dimenticate negli archivi e se al tempo, si fosse fatta vera giustizia oggi, Zunino e company non avrebbero motivo di esserci e continuare a lucrare sugli italiani.

Zunino, presidente del gruppo immobiliare Risanamento, ha già subito un processo nel 2004, per truffa nei confronti della Regione Piemonte. L’immobiliarista acquistò da Fiat l’area dell’ex Fiat Avio per 26,2 milioni di euro e nel giro di poco tempo l’ha rivenduta all’ente pubblico per 51,4 milioni.

Ad aggravare la posizione di Zunino, il fatto di aver fornito alla Regione Piemonte copie del rogito precedente con il prezzo cancellato e l’aver dichiarato il valore di 46 milioni. Infine, in sede di contratto preliminare il manager avrebbe indicato a carico dell’ente i costi della bonifica del sito industriale, di circa 20 milioni. Naturalmente Zunino era d’accordo con l’ente pubblico, impensabile e improponibile l’idea che l’ente pubblico fosse una congrega di imbecilli che non abbiamo provveduto a verificare le dichiarazioni di Zunino prima di procedere all’acquisto.

Zunino ha una predilezione per le aree dismesse. A Sesto San Giovanni voleva costruire, proprio nell’area ex Falk, comperata dal Gruppo Pasini dal quale ha acquistato il 100% di Immobiliare Rubina per 88 milioni di euro nel 2005. A Milano Santa Giulia costruiva il quartiere Montecity Rogoredo (progettato da Foster), ad Asti nell’area ex Snia, la Tradital costruiva il suo supermercato. Si ristrutturava un attico a New York del valore di 56 milioni di euro, progettato da Renzo Piano.

Interessi a Pavia. Era proprietario diretto di 44.000 mq all’area ex Snia Viscosa, tramite la società Tradital spa interamente controllata da Risanamento, la sua ammiraglia. Della Tradital gli edifici di archeologia industriale della ex Snia vincolati dal PRG, uno dei quali è stato abbattuto, su ordinanza del Sindaco Capitelli, il 25 luglio 2007. Nel luogo dov’era l’edificio abbattuto (risalente al 1907), quindi un palazzo storico che di certo non poteva essere abbattuto, prevista la costruzione di una parte di un centro commerciale di 9.000 mq frazionato in più aree.

In molte procure giaciono sepolti spunti interessanti per comprendere i legami e i rapporti tra pubblica amministrazione e immobiliaristi: la compromissione con le varie amministrazioni che accetterebbero di acquistare a prezzi maggiorati aree private. Non è una novità che le amministrazioni comperino da imprenditori amici immobili e società a prezzi irragionevoli.

Questo probabile fallimento, non sarà il fallimento di un intero sistema che trova nelle banche il principale sostegno. Quando, il 29 luglio, il gruppo di via Bagutta dovrà presentarsi in tribunale, idealmente su quel banco, siederà l’intero apparato bancario che per anni ha appoggiato, sovvenzionato, incoraggiato ogni tipo di iniziativa imprenditoriale che riguardasse il real estate.

Zunino pagherà come ha pagato Tanzi o altri prima di loro, non si combatte il sistema, si assiste solo a dei cambi di guardia.

Ci sono le banche private che controllano Bankitalia. Queste banche private camminano mano nella mano ai poteri partitici. I politici hanno amici immobiliaristi, parenti in aziende che smaltiscono rifiuti, titolari di cliniche o di aziende farmaceutiche o presidenti di importanti marchi.

Con questo si chiude il cerchio, all’interno un girotondo di piaceri, scambi di favore, passaggi di soldi.

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