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Riforma elettorale: prima di farla proviamo a capire come funzionano i sistemi elettorali

Studio i sistemi elettorali, e il loro rapporto con i sistemi costituzionali dalla metà degli anni ottanta ed ho potuto constatare come ci sia molta confusione sul tema. Confusione per un terzo dovuta alla malafede di politici e giornalisti e per due terzi alla loro sorprendente impreparazione.

Da quasi venti anni, in Italia, si discute in continuazione del sistema elettorale, producendo riforme una peggiore dell’altra: leggi che producono un Parlamento sempre meno rappresentativo, un ceto politico sempre più squalificato, una forte personalizzazione dello scontro, una costante ingovernabilità.

A venti anni esatti dall’introduzione del maggioritario, dobbiamo prendere atto che non uno degli obiettivi (stabilità di governo, bipartitismo, maggiore partecipazione dei cittadini, riduzione del potere dei partiti) è stato raggiunto. In compenso, tutte le previsioni più negative si sono puntualmente avverate.

Il problema maggiore è che, quando si parla di leggi elettorali, ciascun partito pensa a quella che lo avvantaggerebbe di più e si meraviglia che l’altro non sia d’accordo. Ma, soprattutto, nessuno sa poi fare tecnicamente quello che servirebbe ai suoi stessi obiettivi.

Il risultato è quello di leggi raffazzonate, che sommano dispositivi in gran parte contraddittori (ad es. se c’è un premio di maggioranza, a che serve la clausola di sbarramento? E vice versa), in contrasto con l’ordinamento costituzionale (nessun paese con sistema elettorale maggioritario ha un bicameralismo perfetto). Ma, soprattutto, un caotico assemblaggio di sei sistemi elettorali differenziati: (per il comune, per la provincia, per la Regione, per la Camera, per il Senato, per il Parlamento europeo) che producono un sistema partitico “a fisarmonica”, che si aggrega o si frammenta a seconda del tipo di consultazione e del relativo sistema (a un turno, a doppio turno, proporzionale con clausola di sbarramento, maggioritario uninominale, di lista, con preferenza, a lista bloccata ecc.).

Se ci fosse bisogno di una prova della scarsa preparazione dei nostri politici, basterebbe citare il caso delle riforme elettorali, a proposito delle quali ognuno ha detto tutto ed il contrario di tutto, senza mai sapere di cosa stesse parlando. Sono dilettanti allo sbaraglio, che fanno una riforma per vedere che riforma hanno fatto.

Venti anni di riforme elettorali “usa e getta” hanno prodotto un Parlamento da buttare, e tutto questo, grazie alla disinformazione prodotta dai mass media, ha confuso le idee agli italiani, come accadde nel referendum-colpo di Stato del 1993.

Se, prima di fare l’ennesima riforma elettorale, provassimo a studiare come funzionano i sistemi elettorali ed il loro rapporto con la Costituzione? Informare l’opinione pubblica correttamente non è un optional, ma un dovere.

Nel mio piccolo ho cercato di fare qualcosa. Ho ripescato un libretto che scrissi nel 1993, riadattandolo alle esigenze attuali. Lo scrissi per Avvenimenti (ed ebbe una certa fortuna, vendendo 240.000 copie in edicola) e devo dire che non ha richiesto molte correzioni, perché quello che è accaduto in seguito ha regolarmente confermato le previsioni che conteneva. Il tentativo era (ed è) quello di dimostrare che la tematica delle leggi elettorali non è quella materia ostica ed incomprensibile che spesso sembra. Al contrario si tratta di una materia abbastanza lineare ed intuitiva, a condizione di avere onestà intellettuale e non barare al tavolo da gioco.

Il libretto lo troverete in formato ebook (mi dicono presto disponibile anche in formato epub) a questo link

Buona lettura e non mancate come sempre di farmi avere commenti critiche e segnalazioni sul sito!

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