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Report: l’incontro di Renzi e la previsione di Berlusconi

La previsione di Berlusconi

Analizzando l'audio dove il giudice Franco confida la “porcheria” al condannato Berlusconi, Report ha scoperto altre novità: sopra il nastro è registrato il patto del Nazareno e Berlusconi indica il giorno in cui Renzi si sarebbe insediato a palazzo Chigi, tradendo quanto aveva detto pochi giorni prima, ovvero che non sarebbe mai andato al governo senza passare per le elezioni (l'intervista con la frase Enrico stai sereno è del 17 febbraio, Renzi va al governo il 21).

Oggi in molti hanno riso di questa notizia, “guardate che scoop fa Report”, senza rendersi conto che di fatto ammettono che di Renzi e della sua parola non ci si può fidare.

Ma viene fuori anche altro: il patto del nazareno serviva ad avere le spalle coperte lato opposizione per le riforme di Renzi.

“Io credo di aver capito dove andava Renzi da tempo” racconta oggi Bersani: gli italiani lo impararono pochi anni dopo.

L'incontro di Renzi col dirigente dei servizi

Ancora una volta Renzi e ancora una volta una storia poco chiara che lascia spazio a tante domande: nell'anteprima di Report, Giorgio Mottola torna sull'incontro tra l'ex presidente e Marco Mancini a cui ha assistito un'insegnante nell'autogrill di Fiano Romano.

Cosa si sono detti in quell'incontro? Renzi non ha risposto ma anzi ha buttato lì diverse insinuazioni, facendo capire che quel video sarebbe una trappola organizzata a suo danno.

Ma come faceva Renzi a conosce in anteprima quel video?

E' così usuale questo incontro tra un ex presidente e un alto dirigente dei servizi, esperto del Medio Oriente dove Renzi si reca spesso? Forse Mancini sperava in una sponsorizzazione per le nomine nell'Aise o Aisi, che erano imminenti a fine dicembre?

Sulla nomina di Mancini ai vertici dei servizi pesano ombre inquietanti: il rapimento di Abu Omar, la brutta storia del dossieraggio Telecom forse per questo alcuni servizi stranieri hanno messo il veto. Il Copasir ha convocato Renzi per chiedere conto di quell'incontro: a questo ente Renzi non potrà non rispondere.

In questa settimana Report è stata messa sotto attacco per il servizio andato in onda la scorsa settimana: Renzi ha messo in dubbio la testimone, alcuni aspetti del video, sul come è arrivato a Report.

Per togliere di mezzo questi dubbi, la testimone è stata intervistata da Giorgio Mottola: il video è stato inviato anche ad un quotidiano nazionale online che non le ha risposto, nel video non aveva riconosciuto Mancini se non dopo il servizio sul Vaticano ad inizio aprile.

Il video dura 28 secondi, non i 40 minuti dell'incontro e, infine, la signora era in quel posto perché il padre aveva un malore.

Questo punto è stato riportato proprio da questa persona che ha spiegato di dover prendere dei farmaci potenti e che per questo deve spesso andare in bagno.

La testimone è rimasta in autogrill a lungo dovendo aspettare il padre che uscisse dal bagno: nel mentre non ha mai visto lo scambio dei babbi raccontato da Renzi.

Ma ha sentito dire da Mancini che era a disposizione: come ha fatto a sentirle? La professoressa ha le orecchie bioniche? No, semplicemente aveva il finestrino abbassato.

Luciano Nobili è un deputato di Italia Viva, tra i primi ad attaccare la testimonianza della professoressa: ha annunciato una interrogazione in Parlamento dove si parla di questa fattura ad una società lussemburghese, per un servizio di Report su Piaggio Aerospace “contro Renzi”.

La fonte per questo servizio dove si criticava la gestione di Piaggio Aerospace da parte del governo Renzi che ha spalancato le porte agli arabi sarebbe l'ex manager Francesco Tuccillo.

Ma la fonte del servizio non era Tuccillo e poi la tramissione non ha mai pagato una sua fonte: la realtà è che l'interrogazione di Nobili si basa su un dossier falso che è arrivato anche ad altri giornali.

Un dossier falso che finisce nelle mani di Renzi che lo usa, evocandolo, nell'intervista con Danilo Procaccianti.

Una polpetta avvelenata, così si chiama in gergo, un dossier di questo tipo: non è una notizia falsa invece il bonifico da Dubai per Renzi per una sua conferenza che fa un giro strano, atterrando a Portici (incassato da un imprenditore che ha una società da 1500 euro), in una transazione su cui si è interessata anche Bankitalia (come operazione sospetta).

Niente di strano, sia per Renzi sia per l'imprenditore sul cui conto è passato il denaro: strano invece che Renzi alluda ancora alla fattura del Lussemburgo per attaccare la trasmissione.

Nel dossier falso confezionato a novembre, dopo la puntata sulla Piaggio, si parla di 45mila dollari che la Rai avrebbe pagato ad una fonte in Lussemburgo per costruire un servizio contro l'ex presidente.

A chi è arrivato il dossier? Nel febbraio scorso (dopo una puntata in cui si mandava in replica la puntata su Piaggio) Alessio De Giorgi fa un tweet in cui allude a qualcosa, su Report. Ma oggi non si ricorda più, peccato.

L'interrogazione di Renzi si basa su un dossier falso: “voglio ben sperare che una trasmissione della Rai paghi qualcuno per dire il falso” risponde Renzi a Procaccianti. Nobili si giustifica dicendo che vuole solo fare delle domande alla Rai.

Ma come faceva Nobili a sapere di questo signor Tuccillo (anche noi abbiamo le nostre informazioni)? Questa fonte Nobili non avrebbe dovuto conoscerla?

Strano modo di difendere i giornalisti che ha il deputato Nobili. Fa una interrogazione “sul sentito dire”, su qualcosa sentito nell'aria...

Quando si scoprì che alcuni giornalisti erano stati intercettati, con le loro fonti, dalla procura di Trapani, erano tutti indignati. E ora, con Report, che farà l'ordine dei giornalisti? Che farà il parlamento?

Nel finale del servizio Ranucci spiega la cosa grave, nella non spiegazione di Nobili:

Che Nobili ne fosse a conoscenza [di Tuccillo] è un fatto gravissimo, per la libertà di stampa ma anche per il funzionamento democratico di un Paese”.

Ranucci ricorda anche che Tuccillo “è stato tra i manager di Piaggio Aerospace che più si sono opposti al nuovo management filoarabo, sponsorizzato dal governo Renzi. Fu proprio Renzi che aprì le porte di un’azienda strategica per la sicurezza del Paese come Piaggio Aerospace, che produce tecnologia militare, agli Emirati Arabi.”

Il socio unico di Tarantula nega di aver mai avuto rapporti con Francesco Maria Tuccillo e di aver mai avuto rapporti con la Rai: “col signor Tuccillo non ho mai preso nemmeno un caffè.”

Report ha incontrato in modo riservato Tuccillo, questo è vero, ma quest'ultimo non ha mai dato informazioni a Report: forse era Report che era seguita da qualcuno, quando andò ad incontrare questo signor Tuccillo che si opponeva alla scelta del governo di aprirsi agli arabi.

Tuccillo aveva contribuito a catturare Roberto Vito Palazzolo (rimasto latitante in Sudafrica), in arte Roberto Von Palace, il boss su cui aveva indagato Falcone e che da latitante in Sudafrica riciclava i soldi di Cosa nostra e avrebbe aiutato Finmeccanica a vendere gli elicotteri in Africa.

Tuccillo aveva incontrato in Africa Palazzolo, mentre era latitante: una volta riconosciuto il latitante avvisa Finmeccanica che però prende tempo, avvisa anche la procura di Napoli che riesce poi a catturarlo.

Questa sua scelta, su Palazzolo, costò molti nemici a Tuccillo forse anche negli ambienti dei servizi: Palazzolo infatti era presente ad un ricevimento in Ruanda organizzato dall'ambasciata italiana e filtrato dai servizi. Forse c'è anche questo dietro l'interrogazione parlamentare contro Tuccillo e contro Report?

Il 2 febbraio scorso, Il Giornale, Il Foglio e Il Tempo pubblicano delle mail dove si parla di Casalino che chiede ad un conduttore Rai per fare dei servizi contro Report, con inchieste ad orologerie.

Queste mail false fanno sempre parte sempre del dossier falso costruito contro Report: Franco Bechis vede il dossier, capisce che fossero false, una polpetta avvelenata.

False le mail da Casalino a Ranucci, falso che Report avrebbe spostato delle puntate per meglio attaccare Renzi, falso che Ranucci avesse scritto a Casalino.

Forse l'interrogazione parlamentare la dovrebbe fare Report, se ne avesse la possibilità.

Oppure è una polpetta avvelenata contro Italia Viva, che ora rischia grosso, non solo per la pessima figura.

Qui è in gioco la libertà di informazione che è il cane da guardia della democrazia – è il commento di Ranucci - perché oggi si avvelena Report, domani toccherà ad altre trasmissioni e altri giornalisti.

L'occhio del dragone cinese

Il servizio di Giulio Valesini mi ha spaventato a cominciare dal dossieraggio della Zhenhua contro politici nel mondo, tra cui gli italiani Renzi e Letta (oltre a boss della malavita e ufficiali), categorizzato in base al profilo psicologico.

Uno scandalo che è un segnale, spiega Francesco Sisci, per far capire al mondo che la Cina ha dell'altro, per condizionare le scelte degli altri governi, degli altri politici.

E poi l'occhio lungo delle telecamere, che ci osservano, specie ora col Covid: telecamere come quelle della Hikvision su cui Giulio Valesini ha fatto un esperimento, scoprendo che le immagini riprese davanti la Rai e i dati sono mandate in Cina.

La Rai è pronta a porre in atto tutti gli strumenti per la sicurezza, ma ora tocca anche a tribunali, sedi sensibili, comuni e regioni.

I nostri volti, le nostre emozioni, finiscono in mano al governo cinese, solo perché la Cina li vende ad un prezzo conveniente, perché questa è la strategia con cui la Cina ha deciso di imporre la sua egemonia sul mondo.

C'è poi l'esperimento di rieducazione sugli Uiguri, la minoranza islamica in Cina, che evoca brutti ricordi di gulag e campi di concentramento.

Il governo li chiama istituti tecnici, ma in questi tecnici si fa il lavaggio del cervello delle persone: uno scenario da romanzo distopico, cose che farebbero paura a leggerle in un romanzo. Ma che invece è quanto sta succedendo in Cina, lo ha rivelato uno scoop del consorzio ICIJ.

Da anni il governo cinese accusa la minoranza musulmana di attentati e il programma nei centri di detenzione sarebbe il tentativo di stroncare la minaccia: “una bugia” – secondo Dolkun Isa presidente del congresso mondiale degli Uiguro - “il governo cinese sta cercando di nascondere la realtà e usano la scusa del terrorismo per la repressione degli Uiguri, il mio nome è il numero tre nella lista dei terroristi ma nella mia vita non ho mai visto una pistola vera, non ho mai visto una vera bomba, la mia bomba è solo questa penna, quella che uso per scrivere.”

In questi campi i detenuti sono tenuti in celle, ammanettati, senza la possibilità di fare docce, nelle strutture sono presenti stanze per le torture. Ma la Cina parla di strutture per rieducare quei terroristi che sono ritenuti responsabili di attentati nel paese.

Il programma di repressione nello Xinjiang ruota attorno ad un programma di riconoscimento facciale, la raccolta di dati biometrici, persino vocali che rende possibili perfino arresti preventivi come nel film Minority Report: milioni di telecamere disseminate nella regione e l'intelligenza artificiale che analizza i dati e stabilisce se sei arrabbiato, pericoloso e a quale etnia appartieni.

Telecamere della Hikvision, in grado di riconoscere l'etnia delle persone, di registrarne perfino le parole per strade, telecamere prodotte anche in Italia.

E' uno scenario che evoca Orwell, non solo in Cina ma anche qui in Italia: perché anche noi italiani siamo spiati, dalla Cina e dagli Stati Uniti.

L'ex sottosegretario Geraci, uno dei fautori degli accordi con la Cina, minimizzava i rischi: se non hai fatto nulla, perché dovresti preoccuparti? Perché in Cina esiste il credito sociale, per esempio: se sei un buon cittadino accedi ai servizi pubblici, altrimenti niente.

E i buoni cittadini cinesi sono obbligati a fornire al governo qualsiasi informazione che venisse loro chieste, non solo in Cina ma anche all'estero: ogni cittadino cinese è una spia, che può trasferire dati e informazioni senza dover rivelare nulla.

Hikvision è per questo stata messa al bando in America: in Italia sono state piazzate migliaia di telecamere, oltre a quelle di altre società come la Dahua, che ha vinto un appalto per Palazzo Chigi e i responsabili di queste società sono cinesi, che per legge devono collaborare col governo. Perfino le centrali di intercettazioni del ministero di Giustizia sono controllate da Hikvision.

E anche le telecamere della Rai, in grado di riconoscere i volti: l'esperto di sicurezza che ha collaborato con Report ha scoperto che questo sistema era aperto all'estero in modo attivo, ovvero le telecamere inviavano dati a sistemi cinesi.

Emerge un altro aspetto preoccupante: alcune telecamere della Rai avevano una memoria aggiuntiva, dove si registrava in modo parallelo immagini e volti riconosciuti nell'accesso alle strutture Rai. Queste telecamere erano aperte verso l'esterno.

Il manager di Hikvision Italia ha risposto che lui le leggi italiane le rispetta, ma siamo sicuri dello stesso dei vertici cinesi?

Report ha raccontato come nei centri di rieducazione gli Uiguri siano stati usati per realizzare magliette e felpe, poi vendute da marchi occidentali (da Adidas a Nike).

Schiavi per merce a basso costo, sfruttati come “pacchetti” di dipendenti, ad aziende, dopo l'opera di rieducazione.

I grandi marchi sapevano di questo scandalo, facevano controlli? Il presidente di Rina Italy ammette che non è possibile certificare quanto succede in Cina, dai fornitori di cotone o di capi.

E che dunque nemmeno in America possono sapere che il cotone che arriva da loro, proviene dallo Xinjiang.

E chi boicotta lo sfruttamento cinese, chi ne parla male, come il marchio H&M, ha subito il boicottaggio da parte della Cina.

E i diritti umani? Possono aspettare. In Italia il professor Fabio Parenti, i cui video sono ripresi dal blog di Beppe Grillo, vorrebbe impacchettare i meridionali, che oggi campano col reddito di cittadinanza, per farli lavorare in questi centri.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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