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Rappresaglia del governo indiano: Amnesty sospende le attività

Amnesty International India ha annunciato la sospensione di tutte le sue attività dopo che il governo ha ordinato il congelamento dei conti bancari dell’associazione: l’ennesimo atto di una caccia alle streghe nei confronti delle organizzazioni per i diritti umani che operano nel paese, basata su accuse infondate e fabbricate.

L’accanimento mostrato dal governo negli ultimi due anni nei confronti di Amnesty International non è affatto causale. Le costanti intimidazioni da parte di varie agenzie governative, tra cui quella che si occupa di fisco, sono la risposta alle richieste di trasparenza e accertamento delle responsabilità e alle denunce sulle gravi violazioni dei diritti umani nella capitale Delhi e nel Jammu e Kashmir. Per un movimento che non ha mai fatto nulla se non alzare la voce contro l’ingiustizia, quest’ultimo attacco equivale a congelare il dissenso.

La persecuzione nei confronti di Amnesty International India era iniziata il 25 ottobre 2018, quando un gruppo di funzionari dell’agenzia delle Entrate aveva fatto irruzione nella sede centrale dell’organizzazione, chiudendo gli ingressi e trattenendosi per 10 ore alla ricerca di documentazione contabile che era disponibile pubblicamente o era stata già trasmessa alle autorità competenti.

Erano stati coinvolti anche diversi donatori di Amnesty International India che, dopo aver ricevuto lettere di richiesta di informazioni, avevano cessato di finanziare l’associazione.

Nel giugno 2019 ad Amnesty International India era stato impedito di tenere una conferenza stampa per presentare il suo rapporto sulle violazioni dei diritti umani in Jammu e Kashmir. Il 15 novembre dello stesso anno c’era stato un nuovo raid negli uffici dell’associazione e, in questa occasione, anche nell’abitazione del direttore generale.

Il 15 aprile 2020 la direzione di polizia per i reati informatici dello stato di Uttar Pradesh aveva chiesto a Twitter di fornire informazioni sull’account di Amnesty International India.

Dura la reazione di Julie Verhaar, segretaria generale ad interim di Amnesty International:

“È un giorno vergognoso per l’India: una potenza emergente, uno stato membro del Consiglio Onu dei diritti umani, la cui Costituzione contiene impegni per i diritti umani, cerca di ridurre al silenzio chi chiede giustizia. Molti dei nostri colleghi hanno perso il lavoro grazie all’azione del governo indiano. Continueremo a dare loro il massimo sostegno e a chiedere al governo di Delhi di porre fine a questa vergognosa repressione nei confronti di coloro che stanno dalla parte dei diritti della popolazione indiana”.

 

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