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Ricostruire l’Italia come nel 46

Bisogna ritornare allo spirito propositivo dei padri fondatori della Costituzione Italiana e di coloro che hanno dato la vita per realizzare la democrazia, quello spirito collettivo della ricostruzione nazionale del 46.

Dal 1943 ad oggi si sono succeduti 66 governi per 16 legislature una media di poco più di uno ogni anno. Il "Berlusconi IV" è nato a maggio del 2008, ed è venuto ad “avariarsi” sul finire del 2010. Sembra oramai riconosciuto da tutti che in Italia esista una sorta di eterna ingovernabilità, a prescindere da chi governa il paese, centro-destra o centro-sinistra. Gli schieramenti che si sono avvicendati dall'inizio del referendum Istituzionale e dalla Costituzione Repubblicana, iniziano con le elezioni del 18 aprile 1948 con i governi centristi di De Gasperi e proseguono con la nascita del centro-sinistra, poi, le turbolenze politiche del il’68 e le ingerenza della Chiesa cattolica e del Patto Atlantico sui governi.

Crisi della “prima repubblica”, tangentopoli, per approdare in ultimo nel berlusconismo. Fin dagli inizi della Repubblica, il principale problema che si pose all'Italia dopo la fine della guerra fu quello della ricostruzione politica del paese. Era questa infatti la condizione necessaria per avviare anche la ripresa produttiva e realizzare la ricostruzione materiale dei danni prodotti dal conflitto, che furono sensibili soprattutto sul patrimonio edilizio e meno sugli insediamenti industriali, i quali furono perlopiù risparmiati dai bombardamenti e difesi dai Partigiani nei giorni della liberazione dai tentativi di sabotaggio dei tedeschi in fuga. Nel 1949 il giornalista Giovanni De Maria scriveva che, alla metà del 1948 i disoccupati erano 2 milioni 283 mila, comprese 720 mila donne. Sembrano le stesse cifre di oggi.

L'Italia è un paese da ricostruire moralmente ed economicamente come nel '46, con la sola eccezione del patrimonio abitativo ma, con l'aggiunta del dissesto idro-geologico. Uno dei principali punti di debolezza dell'industria è costituito da una classe di imprenditori che non sono abituati a rischiare del proprio, sempre pronti a ricevere prebende e favori dai vari governi e dalla politica, mentre a sua volta la stessa classe politica e tutta prevalentemente da "rottamare".

Draghi lancia un allarme: il Paese è fermo da quasi 10 anni.  Una Nazione che economicamente è ferma da molti anni, e che culturalmente e socialmente è cambiata poco dal dopo guerra ad oggi. Ad esempio, per 8 anni su 10, ha governato una forza politica di centro destra che, con la sua ingordigia, è riuscita a far andare a rotoli una grande parte onesta del Paese, a favore di quella protetta e corrotta che al contrario ha guadagnato potere e autonomia. Una “casta” abile nell’emanare leggi ad personam che andassero bene, appunto, solo ad una ristretta cerchia di cittadini. L'Italia è investita da una nebbia fitta che avvolge il nostro Paese e che non accenna a diramarsi. Un’Italia “appiattita” che stenta a ripartire, un inconscio collettivo senza più legge né desiderio, come testimonia il rapporto del Censis 2010. L’Italia soffre l’inadeguatezza della classe politica e con l’assenza totale di un apparato riproduttivo di idee ed innovazione. Ci vorrebbe un’Italia che funzionasse come sistema paese, con molto senso della responsabilità comune e con una filosofia morale e politica degna di un paese civile. Bisogna ritornare allo spirito propositivo dei padri fondatori della Costituzione Italiana e di coloro che hanno dato la vita per realizzare la democrazia, quello spirito collettivo della ricostruzione nazionale del 46. Senza ingerenze e preconcetti ideologici. In mancanza di questi presupposti ne sinistra, ne centro–sinistra potrà governare il Paese. Se non si realizzerà questo si finirà per far succedere Berlusconi a se stesso, ed in maniera definitiva, fargli realizzare il piano di rinascita democratica di Licio Gelli e della P2, per una nuova e devastante era berlusconiana più lunga di quella attuale.

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