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Rapper iraniano condannato a sei anni e tre mesi

Ha rischiato di finire impiccato il rapper Toomaj Salehi, sostenitore sia sui social che con le sue canzoni delle proteste iniziate in Iran lo scorso settembre, dopo la morte a seguito di tortura della 22enne Mahsa Amini.

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Ma, considerato che non avrebbe mai dovuto mettere piede in carcere, la condanna a sei anni e tre mesi inflittagli lunedì non è affatto una buona notizia.

Salehi, cittadino onorario di Firenze, è stato giudicato colpevole di “corruzione sulla terra”, un reato dall’applicazione amplissima con cui si punisce, persino con la morte, l’espressione delle proprie idee.

È stato invece assolto dalle accuse di offesa alla Guida suprema e di collaborazione con governi ostili.

A novembre i media di stato avevano diffuso – prassi del tutto usuale – un video di “pentimento”, nel quale Salehi (apparso bendato) aveva preso le distanze dalle sue posizioni critiche nei confronti delle autorità.

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