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Quella “Valle nel virus” che chiede verità e giustizia

Ci sono giornate in cui a Gessica prende lo sconforto. Come due giorni fa, quando scriveva così:

“Dopo Milano, seppur la gente ci abbia accolto benissimo, mi sono sentita una marziana. Che senso ha quello che stiamo facendo? Perché continuare a rivangare tanto dolore se quasi tutti hanno già dimenticato? Lì fuori ci capiscono? Poi è bastata una telefonata in radio ieri mattina di un ascoltatore che diceva che il virus era solo mediatico. Che sono morti solo vecchi e che il Covid-19 non è nulla. Ecco che allora NO. Io non ci sto!”

Ed ecco che allora Gessica Costanzo riparte col suo fitto calendario di presentazioni de “La Valle nel virus”, scritto insieme a Davide Sapienza (entrambi nella foto di Francesco di Loreto) per Edizioni Underground.

Un libro scritto di getto, ma con una precisione assoluta dal punto di vista della cronologia dei fatti e dei dati, sulla strage da coronavirus avvenuta nella Val Seriana a partire da febbraio.

Prima della pandemia da Covid-19, insieme al suo socio co-fondatore Diego Percassi, Gessica curava valseriananews.it, un portale indipendente di notizie sulla Bergamasca.

Mai avrebbe immaginato di dover dedicare, per mesi, sé stessa e il suo portale a raccontare il dolore, i suoni e i silenzi, lo smarrimento, il senso d’inganno e la rabbia di quell’enorme focolaio in cui si trasformò la sua amata valle.

D’improvviso il portale è diventato una delle fonti più preziose e rigorose di informazioni sulla pandemia nella provincia di Bergamo. I principali programmi televisivi hanno iniziato a cercare Gessica e a invitarla in trasmissione.

Un giorno, se n’è interessato anche il New York Times: quella della “Covid-valley” era diventata, purtroppo, una storia globale.

Inizialmente non capivo come avesse fatto per mesi a girare costantemente per la Val Seriana a raccogliere testimonianze, a essere lei stessa testimone di quanto vedeva e ascoltava, a stare vicina e contemporaneamente a proteggere la sua gente e la sua famiglia.

Poi, in un’intervista, Gessica ha detto di aver scritto “La Valle nel Covid” per “un’esigenza civile”: allora, ho capito.

Un’esigenza di non dimenticare, di accompagnare la ricerca della verità e della giustizia sull’irresponsabile chiudi-e-apri dell’ospedale di Alzano Lombardo, sulla mancata “zona rossa” e su altri fatti su cui la magistratura sta indagando, grazie anche agli esposti del comitato “Noi denunceremo”.

“Migliaia di persone ci hanno chiesto di aiutare il mondo a non dimenticare cosa è accaduto nella nostra valle. Lo dobbiamo a chi non c’è più ma lo dobbiamo soprattutto a noi”, ha scritto Gessica.

Nella speranza che la seconda ondata risparmi la valle. Ha già dato, tragicamente e pesantemente.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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