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Quanti libri ci sono in una biblioteca?

Sono poco più di dodicimila le biblioteche in Italia, con una media di 2,1 biblioteche ogni 10 mila abitanti. Le regioni più ‘virtuose’, cioè quelle con più enti librari, sono quelle più piccole, come la Valle d’Aosta (4,4), seguita dal Molise (4,3) e da Friuli-Venezia Giulia e Umbria (3,0).

Delle biblioteche italiane, 293 sono gestite dal ministero per i Beni e le attività culturali, 6.372 dalle amministrazioni locali e poco più di 2.000 dalle università.

Tra le statali, le più fornite sono la Nazionale Centrale di Firenze e la Nazionale Centrale di Roma, che beneficiano del cosiddetto deposito legale (una copia di ogni libro pubblicato sul territorio italiano dev’essere depositata in queste due biblioteche). I volumi a stampa conservati a Firenze sono 5.713.518, a Roma 4.323.869.

Seguono la Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, con 1.503.597 volumi, e poi la Nazionale Braidense di Milano (958.329) e la Nazionale Universitaria di Torino (751.078).

Altre due biblioteche si fregiano del titolo di “nazionali”: la Sagarriga Visconti Volpi di Bari, la Nazionale di Potenza e quella di Cosenza, che però possiedono un numero decisamente inferiore di libri (rispettivamente 294.722, 123.858 e 101.059).

Alcune biblioteche statali conservano un patrimonio librario di tutto rispetto, e numericamente molto corposo, pur trovandosi in città più piccole: è il caso, per esempio, della Palatina di Parma (670.342) e della Estense di Modena (559.895), e soprattutto della Statale di Cremona (472.503 volumi in una città con appena 72 mila abitanti).

Ma davvero i libri sono tutti uguali? Certo che no, e alcune biblioteche possiedono collezioni molto ricche di manoscritti, o di incunaboli (libri stampati agli albori dell’arte tipografica, cioè prima del 1501), o di cinquecentine (volumi editi nel Cinquecento).

Per quanto riguarda i manoscritti, la già citata Palatina di Parma ne ospita oltre 52.000, la Nazionale Centrale di Firenze quasi 25.000 e sempre a Firenze la Laurenziana ne ha più di 11.000, un vero record se consideriamo che gli stampati sono appena 70.000. Spostandoci a Venezia, vera e propria capitale dell’editoria nel Rinascimento, troviamo 13.000 manoscritti e 11.000 si contano a Modena.

La biblioteca statale italiana più fornita di incunaboli è invece la Nazionale di Napoli (4.563), seguita a ruota dalla Nazionale di Firenze (3.716) e poi da Parma (3.044) e dalla Marciana di Venezia (2.887).

Non sempre la vastità della collezione va di pari passo con la frequentazione di una biblioteca, dal momento che una raccolta ‘di conservazione’ accoglierà perlopiù studiosi, mentre una raccolta ‘di servizio’ sarà meta più battuta da semplici cittadini e studenti: la Nazionale di Roma è al primo posto per opere prestate a privati (quasi 35.000 all’anno), mentre al secondo si colloca la Nazionale di Torino (poco più di 20.000). Ben più modeste in proporzione sono le cifre di grandi istituzioni di conservazione come la Marciana (4.000) o la fiorentina Marucelliana (3.300).

Dalla rassegna delle maggiori istituzioni librarie italiane non possono mancare alcune biblioteche locali di grande importanza, che custodiscono oltre mezzo milione di volumi, come l’Archiginnasio di Bologna (800.000 tra libri e opuscoli), la Civica Saffi di Forlì (700.000), la Civica Mai di Bergamo (677.000), la Comunale Centrale di Milano (665.000), la Municipale di Reggio Emilia (632.000), la Civica Centrale di Torino (525.000), la Comunale di Verona (511.000) e la Queriniana di Brescia (507.000).

Un discorso a parte meriterebbero poi le raccolte ecclesiastiche, tra cui la Biblioteca Apostolica Vaticana, una delle più importanti biblioteche di testi antichi del mondo con il suo milione e mezzo di stampati e i centocinquantamila manoscritti, e l’Ambrosiana di Milano, che ospita tra le altre cose ben trentamila testi vergati a mano.

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