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Rep. Dominicana: alti ufficiali della Marina coinvolti nel narcotraffico

La mattanza di narcotrafficanti colombiani avvenuta lo scorso mese di agosto a Paya, nella provincia meridionale di Peravia, nella Repubblica Dominicana, ha scosso profondamente il paese.

Che questo fosse da tempo diventato crocevia e porto finale di un notevole traffico di stupefacenti dalla Colombia, era cosa nota ma che in questo traffico fossero implicati in maniera così evidente ambienti militari, istituzionali e politici è stata la notizia che ha fatto aprire gli occhi di tutti sul fatto che la Repubblica Dominicana da qualche anno a questa parte si sta convertendo in una sorta di narco Stato, anche se il fenomeno non ha ancora raggiunto i livelli macroscopici di Colombia e Messico, tanto per citare due paesi le cui vicende in materia di traffico di stupefacenti risaltano maggiormente all’ attenzione dei media di casa nostra.
 
Il 4 agosto scorso, sei colombiani e un nicaraguense, che poco prima erano sbarcati sulla costa con 1200 kg di cocaina e che per questo carico dovevano ricevere 15 milioni di pesos, sono stati trucidati a colpi di arma da fuoco poco lontano dalla loro abitazione sul mare, dove da tempo vivevano indisturbati e da dove è stato trafugato sia il carico di droga che una ingente somma di danaro in contanti.

Uno di loro, il nicaraguense, sopravvissuto fingendosi morto, è riuscito a raggiungere un posto di polizia e ha quindi permesso il ritrovamento dei cadaveri e l’identificazione di alcuni degli assassini che hanno agito indossando le uniformi della Direzione Nazionale del Controllo Antidroga(DNCD).
 
Ne sono seguiti vari arresti, quasi tutti alti ufficiali della Marina di Guerra, uno dei quali è risultato essere anche l’autore materiale degli omicidi, per cui si parla di una vera e propria cupola criminale all’interno dell’ istituzione militare che controllava anche il traffico verso la vicina Puerto Rico.
 
Un senatore, Wilton Guerrero del Partito della Liberazione Dominicana (PLD) ha accusato sia la DNCD, che la Polizia e il Pubblico Ministero di quella provincia, di essere strutture al servizio del narcotraffico.
In effetti molti si sono chiesti, a mattanza avvenuta, come fosse possibile che nessuno avesse mai avviato indagini o per lo meno semplici controlli sui quei cittadini stranieri sospetti, che conducevano un tenore di vita elevato, che vivevano così vicino alla costa e che tutti sospettavano essere dei narcotrafficanti.
 
Il senatore Guerrero, ha reso noto che da anni denunciava la connivenza tra narcotraffico e autorità militari e di polizia nella provincia di Peravia, ma le sue denunce erano sempre cadute nel vuoto. In particolare le sue accuse sono state rivolte al capo della polizia di Baní, il generale Hilario Gonzáles e al procuratore Víctor Cordero. Il massacro dei colombiani, ribattezzato con il nome di massacro di Paya, ha finalmente acceso i riflettori su di una realtà scomoda, pesante e difficile da gestire, ma che tuttavia presenta ancora aspetti da chiarire, soprattutto su chi siano gli autori intellettuali degli omicidi e su che fine abbia fatto la droga e il danaro.

Wilton Guerrero in un incontro con il presidente della Repubblica Dominicana Leonel Fernàndez, avvenuto lo scorso mese di ottobre ha parlato di un “serpente che è stato preso per la coda e non per la testa”.
 
Perfino l’ambasciatore statunitense in Repubblica Dominicana, Robert Fannin si è preso la briga di denunciare che “importanti funzionari dominicani sono coinvolti nel narcotraffico”, dichiarazione che ha provocato non pochi malumori.
In particolare, il Cardinale Nicolás de Jesús Rodríguez ha detto: “gli Stati Uniti mancano di autorità morale per rilasciare dichiarazioni del genere”.
E infatti alle sue sono seguite le dichiarazioni dell’ex vicepresidente della repubblica e dirigente del PLD che afferma di avere informazioni secondo le quali “agenti della DEA che hanno prestato servizio nel paese, oltre ad agire con accondiscendenza, sono stati coinvolti in attività del narcotraffico e mai le autorità statunitensi hanno rivelato i loro nomi o li hanno giudicati”.
 
Praticamente lamenta che quando si parla di grandi narcotrafficanti saltano alla cronaca soltanto nomi e cognomi ispanici, “mai i nordamericani hanno accusato un Brawn o uno Smith” e aggiunge che i traffici di droga in cui la DEA è coinvolta riguardano anche il Messico, la Colombia, il Venezuela, e molti altri paesi.

E’ un po’ come diremmo dalle nostre parti, il “segreto di Pulcinella”. Basta ricordare il Nicaragua e i Contras.
 

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