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Rimpasto di governo in Romania, in attesa del verdetto della Corte Costituzionale sul referendum

Il Presidente Traian Basescu è comunque sotto attacco all’interno del proprio partito: il Vicepresidente Pdl Paleologu ne chiede la testa.

Proprio mente il Leu, la moneta nazionale, sta conseguendo record negativi su record negativi al cospetto di Euro e Dollaro, oggi un Euro viene quotato ben oltre quattro Lei e mezzo, il governo Social liberale, tra i sospetti di Vivianne Reding, Commissaria europea alla giustizia, che regge le sorti della Romania da poco più di due mesi e che è guidato dal socialista Victor Ponta, ha dato via ad un profondo rimpasto. Ciò si è reso necessario dopo le clamorose dimissioni dei Ministri degli Interni e della Difesa, ma l’esecutivo ha perso per strada pure i Ministri degli Esteri e dei Rapporti con il Parlamento, dovute ad insanabili diatribe scoppiate non solo con il Premier ma soprattutto con il Presidente temporaneo della Romania e cioè con il liberale Crin Antonescu che siede a Palazzo Cotroceni da quando la maggioranza parlamentare ha sospeso dalle funzioni Traian Basescu.

Il Referendum che domenica 29 Luglio, nelle speranze della maggioranza parlamentare, avrebbe dovuto sancire definitivamente la scomparsa di Basescu dalla scena politica europea dopo otto anni di potere ininterrotto, come si sa, non ha raggiunto il quorum prefissato per la sua validità. Solamente il 46% degli aventi diritto si è recato alle urne, con percentuali assolutamente ridicole nella Transilvania Centrale dove nelle province abitate quasi totalmente dalla minoranza magiara di Harghita, Mures e Covasna non si è neanche raggiunta la presenza ai seggi del 25% degli iscritti nelle Liste elettorali.

Basescu dunque è stato graziato, e rimane formalmente, almeno per ora, in carica, solo e solamente grazie al non voto soprattutto delle minoranze magiare e zingare. Romeni e sassoni, invece, si sono recati alle urne in buon numero ed hanno votato per la destituzione del Presidente sospeso nella misura dell’88 per cento. Basescu, dunque, oggi è un uomo, anche se non formalmente, sostanzialmente sconfitto, a cui i romeni addossano molte colpe, non certo solamente l’aver introdotto, ai tempi del governo a lui fedele guidato da Emil Boc, draconiane misure d’austerity.

A Basescu, nonostante gli alti lai dell’Unione europea i romeni non perdonano la mancanza di dignità per aver costretto ad abbandonare la Patria ben tre milioni di loro concittadini, in parte anche di origine zingara, mandandoli in mezzo mondo non solo a lavorare ma pure a prostituirsi, rubare e mendicare. Esecrazione assoluta, poi, ha suscitato in Romania un intervento del Presidente Basescu in cui si invitavano gli emigrati a non far più ritorno in Patria. A Basescu, poi, non si perdona l’altissimo grado di corruzione che ha pervaso negli ultimi anni la sua Amministrazione, la Romania è una Repubblica semipresidenziale, ed ha costretto altri stati dell’Unione Europea a porre il veto di fronte alla richiesta romena di ingresso nell'area Schengen. A Basescu si rimprovera, infine, il suo atteggiamento arrogante e protervo nei confronti della parte più umile e derelitta del popolo romeno.

Se a tutto ciò si aggiunge una certa contiguità, negli anni giovanili, dell’uomo con la famigerata Securitate di Ceausescu, ben si comprende come oggi in Romania non esista un politico meno amato. Pure il Vicepresidente del Pdl (Partito Democratico Liberale), cioè del partito cui appartiene il Presidente sospeso, Theodor Paleologu oggi glielo ha ricordato. Nonostante la vittoria di Pirro conseguita al referendum, oggi, però, a Palazzo Cotroceni siede ancora il Presidente temporaneo Crin Antonescu giacché la maggioranza social- liberale che lo sostiene ha impugnato il referendum del 29 Luglio innanzi alla Corte Costituzionale che deciderà il prossimo 31 Agosto.

L’Usl (Unione social liberale) sostiene infatti che molti sindaci targati Pdl, e fedeli a Basescu, non hanno cancellato, nell’ultima Revisione Dinamica prima del referendum, i deceduti gonfiando così, a tutto vantaggio del Presidente sospeso, il numero degli elettori. A fare le spese di questa polemica innanzitutto il Ministro degli Interni Ioan Rus, che comunque ha garantito lo svolgimento sereno delle operazioni referendarie, che stanco delle polemiche si è dimesso costringendo il premier Victor Ponta a procedere con il rimpasto.

Ora il Primo Ministro socialista ha ottenuto, pure, l’interim della Giustizia mentre l’ex Guardasigilli Titus Corlatean è andato a reggere il Ministero degli Affari esteri. Ai Rapporti con il Parlamento, invece, è stato nominato Dan Sova, inviso agli ebrei in quanto negazionista del terribile pogrom anti- giudaico di Iasi, avvenuto durante la seconda guerra mondiale. La Romania rimane nel caos dovuto ad una mistura fatale di pressapochismo, arroganza, incapacità ed ignoranza delle norme giuridiche, confermandosi come la “ pecora nera” d’Europa. Almeno sinora.

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