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Restrizioni e paura rendono difficilissimo ripartire in Italia

Il mondo dell’arte e della cultura di fronte le difficoltà verso la fine dello stato di emergenza e l’attuale situazione pandemica.

La nuova esplosione della guerra in Ucraina, nato nel 2014 dopo il rovesciamento del governo e l’inizio di un primo conflitto sul confine orientale, l’angoscia e il terrore per quella che molti paventano potrebbe essere la prima guerra mondiale (esattamente come nel secolo scorso contemporanea ad una pandemia) del ventunesimo secolo, stanno oscurando quella che poteva essere la notizia più importante di queste settimane. Tra speranze e timori, voglia di rinascita e ripartenza e paure. Ovvero la fine dello stato d’emergenza pandemico e l’inizio concreto (almeno si spera) di un futuro post pandemia o comunque di convivenza con un virus che verrebbe dichiarato, definitivamente, alla stregua di una qualsiasi altra forma di influenza stagionale.

Lo sguardo è rivolto al futuro, a quel che sarà dopo il 31 marzo. Ma non si può dimenticare, non si deve dimenticare, nulla di questi due anni e delle macerie – fisiche ma non solo – mentali, psicologiche, economiche, sociali che lasciano. Migliaia di lavoratori abbandonati o sempre più gettati oltre il confine dell’impoverimento, settori sociali ed economici devastati e distrutti, la disperazione che ha ingabbiato e strappato via ogni speranza (o quasi). Sono tanti i settori della società che in questi anni si sono sentiti abbandonati, stremati dall’impossibilità di andare avanti. Tra questi quello della cultura, dello spettacolo, dell’arte. Anni fa ci fu chi disse che con la cultura non si mangia, in questo periodo di emergenza sicuramente la cultura non ha avuto grandi possibilità di vivere. “Una situazione così difficile per la musica in Italia non si era mai verificata. Ci sono poche multinazionali con bilanci in crescita, mentre migliaia di piccole realtà musicali indipendenti ed emergenti registrano gravi perdite economiche – ha riassunto su Domani la drammatica situazione l’organizzatore del MEI (Meeting Etichette Indipendenti) Giordano Sangiorgi - il comparto musicale e dello spettacolo registra una perdita di forza lavoro del 30 per cento, circa il 50 per cento degli spazi dedicati alla musica dal vivo e ai festival è a rischio chiusura definitiva, autori, editori e produttori musicali hanno perso quasi il 70 per cento degli introiti”. Di fronte a quest’abisso “le risposte del governo” sono apparse “insoddisfacenti” disattendendo “le richieste di aiuto economico da parte delle imprese, degli artisti, dei lavoratori e delle associazioni”.

Ha destato forti e vibranti proteste (bis di quanto accaduto con il capodanno trasmesso in diretta televisiva nazionale) che durante una serata del Festival di Sanremo di quest’anno, con sale da ballo, discoteche e altri locali d’intrattenimento chiusi, si è realizzata una sorta di “discoteca”. Anche quest’anno durante il Festival sono stati protagonisti i Maneskin, band nata giovanissima esibendosi anche in strada con pochissimi mezzi. Un inno alla tenacia, alla forza e alla possibilità di veder realizzati i propri sogni il loro cammino dagli inizi ad oggi. Quei sogni sempre più infranti, durante questi due anni, per tantissimi artisti. Che hanno rischiato di mollare, o lo hanno fatto, e hanno dovuto cancellare, rinviare, rimodulare tanti progetti.

Un segno della speranza, della possibilità (si spera concreta e definitiva) di ripartire e metterci alle spalle questi due anni terribili viene anche da altri Paesi. Dopo due anni con un numero drammatico e sterminato, dopo aver annullato per due anni persino manifestazioni identitarie e simbolo del Paese come il carnevale di Rio, si è concluso nei giorni scorsi in Brasile il “Festival internazionale della bachata”. E tra i tantissimi artisti italiani che hanno fronteggiato la malattia e le restrizioni di questi due anni c’è anche un giovane cantante napoletano di questo ballo: Cosimo. La cui voce e testimonianza abbiamo già raccolto e pubblicato l’anno scorso qui https://www.agoravox.it/El-diamante-de-la-bachata-un.html . Dopo aver terminato l’anno vecchio con l’ultima tappa, a Dubai dopo aver concerti anche in Russia, di un tour internazionale e un concerto a Marsala, “non credevo che il 2022 sarebbe iniziato ancora con il grande peso della pandemia e nuove varianti” ci ha dichiarato. “Spero che non torni a bloccarci” aggiunge, annunciando nuove tappe internazionali per i suoi concerti, sottolineando che le restrizioni stanno impedendo concerti in Italia. La sua speranza c’è sempre di avere nuovi progetti da sviluppare “in Italia, la mia terra” ma “c’è molta paura e anche alla riapertura sarà difficilissimo ricominciare”.

Al ritorno da Marsala anche Cosimo si è imbattuto nella malattia, e nelle conseguenze di un possibile long Covid, con stop e rallentamenti per nuovi progetti tra cui un videoclip e un nuovo album. “Progetti nati nello scorso novembre, quando si pensava che la pandemia fosse già ai titoli di coda – ha raccontato - per trasmettere anche leggerezza e semplicità. Voglio inviare un messaggio a tutte queste ragazze che vanno “un po’ in paranoia” di provarci perché hanno tutto il diritto/dovere di provarci nei confronti di chi piace. Lo mando con il testo di una canzone il cui titolo in italiano è traducibile in “chiamalo”, ispirato ad una mia amica che spesso mi chiede consigli per come comportarsi con un ragazzo che le piace visto che lui le fa delle avances ma lei “non sa se deve provarci oppure no, sono donna, amo essere corteggiata”. La mia risposta è sempre “oggi c’è la parità dei sessi quindi come tu ami essere corteggiata fatti non solo corteggiare ma corteggia anche”. In questa canzone cerco quindi di “dare questo senso di allegria dicendo che sono sicuro che tu piaci a lui e lui piace a te, perché non provarci”.

 

 

 

 

 

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