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Rappresentanza politica e governance: 8 marzo 2034

La presenza delle donne nelle istituzioni, la governance, questi i temi di questo racconto/sogno. 

Rappresentanza politica e governance: 8 marzo 2034

I capelli bianchi raccolti dietro la nuca, le rughe segnano profondamente il suo viso come a sottolineare periodi di vita intensamente vissuta. Ada si è alzata di buon mattino: una finestra, un geranio, il mare. Un mare azzurro intenso, il mare africano ed un tiepido sole che filtra dai rami di magnifici ulivi saraceni. Ada è lì dietro la finestra con lo sguardo perduto verso l’infinito ma con una strana agitazione: l’agitazione che "acchiappa" chi è in attesa di un evento importante.
 
Il suo badante le ha preparato la colazione e le ha messo sul vassoio un mazzolino di mimose che, per lei, si trasformano in una cartolina ingiallita dal tempo e, nell’attesa trepidante, ripercorre momenti della sua vita e del suo impegno civile. L’8 marzo lei lo aveva vissuto, da sempre, come un momento importante, come il giorno del ricordo, ricordo trasformato in lotta, rivendicazione, affermazione di un diritto, la ricerca della parità e della sua evoluzione in pari opportunità. Ci aveva creduto Ada ed i suoi 8 marzo erano stati solo uno dei momenti dell’anno del suo impegno. Poi le sue battaglie, insieme a tante altre, per il riequilibrio della rappresentanza. E come in un flash-back cinematografico scorrono nella sua mente immagini, suoni e fatti di quel lontano 2010: la presenza delle donne nel Parlamento italiano era, pensate un po’, inferiore al 10%. Per non parlare della sua provincia, Agrigento, in 40 anni di vita repubblicana nessuna donna era stata mai eletta né alla Camera né al Senato, tantomeno al Parlamento Europeo (per la verità raramente donne erano state candidate e quindi mancava sempre la precondizione) e, dopo tanti anni, due sole donne era state elette all’ ARS. Agrigento, che provincia strana, tantissime donne a dirigere uffici pubblici ma in politica diventavano invisibili. Il lavoro nero, in quel 2010, era pari al 30% e di questo 30% il 70% era formato da donne. Disoccupazione, disservizi, carenza di strutture, carovita, illegalità, mafia, mancato sviluppo, la non politica… rendevano la vita impossibile. Fu in quegli anni che la gente decise che doveva vincere l’atavica indifferenza che la contraddistingueva; per tanti lunghi anni l’accidia era stato il peccato più grave di questa provincia, fanalino di coda in tutte le classifiche. Ed allora il colpo di schiena, niente più deleghe in bianco: democrazia rappresentativa si ma si iniziò ad avere consapevolezza dell’importanza di una democrazia partecipata quale strumento di più incisivo potere del cittadino nelle scelte pubbliche. E la gente agrigentina, come svegliatasi da un profondo torpore, si trasformò in popolazione, in cittadini. Si studiarono nuove forme, si acquisì il concetto di governance quale possibilità di coinvolgimento dei cittadini all’interno dei processi decisionali politici. Ogni cittadino si sentiva addosso la responsabilità di un impegno attivo. E fu così che donne e uomini, insieme, costruirono una provincia migliore, laboriosa e gioiosa. Ada si commosse al ricordo ed una lacrima le accarezzò la guancia. Giusto in tempo, il suo badante l’avvisò che c’era fuori la macchina del Comune pronta per accompagnarla al Palacongressi. Quell’8 marzo 2034 si festeggiavano le donne e gli uomini che, senza benefici personali, avevano contribuito alla rivoluzione culturale della provincia e anche le battaglie ed i risultati per la democrazia paritariae per la democrazia partecipataavevano cambiato davvero il volto alla provincia dal profumo di mandorlo! Ed Ada era fra i festeggiati. Ad omaggiarli i due consessi e le due giunte comunale e provinciale (ovviamente formati per metà di donne), le due deputate nazionali, la senatrice, le quattro deputate regionali e la europarlamentare e, naturalmente, le migliaia di cittadini. Tutto questo grazie alle tante ADE.

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