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Renato Accorinti: un grido da Messina

di Luca SOLDI

Il signore che compare nella foto, non è un pericoloso estremista. Non e’ un sessantottino in pantofole che arrivato alla pensione, tira fuori i pensieri rivoluzionari. Non e’ un perdigiorno in attesa di collocazione da parte di qualche segreteria di partito. Questo signore e’ il sindaco di una delle grandi e martoriate città d’Italia che rivendica il diritto dei suoi cittadini al bene dell’acqua.

E’ Renato Accorinti, il sindaco di Messina, la città che nel 2015, al tempo del Governo Renzi, al tempo dell’Expo, si ritrova nelle condizioni di una città dell’Africa subsahariana.

Mentre il governo del suo Paese, un po’ di giorni fa, ha annunciato di voler costruire il Ponte sullo Stretto – affermando di aver trovato i fondi per l’ennesima grande ed inutile opera – lui e’ costretto a venire meno all’impegno di riuscire a dare un bicchiere di acqua ad ognuno dei cittadini di cui deve avere cura.

E le sue parole sono un grave atto d’accusa:

“Come sempre il Sud è abbandonato. Da cinque giorni siamo senza acqua e lo saremo ancora per altri cinque. Si è rotto un grosso tubo a causa di una frana. E nessun politico, a livello nazionale, né di destra, né di sinistra, ha alzato il telefono per sapere cosa sia successo qui a Messina”.

Renato Accorinti, da tutti conosciuto come il “sindaco scalzo”, mentre indossa, anche oggi, la maglietta blu con la scritta “No-Ponte”, prova amarezza e vergogna. È nel suo ufficio, non riesce a trattenere la rabbia ed è una furia. E’ un fiume in piena.

Denuncia che le scuole, l’università e gli uffici pubblici sono chiusi.

“Le persone sono disperate e si sono dovute mettere in fila con i bidoni per prendere l’acqua nei punti di distribuzione, ma solo quando è possibile. Per non parlare dei disagi negli ospedali e dei problemi che stanno vivendo gli anziani e i disabili. Siamo nel 2015, il resto dell’Italia ha le autostrade a quattro corsie mentre qui le strade crollano. Servono risorse e solo il governo se ne può occupare”.

Questo signore “contrario” rivendica il diritto della sua gente ad una politica davvero più attenta al bene comune. Riusciranno, dove si decide davvero, a non offendere, ancora una volta di più questo diritto?

Questo articolo è stato pubblicato qui

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