Rapito
“Anche Cristo scenderà dalla croce” preconizzava una canzone di Lucio Dalla per un nuovo anno: ma ora è successo per davvero, tutti lo hanno visto... così mostra Marco Bellocchio nel suo ultimo film Rapito. I credenti magari se ne sorprenderanno, siamo abituati a vedere Gesù crocefisso e nessuno immaginerebbe che un giorno Egli, liberato dei suoi chiodi e postura dal bambino protagonista, assuma le sembianze di un bel giovane che sorride al suo liberatore (o redentore?), lo saluta e se ne va.
L'autore di questa liberazione è Edgardo, un bambino rapito dai suoi affetti più cari - genitori e fratellini della famiglia Mortara, ebrea di Bologna - e confinato nella reggia papale di Pio IX, con annesso seminario che, postulato da non dover dimostrare, cura le anime e le toglie dai mali del mondo. Il re del non possumus e dello Stato Pontificio, poco prima della venuta del regno d'Italia, lo ha fatto rapire perché di anime il suo regno necessita, le anime e i seguaci rappresentano il suo potere, costituiscono il suo esercito.
Essendo venute a conoscenza le autorità ecclesiastiche, addirittura la santa inquisizione, che quel bambino era stato ai suoi sei mesi di vita battezzato in qualche modo da una servotta della famiglia Mortara, la sua nutriente, una credente senza cultura ma che osservava il culto a suo modo, beandosi anche delle sue “fotte”, La Chiesa si considerò in diritto di sequestrare il bambino nato nel 1851 e “rapito” nel 1858, per riportarlo all'ovile, sulla retta via che per il papa non poteva essere che la sua religione. Sostenne così che quel bambino era destinato al suo regno, “pregava” perché il cielo togliesse il velo dai cuori degli ebrei. Non poteva venir meno alla sua “infallibilità”, da lì il suo non possumus.
Ogni religione ha il suo credo, ogni congrega lo celebra secondo i suoi riti inviolabili e immutati, ognuno è credente, ognuno crede di essere il prescelto da un dio, chissà quale. Marco Bellocchio ha presentato questo film a Cannes 2023, risultato il più gradito tra i film italiani: tratta del “potere, politico ecclesiale o familiare poco importa” (così si legge su un commento di Rapito).
Ciò che della vita di Edgardo Mortara (n. 1851 m. 1940) non si comprende, è perché un bambino strappato ai suoi affetti, che piange confinato in quel seminario costrittivo, non torna da adulto ai suoi affetti ma diventa un prelato della chiesa cattolica. Questo fu un successo per papa Pio IX (il quale nel film gli dice Mi sei costato caro!), non viene convinto nemmeno dal fratello che combatte tra i soldati del Regno d'Italia nella breccia di Porta Pia e conserva poi contatti sporadici con la famiglia. Emigra per l'Europa, predica e cerca di convertire quanti più ebrei (o di altre fedi) possibile. Morì a Liegi. Sinite parvulos venire ad me, che poi ve li sistemo io.
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